MO’K’BEL-LA COINCIDENZ’! - LUCIA MOKBEL, INDAGATA CON IL MARITO PER IL CASO DEL PUNTO VERDE QUALITÀ DEL PARCO FERONIA, NEL ’78 ABITAVA PROPRIO ACCANTO AI SEQUESTRATORI DI MORO, IN VIA GRADOLI - IL SUO COMPAGNO AMMINISTRAVA SOCIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI - DISSE DI AVER CONSEGNATO ALLA POLIZIA, DURANTE UN’ISPEZIONE, UN BIGLIETTO IN CUI AVEVA SCRITTO DI AVER SENTITO IL TICCHETTIO DI UNA TRASMISSIONE MORSE PROVENIRE DALLA PORTA ACCANTO - CHE FINE HA FATTO QUEL BIGLIETTO? AH, SAPERLO...

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Giovanna Vitale per "la Repubblica - Edizione Roma"

È una vecchia conoscenza della cronaca nera, Lucia Mokbel. Iscritta nel registro degli indagati insieme al marito per gli strani affari sul Punto verde qualità del Parco Feronia, deve la sua notorietà non solo alla parentela con Gennaro suo fratello, l´imprenditore dell´estrema destra romana finito in carcere nell´ambito dell´inchiesta "Broker".

Per uno strano gioco del destino, la signora dagli ingombranti legami, di sangue e d´amicizia, è stata infatti una delle protagoniste (involontarie?) del mistero di Via Gradoli, il covo delle Br dove il leader della Dc Aldo Moro fu imprigionato dopo il sanguinoso agguato di via Fani. Era lì, nel condominio al civico 96, che nella primavera del 1978 Lucia Mockbel abitava con il compagno: interno 11, secondo piano.

Proprio affianco ai sequestratori, in affitto all´interno 9: era lei l´inquilina della porta accanto, dove in quei giorni alloggiavano i brigatisti Mauro Moretti e Barbara Balzerani. Lucia allora viveva con Gianni Diana, impiegato da un commercialista che amministrava immobili, tra cui alcune società in mano ai servizi segreti. Gli stessi servizi che in via Gradoli avevano appartamenti intestati a società di copertura.

La Mokbel al primo processo Moro raccontò la storia di un bigliettino, poi sparito, in cui lei sostenne di aver sentito alle tre di notte il ticchettio di una trasmissione in Morse provenire dall´appartamento adiacente, il covo delle Br. Un biglietto consegnato agli agenti di polizia che il 18 marzo effettuarono un sopralluogo, su precisa segnalazione, e indirizzato al commissario Elio Cioppa (poi risultato iscritto alla P2).

«Non mi fu dato l´ordine di perquisire le case - riferì in aula il brigadiere Merola -. Era solo un´operazione di controllo durante la quale furono identificati numerosi inquilini, mentre molti appartamenti furono trovati al momento senza abitanti e quindi, non avendo l´autorizzazione di forzare le porte, li lasciammo stare, limitandoci a chiedere informazioni ai vicini.

L´interno 11 fu uno degli appartamenti in cui non trovammo alcuno. Una signora che abitava sullo stesso piano ci disse che lì viveva una persona distinta, forse un rappresentante, che usciva la mattina e tornava la sera tardi».
Ma Lucia Mokbel - la signora in questione - spiegò al processo di aver dato ai poliziotti un biglietto in cui scrisse di aver sentito la sera prima segnali in Morse venire dall´appartamento accanto. Ma di quel biglietto non s´è mai trovata traccia.

 

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