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Claudio Marincola per "Il Messaggero"
Quando hanno appreso il modo in cui l'Enpap avrebbe condotto l'acquisto del palazzo di via della Stamperia 64 si sono attaccati al telefono e hanno intasato il centralino del loro ente di previdenza. Psicologi sull'orlo di una crisi di nervi. «Se tutto va bene e a fine carriera risultiamo in regola con i contributi percepiamo meno di una pensione sociale», sbotta Stefano Crispino, presidente del Sipap, uno dei sindacati che conta più iscritti.
Prima rabbia e indignazione, poi sconcerto e voglia di capire. Il presidente dell'Ordine del Lazio, Marialori Zaccari, ha scritto una lettera al presidente dell'Enpap Angelo Arcicasa chiedendo «con carattere d'urgenza» di fissare un incontro «al fine di fare chiarezza». L'urgenza si spiega con la necessità , precisa la Zaccaria, «di garantire una adeguata e giusta tutela dell'immagine della nostra categoria professionale».
Il prezzo d'acquisto dell'immobile lievitato di 18 milioni dalla sera alla mattina. Roba appunto da farsi psicanalizzare. Anche perché le tensioni all'interno della categoria ci sono sempre state. L'Enpap, istituto di previdenza obbligatorio, è nato per decreto legislativo nel 1996, ed è diventato operativo l'anno dopo. Si occupa di chi esercita la libera professione circa 30 mila iscritti ma è guidato per lo più da psicologi che lavorano nella sanità pubblica. Polemiche simili si scatenarono quando venne acquistata l'attuale sede romana di via Cesalpino, un villino Liberty al Nomentano, non distante da Villa Torlonia. Acquisto che nel tempo si è rivelato un buon investimento.
Quale sarà la prossima mossa? «Se ci sarà una coda giudiziaria saranno le autorità competenti a stabilire la validità dell'operazione di compravendita», chiarisce Crispino, da sempre critico sulla gestione dell'ente. «Certo aggiunge in base a quanto si è saputo i dubbi vengono e chiediamo che certe opacità vengano al più presto chiarite».
Il quartier generale dell'Enpap ieri era blindato. Il disco della segreteria telefonica invitava a richiamare negli orari di apertura. E al citofono si veniva gentilmente respinti. La replica alle critiche affidata a un comunicato, «...l'Enpap ritiene doveroso rassicurare i propri iscritti sull'assoluta economicità dell'operazione immobiliare volta a salvaguardare e implementare il patrimonio e svolta in assoluta legittimità , regolarità e trasparenza».
Nel palazzo di via della Stamperia 64, un elegante immobile d'epoca di 4 piani, all'angolo con via del Tritone e a due passi da Piazza Navona, è rimasto attivo il cantiere della ditta che sta eseguendo i lavori di restauro. A una verifica è risultato che sono stati regolarmente richiesti il 24 aprile del 2011 all'Ufficio tecnico del I Municipio dalla società Estate due Srl (l'immobiliare guidata dal senatore Pdl Riccardo Conti). Dunque la Dia è arrivata 3 mesi dopo l'acquisto.
Il 12 maggio è stata poi inviata una richiesta di integrazione, mentre il parere positivo della Sovrintendenza è arrivato solo il 10 ottobre. E se la richiesta fosse stata respinta? Che ne sarebbe stato del rogito firmato il 31 gennaio?Chi lo ha rivenduto a 44 milioni di euro, garantendosi un plusvalore di 18 milioni, ha controfirmato un complesso capitolato. E se qualcosa fosse andato storto? L'11 ottobre, un giorno dopo l'approvazione dei lavori è partita una richiesta di variante. Segno che il progetto si è andato definendo in corso d'opera. Come si spiega?
«Noi siamo solo operai e tecnici», si limitano a dire i dipendenti della ditta che sta eseguendo i lavori. «Il palazzo? à vuoto da tempo, da quando non ci sono più gli uffici dell'istituto Intesa San Paolo», dicono i tassisti, che hanno il loro parcheggio proprio dinanzi alle vetrine della banca. Proprio di fronte c'è una sede distaccata della presidenza del Consiglio. Per ora non è in vendita.
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