MONTEPREZZEMOLO ALLE GRANDI MANOVRE - LUCHINO SCARICA L’INUTILE “ITALIA FU-TURA”, CHE DIVENTERÀ UN PARTITO (E I VOTI?), E LANCIA IL CIUFFO VERSO LA PRESIDENZA DI ALITALIA-ETIHAD

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1 - MONTEZEMOLO DICE ADDIO. ITALIA FUTURA DIVENTA PARTITO
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Le speranze nel 2009 erano diverse. Italia Futura, la creatura di Luca Cordero di Montezemolo, puntava a essere un incubatore, non solo un think tank di una forza politica terza capace di creare di fatto un centro moderno, laico, innovativo, aperto alle professioni. C'erano ottimi quarantenni o trentenni, Andrea Romano, Irene Tinagli, c'erano molti professionisti del nord, c'era l'ipotesi - per la verità sempre rimasta a mezz'aria - di un impegno politico diretto di Montezemolo. Come sia andata lo sapete.

Ora si cambia. Luca di Montezemolo lascia la presidenza onoraria e si distacca completamente dalla sua creatura. Carlo Pontecorvo, presidente di Ferrarelle, assume da oggi la presidenza e ha intenzione di cambiare da subito Italia Futura, su alcune linee di fondo: non più fondazione ma partito vero.

Critica forte non solo alla scelta di andare coi vecchi partitini centristi, ma anche alla stagione Monti, considerata inadeguata. Pontecorvo, la metamorfosi di IF, la spiega chiaramente: «È finito il tempo dei pensatoi, la politica attiva è l'unica via per avere riforme.

Gli eventi di questo ultimo anno ci raccontano un Paese immobile, inchiodato, piegato anche dalla crisi ma soprattutto dall'assenza di scelte forti e di cambiamenti radicali di prospettiva. Abbiamo votato esattamente un anno fa e siamo al punto di prima». Lui vorrebbe innanzitutto un'Italia Futura più «sociale», e non sembri strano: «Cambiamo rotta, ma cambia anche il pubblico di riferimento, pensando a un possibile futuro elettorato. Rivediamo la lista delle priorità e guardiamo al sociale, all'associazionismo, ai territori ignorati».

È notevole che Pontecorvo non critichi soltanto (com'è ovvio) la scelta di legarsi all'Udc, ma anche la decisione di andare con Monti: «La nostra associazione sposò la proposta di Mario Monti contribuendo alla nascita di Scelta Civica. Avevamo visto nell'operato dell'allora presidente del Consiglio un buon esempio per uscire dalla crisi e rilanciare il Paese. Purtroppo il suo impegno non è bastato, né è stata sufficiente la scossa data all'economia».

2 - VIA LIBERA DI LUPI A ETIHAD-ALITALIA MONTEZEMOLO VERSO LA PRESIDENZA
Lucio Cillis per "la Repubblica"

Maurizio Lupi e James Hogan non si erano mai incontrati fino ad ora. Ma il cambio di governo e l'ascesa di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, hanno portato in cima alle rispettive agende un incontro "chiarificatore" tra il ministro dei Trasporti e il numero uno di Etihad.
Ieri pomeriggio Lupi è andato a Fiumicino nella sede Alitalia, per incontrare l'ad della compagnia del Golfo.

Ufficialmente si è trattato solo uno scambio di idee sul dossier aperto da alcune settimane. In realtà Hogan, anche a nome degli emiri che detengono la proprietà del vettore, ha voluto sentire dalla viva voce di Lupi se l'esecutivo Renzi vedesse ancora di buon occhio l'ingresso di Etihad a Fiumicino. Il neo premier, da parte sua, avrebbe dato la benedizione all'operazione confermando tutti gli impegni già presi da Enrico Letta.

L'accordo tra Alitalia e Etihad comincia quindi a delinearsi proprio mentre sullo sfondo si muovono due pedine fondamentali per la chiusura in positivo dell'acquisizione. Luca di Montezemolo - gradito agli emiri - succederà a Roberto Colaninno nella veste di presidente del nuovo gruppo aereo mentre l'ad sarà indicato dai nuovi padroni.

Il secondo nome che si muove sulla scacchiera Alitalia è quello di Fabrizio Pagani, passato dal ruolo di consigliere per gli affari economici e internazionali di Enrico Letta a quello capo della segreteria tecnica del ministero dell'Economia guidato da Pier Carlo Padoan. Pagani è il "sarto" italiano dell'operazione, l'uomo che ha curato la rete di contatti con gli emiri, che non di certo amano cambi repentini nella gestione dei dossier delicati come questo.

Intanto James Hogan, dopo aver incontrato il nostro ministro dei Trasporti, resterà per alcune ore a Roma, secondo alcune fonti, per avere dai suoi 40 dirigenti e advisor di stanza nella Capitale un primo giudizio della due diligence avviata ai primi di febbraio e giunta oggi ad una fase decisiva. Così il sospirato annuncio di una trattativa in esclusiva tra le parti potrebbe arrivare a breve.

Restano però in sospeso le questioni legate al via libera sindacale al piano messo in piedi dall'attuale ad Gabriele Del Torchio. Mancano infatti all'appello 48 milioni di euro di risparmi che secondo Alitalia devono essere messi sul piatto dai lavoratori, soprattutto piloti e assistenti di volo, grazie a tagli fino al 20% degli stipendi e all'abolizione degli scatti di anzianità. Sulla questione le parti sono ancora distanti, in attesa di un'offerta ufficiale di Etihad che potrebbe riaprire la porta alla trattativa.

 

RENZI MONTI MONTEZEMOLO tinagli Andrea Romano alitalia etihad james hogan LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO LUCA DI MONTEZEMOLO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BISIGNANI NELL OTTANTOTTO