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F.Mar. per "La Stampa"
Mario Monti è amareggiato, a porte chiuse si sarebbe detto disgustato, per le critiche lanciate nei suoi confronti dai parlamentari di Scelta civica e riportate dai giornali. Critiche che Monti considera irricevibili, immeritate e anche frutto di irriconoscenza: «So di essere considerato in via d'estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui», avrebbe detto il premier nel corso di una riunione con i suoi deputati e senatori.
Monti si è detto ferito, al punto da aver accarezzato l'idea di disertare la riunione chiamata a decidere la linea del partito in vista delle consultazioni con il Capo dello Stato. Ma proprio la composizione della delegazione successivamente salita al Quirinale per i colloqui con il presidente della Repubblica, conferma la divisione che oramai attraversa il partito di Monti: oltre ad Andrea Olivero,di fatto il segretario del partito e ai capigruppo parlamentari Mario Mauro (Senato) e Lorenzo Dellai (Camera), era presente anche il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.
Era stato proprio Monti, secondo quanto riferito da diversi presenti, a dar conto della propria amarezza per quanto letto su alcuni organi di stampa. I giornalisti colorano, ma è evidente che qualcuno fornisce loro validi spunti, sarebbe stato il ragionamento del professore: alcune dichiarazioni che ho letto sui miei supposti interessi personali - avrebbe concluso - sono disgustose.
Accuse che avevano preso spunto dalla trattativa, avviata sotto traccia proprio dal premier, che aveva dato la sua disponibilità a trasferirsi da palazzo Chigi alla presidenza del Senato e, una volta sfumata questa chance, aveva rifiutato la presidenza della Camera per uno dei suoi, Lorenzo Dellai.
Una traiettoria che non è piaciuta a molti parlamentari e che era stata ritenuta non percorribile neppure dal Capo dello Stato. E nel corso della riunione Monti si sarebbe espresso con gelida ironia, invitando i parlamentari a fare attenzione a parlare in luoghi troppo affollati, per evitare che pettegolezzi e critiche possano arrivare all'orecchio dei giornalisti.
Monti si è poi soffermato sull'elezione dei capigruppo, sottolineando che, sebbene l'elezione di Lorenzo Dellai alla Camera sia stata più travagliata rispetto a quella di Mario Mauro al Senato, tuttavia essa è stata frutto di una votazione e non di un'indicazione dall'alto o di una cooptazione e quindi da guardare senza drammatizzazioni.
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