MONTEPREZZEMOLO SI APPENDE AL LODEN DI RIGOR MONTIS: “VOGLIAMO AIUTARLO A TORNARE A PALAZZO CHIGI” - FINI LO SEGUE, CASINI COME AL SOLITO GIOCA SU TRE TAVOLI E PENSA GIÀ ALL’ALLEANZA CON BERSANI - SENZA UN LISTONE CON MONTI CANDIDATO I CENTRISTI RISCHIANO L’ESTINZIONE - IL PROF TENTENNA: L’OBIETTIVO SAREBBE IL 15%, LA LISTA “SALVAITALIA” FINIREBBE (SE TUTTO VA BENE) DIETRO BERSANI, BERLUSCONI E GRILLO - MEGLIO IL QUIRINALE…

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1 - E CASINI, FINI E MONTEZEMOLO ORA VOGLIONO IL PARTITO DEL LODEN Francesca Angeli per "il Giornale"

Tutti gli uomini del Presidente. Casini, Fini e Montezemolo: tre moschettieri per Re Mario. Non appena Mario Monti è sceso dal Colle è partita la corsa dei centristi a ripararsi sotto l'ombrello dei voti che l'attuale premier dimissionario potrebbe, forse, garantire ai moderati in cerca di un riparo sicuro. Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Luca di Montezemolo hanno capito da un pezzo: il «listone» da solo non va da nessuna parte e sono lì appesi alle decisioni di SuperMario.

Certo, ognuno gioca la partita con il suo stile. Fini è il più veloce perché coglie al volo l'occasione d'oro offerta dalle telecamere di Che tempo che fa per piazzare il cappello sulla poltrona, lanciando il suo manifesto politico che consiste nello sperare di entrare nel mucchio con Monti al timone. «Sto lavorando per un insieme di forze con la speranza che Monti decida di benedire laicamente questo schieramento che ha l'obbiettivo di continuare la politica del rigore», spiega Fini che poi precisa di sentirsi «tutti i giorni» con Casini e Montezemolo.

Casini però ha anche ricevuto un invito dal Pd (invito ribadito ieri pure da Rosy Bindi) per un'intesa che Fini invece vede impraticabile perché il Pd ha in programma di «mettere nel cassetto l'agenda Monti mentre noi la pensiamo all'opposto». Che Fini auspichi «un rassemblement di forze dei cittadini con Monti» non è una sorpresa.

La domanda è semmai perché mai Monti dovrebbe allearsi con Fini. Non è pensabile che al premier bastino gli attacchi che il presidente della Camera riserva a Berlusconi, che secondo Fini rappresenta «l'opposto di ciò di cui ha bisogno l'Italia», per entrare in una coalizione con lui e con tutto il Terzo Polo. Casini scivola sul velluto, non vuol dare l'impressione di stare col fiato sul collo di Monti.

«Non sono autorizzato a interpretare Monti, sarà lui ad esprimere la sua opinione- dice Casi-ni- C'è una società civile di moderati, che non vogliono rassegnarsi al populismo di marca berlusconiana, cui bisogna dare risposte serie». Insomma il leader Udc si tiene aperte le va-rie possibilità. Tra gli scenari possibili ci sarebbe certo una candidatura di Monti a premier con il «listone» che darebbe un respiro assai più ampio al Terzo Polo. Ma se una candida-tura diretta non ci fosse si potrebbe sperare almeno in un sostegno ufficiale, una sorta di in-vestitura per la lista per l'Italia.

Anche il cattolicissimo ministro Andrea Riccardi, protagonista del «Manifesto verso la Terza Repubblica» con Montezemolo auspica il ritorno di Monti «risorsa fondamentale per il futuro del paese». E se invece Monti puntasse diritto al Quirinale? A quel punto si dovrebbe giocare un'altra partita e Casini potrebbe pensare anche ad avvicinarsi a Pier Luigi Bersani. Avvicinamento però che metterebbe in difficoltà Fini.

Chi invece parla moltissimo e rivolto proprio a Montezemolo è il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione che lancia un appello «ai moderati ed a Montezemolo » affinché si mettano «tutti insieme nel segno di Monti ». Buttiglione non ha dubbi: «Vogliamo Monti come presidente del Consiglio ». Ma non si pone la domanda fondamentale: è sicuro che lo vogliano pure gli italiani? In effetti l'entusiasmo dei cittadini italiani verso Monti è decisamente in calo mentre non lo è quello delle gerarchie vaticane. Ne sono la prova i complimenti rivolti al premier dall 'Avvenire , quotidiano dei vescovi, in prima pagina.

2 - E MONTEZEMOLO PREPARA LA DISCESA IN CAMPO "VOGLIO AIUTARE MARIO A TORNARE A PALAZZO CHIGI"...
Roberto Mania per "la Repubblica"

In campo, sì, a sostegno di un progetto centrista in continuità con la cosiddetta "agenda Monti", ma non candidato a un seggio parlamentare. Ora lo scenario è mutato. «A questo punto potrei candidarmi», ripete negli ultimi giorni ai suoi più stretti collaboratori.
La crisi, la fine del governo della "strana maggioranza", la nuova sfida populista e anti-europea della destra berlusconiana, stanno obbligando il leader del movimento "Verso la Terza Repubblica" a ripensare la tattica.

Anche perché - così sostiene Montezemolo nelle conversazioni private - c'è una parte dell'establishment italiano, più vicino all'economia reale che alla finanza, che dopo aver guardato con scetticismo all'operazione di Italia Futura & co., ora la considera, insieme all'Udc di Pier Ferdinando Casini, tra le poche opportunità per arrivare a un Monti bis.

Obiettivo, d'altra parte, auspicato, dietro le quinte, da Washington, dai tecnici di Bruxelles e Francoforte, e da non poche Cancellerie europee. Soggetti che non votano, sia chiaro, ma che contano nell'orientare la formazione dell'opinione pubblica nazionale. Per nessuno il ritorno del Cavaliere, anche solo nella campagna elettorale, può essere rassicurante.

«Non si tratta di fare il Terzo polo », spiega Montezemolo. Si tratta di non disperdere il patrimonio di governabilità interna e di affidabilità internazionale costruito da Monti in questo anno a Palazzo Chigi. E proprio per questo è fuori discussione che se il Professore decidesse di candidarsi «la leadership - sono parole del presidente della Ferrari - sarebbe sua». E con il suo imprimatur - aggiunge - «un listone di centro supererebbe il 15 per cento». Partita aperta, che non fa escludere nemmeno a Montezemolo l'ipotesi, tutta sulla carta per ora, di un'alleanza elettorale, stante il Porcellum, con il Pd di Pier Luigi Bersani.

Dunque, per rafforzare l'area liberale e moderata, quella che dovrà da una parte vedersela (a meno di un eventuale apparentamento) con l'asse socialdemocratico Bersani-Vendola, e dall'altra con un Pdl rancoroso in cerca di improbabili rivincite, potrebbe servire - è il ragionamento del presidente di Italia Futura - un ulteriore passo avanti personale, al di là della necessità di cambiare e ringiovanire la classe dirigente.

La novità - secondo Montezemolo - è che nello scontro che si prospetta tra Bersani e Berlusconi nessuno, per ragioni diverse, difenderà fino in fondo l'azione del governo dei tecnici. Non Berlusconi, va da sé, perché, dopo il discorso della sfiducia alla Camera di Angelino Alfano, ha già scelto quale sarà il canovaccio della campagna elettorale, tutta centrata sui temi economici e sociali e sull'accusa a Monti, spread a parte, di avere peggiorato il quadro macroeconomico (debito, Pil, disoccupazione) e le condizioni reali degli italiani (supertassazione e crollo del reddito disponibile).

Ma nemmeno il Pd, al cui interno (tanto più con l'alleanza elettorale con Sel di Vendola) ci sono settori rilevanti, sensibili agli argomenti della Cgil e della Fiom, che chiedono ritocchi significativi alle due riforme che più hanno segnato il governo dei tecnici: quella delle pensioni e quella del lavoro.

Invece servirebbe continuità con l'agenda Monti. Montezemolo si è dato 48 ore per decidere, per quanto in ogni caso abbia già scelto di stare dentro la prossima campagna elettorale: andrà in televisione, parteciperà ai dibattiti, ci metterà la faccia. Domani sarà a Reggio Emilia per la convention di Verso la Terza Repubblica. L'occasione, probabilmente, per annunciare la prossima mossa, cioè la candidatura.

Per ora Montezemolo non ne ha parlato direttamente con Monti. Aspetta la decisione del premier, ma il fatto che quest'ultimo si senta più libero di muoversi porta argomenti al progetto della lista per Monti. Che piace alla Chiesa italiana. Pare, infatti, che il cardinale Angelo Bagnasco, capo della Cei (la Conferenza episcopale) abbia molto incoraggiato la costruzione di un nuovo centro moderato che coinvolge i cattolici impegnati nelle associazioni della società civile.

Progetto del tutto compatibile con i disegni di Casini, tanto che tra Italia Futura e l'Udc i rapporti si sono fatto assai più fluidi dopo le iniziali polemiche e incomprensioni. Montezemolo ha chiesto a Casini di rinnovare il più possibile tra i suoi, mentre rimane la contrarietà al patto con il Fli di Gianfranco Fini che un elettorato moderato continuerebbe a percepire ancora come un derivato di Berlusconi.

E con il Cavaliere, Montezemolo non vuole avere collegamenti, nemmeno indiretti. Nonostante Berlusconi l'abbia corteggiato fino a qualche settimana fa. Insieme a Flavio Briatore l'ha chiamato dalle spiagge di Malindi: «Luca, devi essere tu il capo dei moderati italiani! Devi essere il nostro leader ». Poi è scomparso. E ora prepara la ridiscesa in campo.

 

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