MUGHINI: ECCO QUALCHE BUON MOTIVO PER DIRE “CHE PAESE DI MERDA L’ITALIA”

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Giampiero Mughini per "Libero"

Mi chiedo quanti saranno stati, domenica scorsa, i romani che al primo pomeriggio, e dopo che un'ora di pioggia aveva disastrato una linea della metropolitana a rendere ancora più drammatica la circolazione di auto e mezzi nella capitale d'Italia, siano esplosi in un «Che Paese di merda l'Italia!». Mi immagino in tantissimi. Solo che da alcuni giorni si tratta di un reato, di un insulto alla "Nazione" previsto dal codice penale.

Se lo dici in pubblico ti arrivano addosso le guardie. Pioggia, pena e cella. Noi italiani non ci neghiamo nulla. Unici al mondo. Più piove e più ci facciamo del male. Non solo la metropolitana paralizzata, anche la punizione penale degli eventuali utenti furibondi. Vi sta parlando un italiano che ama il Paese in cui è nato. Un Paese in cui sono troppi a individuare le spine ma non anche le rose.

Verissimo che esiste una sorta di furia congenita e indomita di ciascun italiano contro l'Italia e che questo non va bene affatto quanto al nostro spirito identitario, quanto all'idea della comunità di cui facciamo parte noi e i nostri figli. Nessuno sparla dell'Italia quanto lo facciamo noi continuamente, e anche se ciascuno in realtà maledice il proprio vicino di casa e non gli passa neppure per la mente che se l'Italia fosse davvero quel «Paese di merda» proclamato dappertutto dalla chiacchiera pubblica sarebbe anche colpa sua.

Se abbiamo i record negativi che tutto il mondo ci riconosce in fatto di corruzione politica, evasione fiscale, inefficienza amministrativa, ritardi abnormi della giustizia civile, bassa competitività industriale, basso utilizzo del patrimonio artistico nazionale, eccetera eccetera, vuol dire che a quei record contribuiamo in molti.

Succede sì che molti stranieri conoscano la storia culturale italiana e le meraviglie del paesaggio italiano meglio di noi. Il futurismo italiano venne tenuto in gran conto dagli americani molto prima di quanto lo abbiano fatto gli italiani. Il nostro design migliore del Novecento - da Bruno Munari a Ettore Sottsass - è stato onorato in Giappone o in Francia molto prima che in Italia. A Chicago esiste una via intitolata a Italo Balbo per quelle sue leggendarie trasvolate atlantiche, laddove quando Francesco Rutelli propose non ricordo più se una via da intitolare a Balbo o a Giuseppe Bottai (uno di quelli che il 25 luglio 1943 buttarono giù il fascismo) successe il finimondo.

Sono tanti gli italiani che in fatto di vacanze non si perdono una località esotica che sia una e che invece non conoscono le spiagge della Calabria, gli spicchi i più diversi della Sicilia, le Marche, le Cinque Terre, Trieste unica e immensa, Vietri e le sue ceramiche, magari Siena e la sua piazza del Palio. Detto questo, le occasioni di prorompere in un'imprecazione del tipo «Che Paese di merda!» sono talmente tante e talmente giustificate, e non si sente davvero il bisogno di un articolo del codice penale che allunghi la lista dei punibili e dei carcerabili.

Lo so che la linea divisoria tra la tragedia e la farsa è sottilissima, ma noi esageriamo. Lo dico con spirito autocritico, ma quella maledetta (e da scansare) espressione l'ho usata un paio di settimane fa. Ad alta voce. Ero andato all'Enpals, l'istituto pensionistico cui pago i contributi di quando lavoro in televisione, e che già andarci è un viaggio. Io non vorrei fare parte dell'Enpals (perché sono un pensionato Casagit), ma sono obbligato.

I miei contributi rendono la metà proprio perché costituiscono la seconda pensione, talvolta vanno in malora perché i miei datori di lavoro non li hanno versati davvero all'Enpals, talaltra questo Istituto di m... non li riconosce perché intestati a «Gianpiero Mughini» anziché «Giampiero Mughini», ogni volta li riconosce dopo un anno e mezzo dalla richiesta, eccetera eccetera. Inezie, beninteso. Sto parlando di spiccioli di che pagarsi un cappuccino al mattino.

Detto questo, quando sono arrivato all'Enpals un paio di settimane fa e mi hanno detto che era chiuso perché i dipendenti erano in «assemblea sindacale » - assemblea sindacale durante l'orario di lavoro e dunque a punire noi contribuenti che paghiamo i loro stipendi - quell'espressione maledetta l'ho usata. Ad alta voce. Ci fosse stato un custode della legge mi ammanettavano. Cornuto e mazziato. E questo è davvero troppo. Persino in un Paese di m...

 

Giampiero Mughini Giampiero Mughini GIAMPIERO MUGHINI CON IL SUO CANE BIBI Bruno Munarisottsass laStampaEttore Sottsassenpals