NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
1.”MARINO, ADDIO ALLA TESI DEL COMPLOTTO: COLPA DEI DIRIGENTI, SI SONO SBAGLIATI”
Ernesto Menicucci per “il Corriere della Sera - Roma”
Ci hanno messo un’intera giornata, ma alla fine — forse — l’hanno convinto. Addio alla linea del fantomatico «complotto» contro di lui e delle intrusioni in sistemi informatici quasi impossibili da manipolare senza lasciare traccia. La strategia, disegnata dal «cerchio magico» di Ignazio Marino, che finora ha mandato il sindaco «a sbattere» nella vicenda della Panda, sembra che stia per andare in soffitta. Il condizionale è d’obbligo, quando c’è di mezzo il primo cittadino, noto per la sua ostinazione e per l’incapacità di ammettere i suoi errori (ancora ieri pensava di tirare dritto per la sua strada), ma è molto probabile che oggi — prima che arrivi in Assemblea Capitolina la mozione di sfiducia di Roberto Cantiani (Ncd) — Marino faccia dietrofront.
Non più la manina di un hacker, che ce l’avrebbe con lui perché si batte contro «la Roma delle tangenti», ma un mero, banalissimo, tragico, errore: «Sono stato tratto in inganno dai miei uffici», la exit strategy studiata a tavolino. Non solo sul mancato rinnovo del pass Ztl, ma anche sulla denuncia ai carabinieri basata su un altro «pasticcio»: non la sparizione di dati dai computer, ma l’aver interrogato il database con due «filtri» diversi. Con uno, più generale, comparivano tutte le diciture collegate alla Panda del sindaco (anche quel pass «retroattivo», che pure non ha alcuna validità). Con l’altro, mettendo solo «Ztl», quel permesso retrodatato, scompariva.
Marino, oggi, dovrebbe diffondere una nota per dire che «alcuni dirigenti si sono sbagliati» e che adesso «prenderà provvedimenti». L’unico modo, quello di rimangiarsi tutto (altro segnale distensivo: la consegna dei documenti dell’Agenzia della Mobilità), per uscire da un vero e proprio cul de sac . La coordinatrice regionale di Ncd, Roberta Angelilli, è pronta infatti ad andare alla Procura, per denunciare il sindaco per «simulazione di reato». Esposto che, probabilmente, costringerebbe il procuratore capo Giuseppe Pignatone ad aprire un altro fascicolo. Convincere Marino, però, non è stato così semplice. E ci si sono messi almeno in tre: il segretario romano Lionello Cosentino, l’assessore ai Trasporti Guido Improta, il portavoce Guido Schwarz.
Una «nuova» war room , che ha avocato a sé il multa-gate, mettendo da parte consiglieri e consigliori che avevano indicato al sindaco la via del videomessaggio e della controffensiva mediatica. A pagare, alla fine (nonostante la difesa fatta dal sindaco) potrebbe essere il capo di gabinetto Luigi Fucito. Ma anche, forse, il suo attuale caposegreteria Giampiero Bistoncini: due «fedelissimi», che Marino si è portato dietro dal Senato.
Ma la «tempesta» non è detto che si fermi qui. La maggioranza (Pd, Sel, Civica e Centro democratico) chiedono altre «teste», anche la giunta torna in bilico: indiziata numero uno, la «solita» Rita Cutini (Sociale). Sempre che non «salti» anche Alessandra Cattoi, la donna più vicina al sindaco. Venerdì c’è la direzione del Pd Roma e, anche qui, si annunciano turbolenze. Nel mirino, infatti, finisce Fabrizio Panecaldo, coordinatore di maggioranza, «accusato» di essere troppo schiacciato sul primo cittadino.
2. “LA TENTAZIONE DI RENZI: SINDACO AZZERATO, SEGNALE AL PD”
Ernesto Menicucci per “il Corriere della Sera - Roma”
Raccontano, dalle parti del Nazareno, che per tutta la serata di martedì — dopo il «pasticcio» sul caso delle multe — Matteo Renzi abbia cullato l’idea di una mossa clamorosa: «azzerare» il sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Una mossa fortissima, per certi versi ardita, che il premier ha avuto in testa a lungo, prima e dopo la registrazione di Porta a Porta . Quelle parole, pronunciante nello studio di Bruno Vespa («un sindaco va valutato per quello che fa, se ha sbagliato è giusto che paghi»), sembravano il prologo di decisioni imminenti. Perché, nel ragionamento di Renzi, ci voleva un segnale forte, da inviare a tutti i naviganti: «Nel nuovo Pd chi commette un errore grave va a casa».
E non tanto, o non solo, per il caso delle multe. Quanto, soprattutto, per il senso di inadeguatezza, approssimazione, scarso «controllo» della macchina amministrativa che Marino e il suo «cerchio magico» hanno dimostrato. Con denunce gravissime (il sindaco, nel suo videomessaggio, ha parlato di una Roma «delle tangenti») che si trasformano in un boomerang, l’opposizione (vedi il senatore Ncd Andrea Augello) che fa un «figurone», le mille domande rimaste ancora senza risposta. Poi, però, i «romani» del Pd hanno convinto Renzi che precipitare il Campidoglio nella crisi politica potesse essere molto rischioso.
È vero che l’opposizione non sembra pronta al voto (indecisa tra l’idea del «papa straniero» tipo Marchini e la possibile discesa in campo di Giorgia Meloni), ma un’elezione — specie in queste circostanze — può diventare un vero terno a lotto, con Cinque Stelle in agguato. E allora meglio aspettare, organizzarsi. Anche se, ormai, il «caso Roma» è un dossier all’ordine del giorno del premier.
Tanto che, negli ambienti Pd, si pensa già ad ipotetici candidati. Chi pensa ai ministri Paolo Gentiloni o Marianna Madia, chi spera che il Nazareno spinga per Enrico Gasbarra, europarlamentare a Bruxelles. Il Pd prepara una sorta di road map : prima la conferenza programmatica poi, magari, il voto, da agganciare anche alla tornata delle regionali, da qui alla prossima primavera.
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