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Carlo Bertini e Ugo Magri per la Stampa
L' ipotesi di elezioni anticipate riprende improvvisamente quota. Silvio Berlusconi, che fino a qualche giorno puntava i piedi, pare si sia convinto a votare prima dell' estate, magari l' 11 giugno. Cioè la data per cui si sta battendo Renzi. Ma il Cav non si presterebbe gratis: rinuncerebbe a mettersi di traverso solo a patto di ottenere una legge elettorale che sia proprio come piace a lui.
Questo è emerso nei conciliaboli con i capigruppo e i consiglieri di maggior peso. L' indiscrezione, che filtra da via del Plebiscito, viene confermata dal campo renziano, con l' avvertenza che per chiudere l' intesa si dovrà aspettare comunque la sentenza della Consulta sull' Italicum, attesa il 24 gennaio.
La trattativa poggia sulla scommessa che i giudici della Corte cancellino il ballottaggio o, quantomeno, lo rendano impraticabile (per esempio, con una soglia di accesso). A quel punto ci ritroveremmo con due sistemi sostanzialmente simili tra Camera e Senato, nel senso che entrambi sarebbero di impianto proporzionale. Resterebbero da armonizzare certi dettagli importanti, come gli sbarramenti per i partiti minori e i meccanismi delle candidature. Questo adeguamento «verticale» e «orizzontale», come l' ha illustrato Brunetta a Berlusconi, richiederebbe quantomeno una leggina.
RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN
È opinione condivisa tra Forza Italia e Pd che, limitandosi a un maquillage davvero essenziale, sarebbe sufficiente un mese, massimo un mese e mezzo a partire dal 10 febbraio, giorno in cui si è sparsa voce che la Consulta farebbe conoscere le motivazioni della prossima sentenza. Calendario alla mano, intorno a fine marzo la tavola elettorale sarebbe già tutta apparecchiata. E dunque entro Pasqua Mattarella potrebbe constatare che la prima condizione per sciogliere le Camere, cioè un sistema elettorale coerente tra Camera e Senato, è stata soddisfatta. Ma la premessa è, appunto, che la nuova legge non si discosti dalle decisioni della Consulta. Qualunque volo pindarico (su questo i berlusconiani sono irremovibili) sarebbe un macigno lungo la via delle urne. Con tanti saluti alle elezioni prima dell' estate.
A Berlusconi rinviare il voto, magari al 2018, farebbe comodo assai perché spera per quella data di tornare ricandidabile. «Io rappresento il vostro plusvalore», ha ripetuto nel corso dei colloqui. Però non c' è garanzia che la Corte di Strasburgo si pronunci in tempo, e soprattutto che gli dia ragione. Quindi l' esca lanciata da Renzi è allettante in quanto «tra una buona legge elettorale e una ricandidatura è certamente meglio la prima delle due». Questi segnali di apertura sono subito giunti a Renzi grazie al canale riservato aperto da un mese (protagonisti Romani e Gianni Letta per Forza Italia, Zanda e Marcucci per il Pd).
Vietato parlare di Nazareno-bis perché le eventuali intese maturerebbero in Parlamento. E se invece la Consulta, a sorpresa, dovesse promuovere il ballottaggio? Il «pacchetto» di intesa, proporzionale corretto con voto a giugno, potrebbe restare in piedi comunque. Solo che Renzi avrebbe un' arma in più, quasi una pistola puntata per convincere Berlusconi a non menare il can per l' aia. Altrimenti il Cav rischierebbe di tornare alle urne con un sistema, l' Italicum, che lo rottamerebbe per davvero .
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