
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
NE HO PIENE LE STAFF! – NEL PASTICCIO ALMASRI NON C’È SOLO IL RUOLO DI GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DI NORDIO, INDAGATA PER “FALSE DICHIARAZIONI”. C’È LO ZAMPINO ANCHE DEI CONSIGLIERI DEL SETTOSEGRETARIO MANTOVANO, TRA I QUALI SPICCA ALESSANDRO MONTEDURO (NON INDAGATO), CAPO DI GABINETTO DELL’AUTORITÀ DELEGATA AI SERVIZI – “DOMANI”: “SUL RIMPATRIO DEL TORTURATORE LIBICO SAREBBE BASTATA L’APPOSIZIONE DEL SEGRETO DI STATO PER ARCHIVIARE LA QUESTIONE DAL PUNTO DI VISTA MEDIATICO E POLITICO. SPICCA LA STRATEGIA DEFICITARIA DI MANTOVANO, QUINDI DI MONTEDURO, SULLA VICENDA PARAGON. NON È MAI STATA CHIARITA LA STORIA DELLO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI FRANCESCO CANCELLATO E ROBERTO D’AGOSTINO...”
Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”
carlo nordio e giusi bartolozzi
Un tempo gli staff erano causa di gaffe e scivoloni di comunicazione, al massimo una svista social buona per qualche meme. Con il governo Meloni lo spartito è cambiato. Il caso Almasri è la pietra angolare di una gestione raffazzonata delle emergenze.
Ed è solo un capitolo, il più clamoroso, degli staff che spesso non riescono a risolvere problemi al governo Meloni. Anzi, talvolta finiscono per crearli. Giusi Bartolozzi, capa di gabinetto di Carlo Nordio e figura sempre più potente a via Arenula, è finita in primo piano e addirittura sotto inchiesta per le presunte «dichiarazioni mendaci».
Ma non c’è solo la “zarina” del ministero della Giustizia, come è stata ormai ribattezzata, a generare confusione: la decisione ha riguardato anche altri uffici – sebbene non toccati dall’inchiesta – come quelli del sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, in cui Alessandro Monteduro è uno dei collaboratori più ascoltati.
L’ex direttore della fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre è molto influente a palazzo Chigi. È stato prima consigliere per le politiche sulla sicurezza ed è attualmente capo di gabinetto dell’autorità delegata ai servizi. [...]
Sul rimpatrio del torturatore libico sarebbe bastata l’apposizione del segreto di stato per archiviare, almeno dal punto di vista mediatico e politico, la questione. Spicca la strategia deficitaria di Mantovano, quindi di Monteduro, sulla vicenda Paragon. Non è mai stata chiarita la storia dello spionaggio di alcuni giornalisti, come il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e il fondatore di Dagospia, Roberto D’Agostino.
La diffidenza dei meloniani a reclutare consulenti lontani dalla storia politica della fiamma post missina ha insomma causato più di qualche intoppo. Il ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida è finito nella bufera nel giugno 2024 per le polemiche su Paolo Signorelli, allora capo ufficio stampa, travolto dalla pubblicazione di alcune vecchie chat con Fabrizio Piscitelli, l’ultras della Lazio ucciso poi nel 2019.
Il nome dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, riporta poi alla catena di errori che lo hanno portato alla dimissioni per l’affaire-Boccia. Le responsabilità sono state suddivise tra i vari componenti dello staff, ma tra i pochi a pagare il conto è stato il capo ufficio stampa di allora, Andrea Petrella, che è rimasto giusto qualche mese dopo l’approdo di Alessandro Giuli al dicastero a via del Collegio romano. Poi è stato rimpiazzato.
francesco lollobrigida paolo signorelli
Proprio il nuovo ministro della Cultura ha avuto più di qualche grattacapo con i consulenti, in primis Francesco Gilioli, inizialmente confermato come capo di gabinetto e poi rimosso. Era venuto meno il rapporto fiduciario. Il suo sostituto, Francesco Spano, è stato altrettanto controverso, costretto alle dimissioni dopo pochi giorni perché accusato di conflitto di interessi per il pregresso rapporto di collaborazione con Giuli al Maxxi.
Talvolta collaboratori e consulenti vengono usati come parafulmini per pasticci. Ne sa qualcosa Francesco Talò, l’ex consigliere diplomatico della presidente del Consiglio allontanato per lo scivolone sulla telefonata di due comici russi che si erano finti leader dell’Unione africana per parlare con la premier.
In quel caso l’intera catena della presidenza del Consiglio si è inceppata. Così è stata mandata nell’etere la conversazione di Meloni, in cui aveva espresso alcuni giudizi personali sulla guerra in Ucraina, parlando di una «stanchezza». [...] A pagare il conto è stato Talò.
Francesco Maria Talo
alessandro monteduro
PAOLO SIGNORELLI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA
GIUSI BARTOLOZZI 2
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