DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Franco Vanni per "Affari & Finanza - la Repubblica"
Il calcio in Europa vive grazie alla vendita dei diritti televisivi, ed è soprattutto al tifoso da divano che si rivolge il marketing del pallone. Eppure, in un'industria che galleggia sul debito e brucia cassa, senza lo spettatore da stadio il sistema rischia il collasso. «Gli incassi da stadio garantiscono un flusso di entrate regolare e prezioso, di cui i club non possono fare a meno», ha detto di recente Beppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, chiedendo al governo di consentire il pieno accesso agli impianti dal prossimo 21 agosto, data di ripresa del campionato, a tutti i tifosi che mostreranno all'ingresso il green pass.
Il governo ha stabilito la soglia massima di affluenza al 50% della capienza. Dopo l'amministratore delegato dell'Inter anche il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, ha fatto il suo appello: «Riteniamo i vincoli attuali troppo penalizzanti per il nostro sport, che si svolge in ambienti all'aperto e con tifosi verificati all'accesso». Il Consiglio dei ministri ha autorizzato una capienza del 50% nonostante Valentina Vezzali, sottosegretario con delega allo Sport, avesse chiesto di accogliere il 75% degli spettatori.
E al momento non è stato rimosso il vincolo del metro di distanza obbligatorio fra un posto e l'altro, che di fatto ridurrebbe la capienza della grande maggioranza degli stadi a non più del 25-30% di quella totale. «Vediamo incongruenze rispetto ad altre situazioni - ha aggiunto Dal Pino - visto che il green pass rappresenta il lasciapassare continueremo a chiedere che garantisca l'accesso incondizionato».
I dati ufficiali della Lega di Serie A, associazione che riunisce i 20 club del massimo campionato di calcio italiano, dicono che nella stagione 2019/2020 la chiusura da marzo in poi degli stadi causa Covid ha portato danni diretti (botteghino e abbonamenti da rimborsare) per 108,2 milioni di euro. Nel 2020/2021 le mancate entrate da stadio hanno pesato sulle casse dei club per 317,9 milioni.
Nel biennio, quindi, gli stadi chiusi sono costati alla Serie A 426,1 milioni a cui si aggiungono il calo dei ricavi commerciali e gli sconti chiesti da sponsor e televisioni, in nome del fatto che un calcio senza pubblico dal vivo ha meno appeal. Secondo le proiezioni della Lega di Serie A, ogni giornata del prossimo campionato potrebbe portare nelle casse dei club 9 milioni, per un incasso potenziale di 342 milioni.
La previsione di aprire gli stadi solo in parte non colpisce allo stesso modo i tifosi e di conseguenza i conti di tutti i club. Un'apertura al 50% lascerebbe fuori da San Siro in media a ogni partita oltre 22mila tifosi dell'Inter e 15mila del Milan. E sarebbero 18mila i sostenitori della Juve senza possibilità di vedere le partite.
Per Roma e Lazio la riduzione sarebbe meno dolorosa: dimezzando i seggiolini disponibili sarebbero in media appena 3mila i romanisti senza un posto e nemmeno 2mila i laziali. Il conto è semplice: basta prendere la media di spettatori presenti allo stadio nelle gare casalinghe della stagione 2018/2019, l'ultima con gli stadi aperti, e sottrarre la metà della capienza degli impianti. Nel caso dei nerazzurri di Milano, la squadra che attrae più tifosi in Italia, a fronte di un'affluenza media stagionale di 61.419 tifosi, i posti disponibili sarebbero 39.138, la metà dei 78.275 seggiolini del Meazza.
Per contro ci sono squadre che storicamente faticano a riempire il proprio stadio per metà, se non nelle gare di cartello. È il caso dell'Hellas Verona, che due stagioni fa in Serie B aveva una media di 10.574 tifosi su 31.045 posti. O del Napoli che, nonostante risultati sportivi brillanti, riempiva meno di tre quinti dell'ex San Paolo, oggi stadio Maradona: 29.003 posti occupati in media su 54.726 disponibili. Sono simili i dati di affluenza di Genoa e Sampdoria al Ferraris, e quelli del Bologna al Dall'Ara. In Italia le entrate da stadio aiutano i bilanci delle società calcistiche meno che in altri campionati.
Lo certifica Deloitte nella sua recentissima Annual review of football finance. La chiusura degli stadi causa Covid ha dato un duro colpo alle finanze dei club italiani, certo, ma meno che in altri campionati in cui le entrate legate allo sfruttamento degli impianti sono maggiori. «Data la storica mancanza di investimenti negli stadi italiani, e quindi ricavi da matchday relativamente bassi, in termini assoluti la diminuzione dei ricavi da stadio è stata quasi la metà di quella registrata da Premier League e La Liga, e un terzo del calo rispetto alla Bundesliga», rileva Deloitte in una nota.
Nella classifica europea di incassi da stadio, dominata nell'ordine da Barcellona e Real Madrid, la prima squadra italiana è la Juventus, al decimo posto. Secondo i dati di Deloitte, elaborati da Calcio e Finanza, nella stagione sportiva 2018/2019 l'Allianz Stadium, pur con una capienza di appena 41.507 posti, ha fruttato al club bianconero 66 milioni. Molti meno dei 159 incassati dai blaugrana di Catalogna, ma tanti di più rispetto ai 51 dell'Inter (15esima nel ranking europeo per ricavi da stadio) e ai 34 del Milan (17esimo), che pure hanno uno stadio più grande.
L'impianto juventino è però di proprietà del club ed è più moderno. Nell'impossibilità di conoscere l'andamento della pandemia, e nel timore di dovere presto richiudere gli stadi, nessun club di Serie A al momento ha messo in vendita abbonamenti annuali per la prossima stagione.
La scelta di vendere solo biglietti singoli, già tentata da alcuni club fra cui il Napoli prima del Covid, è anche un tentativo di massimizzare gli incassi: aspettandosi un ritorno agli stadi dopo una stagione e mezza di serrata, le società puntano a ottenere il più alto profitto su ogni accesso. È possibile che rispetto al passato i prezzi dei tagliandi saranno più alti, soprattutto in caso di capienza ridotta.
Per i club italiani ogni euro è prezioso. Nel chiedere pieno accesso agli stadi, Dal Pino fa presente che il mondo del calcio professionistico non ha ricevuto ristori, come invece accaduto in altri ambiti penalizzati dal Covid.
«Il nostro settore non ha ricevuto alcun ammortizzatore - ha sottolineato il presidente della Serie A - I club vivono una situazione di mancati introiti causati dalla pandemia senza precedenti, e a fronte di perdite di oltre un miliardo e 200 milioni di euro abbiamo davanti uno scenario in cui mancheranno altri soldi alla ripresa. Abbiamo bisogno che vengano adottate misure di respiro per i bilanci delle società. Non è possibile continuare a sostenere costi certi davanti a ricavi incerti, così è troppo penalizzante». Da tempo la Serie A chiede deroghe sulle scadenze fiscali.
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