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Ugo Magri per “la Stampa”
IL SIMBOLO DEL MOVIMENTO DI FITTORAFFAELE FITTO E IL SIMBOLO DEL SUO MOVIMENTO
Quanto sa essere dispettoso, quando vuole, Berlusconi? Per la risposta, chiedere a Fitto. Il quale da tempo aveva fissato la sua prima vera uscita, col nuovo simbolo del movimento nato dallo scisma di Forza Italia, alle ore 16 nell’aula dei Gruppi a Montecitorio. Guarda combinazione, il Cav ha adunato i suoi amministratori locali nello stesso giorno, addirittura nello stesso luogo, soltanto con qualche ora di anticipo. Con l’ovvia finalità di oscurare il rivale, farlo scomparire mediaticamente anzitutto dalle reti Mediaset (dove è circolata la velina di «pompare al massimo» Silvio ignorando quell’altro).
GIRAVOLTA SULL’«ITALICUM»
Abile comunicatore qual è, Berlusconi ha regalato perfino i titoli: «Se qualche pm mi arresta, voi fate la rivoluzione» è il primo. «Daremo vita a un governo di 20 saggi e persone oneste», il secondo. E ce n’è un terzo: «La legge elettorale va cambiata, vogliamo le preferenze». Ma come, gli ha replicato incredulo il vicesegretario Pd Guerini, era stato proprio Berlusconi a volere i capilista bloccati pure nell’«Italicum», con che faccia rigira adesso la frittata? Nel giro di Arcore si sdrammatizza: Berlusconi parlava a una platea di sindaci, bravissimi a raccogliere preferenze, dunque ha voluto prendere da loro un po’ di applausi, nulla di più.
raffaele fitto silvio berlusconi
IL GIALLO DEL NOME
Giusto ieri mattina «Repubblica», a firma Francesco Bei, annunciava la fine di Forza Italia che in futuro, per volontà del leader, diventerà l’Altra Italia (il primo a usare quell’espressione, Ugo La Malfa, forse si rivolterà nella tomba). L’ufficio stampa «azzurro» è corso a smentire. Berlusconi pure, salvo però confermare l’indiscrezione un attimo dopo. Nel senso che l’ex Cavaliere ha garantito ai suoi: «Il partito rimane e si chiamerà sempre Forza Italia, nome bellissimo».
Sollievo di quanti (tanti) hanno fatto carriera sulle spalle del leader. Il quale però subito dopo ha confidato un «progetto pazzo» al quale sta lavorando, «una grande casa aperta della speranza, potete chiamarla come volete, l’Altra Italia o come vi piace, l’importante è che non ci siano politici di professione». Grande costernazione in sala.
Perché Berlusconi vorrebbe confinare le vecchie facce dentro Forza Italia, tipo «bad company» dove si ammucchiano crediti inesigibili e sofferenze, per poi annegare il tutto dentro un contenitore più grande, l’Altra Italia appunto, con volti nuovi, gente della società civile, giovani e imprenditori... Nulla di veramente originale: sono anni che Berlusconi ci prova. Fece il «predellino», poi lanciò i circoli della Brambilla, quindi i club «Forza Silvio», mille tentativi rimasti in sospeso perché dietro ogni metamorfosi gli elettori hanno visto sempre lui, una volta con la barba finta, un’altra con i baffi, ora con la parrucca.
IL RUGGITO DI FITTO
L’ex ministro pugliese ha presentato il suo gruppo alla Camera, il simbolo elettorale con dentro un leone blu, e i sette punti del suo programma che somigliano maledettamente a quelli berlusconiani. Anche la linea è la stessa, di opposizione a Renzi. Ma Fitto, con maggiore coerenza, ha scelto di stare con i Conservatori europei laddove, fa notare polemico, Forza Italia è ancora tra i Popolari insieme con l’odiatissima Merkel.
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