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NELLE CARCERI DETTANO LEGGE I BOSS. PAROLA DI NICOLA GRATTERI – IL PROCURATORE DI NAPOLI SI DICE MOLTO PREOCCUPATO PER LA SITUAZIONE ESPLOSIVA DELLE CARCERI ITALIANE, TRA SOVRAFFOLLAMENTO, SUICIDI, RIVOLTE ED EVASIONI: “IL MALESSERE DI RECLUSI E AGENTI È DOVUTO NON SOLO ALLE CASE DI PENA STRACOLME, MA ANCHE AL POTERE DI DETENUTI DI ALTO SPESSORE CHE ORMAI LÌ DETTANO LEGGE. I QUALI ORDINANO AI PIÙ DEBOLI UNA SERIE DI ‘FAVORI’. PUÒ ESSERE L’AMBASCIATA ALL’ESTERNO, IL TRASPORTO DI UN CELLULARE, LA CUSTODIA DI UN’ARMA. E I PIÙ FRAGILI RESTANO SCHIACCIATI” – LA FRECCIATA A NORDIO: “QUELLO CHE PIÙ MI ALLARMA È L’ASSENZA DI SOLUZIONI A MEDIO E A LUNGO PERIODO...”
Estratto dell’articolo di Conchita Sannino per “la Repubblica”
«Preoccupato? Certo che lo sono».
In particolare, per cosa?
«E come si fa a non esserlo, di fronte alla situazione delle carceri? Basta entrarci e capisci».
Nicola Gratteri non rinuncia ai toni franchi. Il pm nato nella Locride e diventato nel mondo simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, una vita sotto scorta, da due anni è procuratore a Napoli. I fatti dell’altra notte, l’evasione choc da Poggioreale, sono sulla sua scrivania: il carcere dista peraltro pochi metri dagli uffici dei pm.
[…]
sovraffollamento delle carceri
Da mesi, in Italia, situazione più esplosiva: un 17enne tra i troppi suicidi, detenuti come animali, aggressioni agli operatori, condizioni indegne per tutti.
«Vede, quello che più mi allarma è l’assenza di soluzioni a medio e a lungo periodo».
Ma il Ministero ha reagito persino con il Garante: “Nessun allarme, siamo nella media”.
«Mi faccio una domanda. Ma ci si è chiesto davvero il perché del malessere che serpeggia tra i detenuti e gli agenti della polizia penitenziaria? Non è mica solo per il sovraffollamento».
Cosa intende?
«È colpa anche di un sistema organizzativo, che affonda le radici negli anni, e che di fatto ha portato al progressivo controllo delle carceri da parte dei detenuti di alto spessore: i quali ordinano ai più deboli una serie di ‘favori’. Può essere l’ambasciata all’esterno, il trasporto di un cellulare, la custodia di un’arma.
E i più fragili restano schiacciati, perché rischiano sempre: le infrazioni disciplinari, se vengono scoperti; oppure gravi ripercussioni sulla loro incolumità, se si rifiutano. Il risultato è paradossale: le relazioni comportamentali sui boss descrivono questi capi come soggetti che in carcere sono irreprensibili, così possono fruire di tutti i benefici di legge; e i detenuti deboli, costretti ai desiderata dei primi, non possono aspirarvi. Questa, che tanti ignorano, è una delle condizioni che può portare ai suicidi».
sovraffollamento delle carceri
Sui provvedimenti svuotacarceri è divisa anche la destra. E lei?
«Purtroppo l’esperienza insegna che dopo provvedimenti di indulto, tempo un anno, si torna al punto di partenza. Ciò posto, si deve intervenire su tre direttrici: associare i detenuti tossicodipendenti alle comunità di recupero; ampliare le carceri esistenti; ripianare con urgenza gli organici di polizia penitenziaria».
Lotta antimafia, lei è in trincea da quasi 40 anni. Questo governo ostacola o dà una mano a contrastare le economie criminali?
«Vede: nessuno chiede che i governi diano una mano ai magistrati. Devono solo provvedere a riforme che diano certezza del diritto, tutelando, innanzitutto, le vittime dei reati, senza forzature che nuocciano agli indagati. Quindi, sono obiettivo. Ho visto con favore le riforme sulle intercettazioni per reati contro la criminalità organizzata e quelle sulla cybersicurezza...».
E poi?
«Poi: tra abolizione dell’abuso di ufficio, interrogatorio preventivo prima della misura cautelare, e stretta sulle proroghe delle intercettazioni, mi sono purtroppo ricreduto. Si ha la percezione che il controllore non voglia essere controllato. Questo va solo a danno della collettività» .
Tra poco, per l’ultima lettura alla Camera, torna la separazione delle carriere, riforma contro la quale ha scioperato anche lei.
«Non serve. Non incide in alcun modo sui veri problemi della giustizia, in particolare sui tempi e la qualità delle decisioni. Quindi, lo ripeto fino alla noia: i magistrati devono essere messi nelle condizioni di decidere presto e soprattutto bene, senza perdere tempo appresso a meri orpelli procedurali...».
nicola gratteri a otto e mezzo 2
Si riferisce anche alle ultime strette sul sequestro dei cellulari e delle memorie dei pc?
«Certo. Se pensa che la riforma sul sequestro dei cellulari, in discussione in parlamento, introduce ben tre provvedimenti di sequestro, due dei quali del giudice, a fronte della legge attuale che ne prevede uno solo, capisce bene che la situazione non potrà che peggiorare. Dice: ma nelle memorie c’è la vita delle persone. E per catturare i delinquenti lì dobbiamo scavare noi, di quello abbiamo bisogno».
In 4 righe, per lei, la giustizia di cosa ha bisogno per funzionare meglio?
«Di una seria riforma delle circoscrizioni giudiziarie, che elimini uffici piccoli e inefficienti, in favore di uffici di medie e grandi dimensioni dove si garantisca la specializzazione che permette decisioni più rapide e giuste.
Di una semplificazione dei processi: che elimini quelle pastoie procedurali inutili e defatiganti. Insomma: il magistrato deve impiegare tutto il suo tempo a disposizione a esaminare le carte e a scrivere motivazioni congrue ed esaustive, non a sequestrare tre volte la memoria dello stesso cellulare».
Però per completezza: lei, della riforma, dice invece sì al sorteggio dei membri togati e laici nei Csm.
«Lo condivido, infatti».
Non è un’ammissione di colpa immaginare che solo la sorte è in grado di combattere eventuali distorsioni?
sovraffollamento delle carceri
«No, perché un magistrato, ovviamente immune da procedimenti disciplinari, così come è in grado di decidere una causa, dando ragione a una parte e torto all’altra, allo stesso tempo, è in grado di stabilire, in un Csm, chi è il miglior procuratore, valutando tutti i candidati».
[…]
Procuratore, si appresta a diventare un anchorman: da settembre su La 7 sarà il primo procuratore in carica ad avere un programma suo.
«Un momento. Non è un programma tutto mio».
Sono però cominciati gli attacchi dalla destra. Pentito già?
«No. Perché io sono invitato a rispondere a domande su tematiche generali e astratte, riguardanti il fenomeno delle mafie. E sostanzialmente lo si fa sulla scia del contenuto dei miei saggi, rispetto ai quali nessuno si è mai doluto».
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