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Anna Maria Greco per “il Giornale”
Taglio delle ferie e riforma della responsabilità civile per le toghe sono segnali precisi: Renzi vuole la «normalizzazione» della magistratura. Di fronte ad una Anm considerata tanto debole e dialogante da apparire un «sindacato giallo», vicino alla resa e a un Csm guidato dall'amico di Matteo, quel Legnini che smorza ogni critica al governo, la base ribolle d'indignazione.
Sulle mailing list delle toghe la rabbia contro i provvedimenti dell'esecutivo ritenuti «punitivi» e «intimidatori» e l'atteggiamento accusatorio del premier, si traduce nella richiesta di uno sciopero. Si avvicina l'assemblea straordinaria dell'Anm, fissata per il 9 novembre, e si preparano mozioni e documenti che elencano richieste assolute: dal ritiro del decreto sulla riforma civile con la riduzione di un terzo delle ferie (votato al Senato con la fiducia e passato alla Camera) allo stop alla nuova responsabilità civile, perché si respinge anche la versione del Guardasigilli Orlando ritenuta soft rispetto a quella Buemi, in discussione a palazzo Madama. Altrimenti, concludono le toghe in coro, si passi a «forme di reazione anche estreme da parte della magistratura».
Per alcuni, uno sciopero bianco sine die sarebbe «il minimo sindacale». Per altri non basta neppure quello. A «sberle» e insulti, dicono molti, non ci si può rassegnare, apparendo un ordine avvilito e depotenziato.
Insomma il «tifoso viola», come alcuni giudici chiamano con sprezzo il premier, rischia di trovarsi con il suo ministro della Giustizia, nelle stesse condizioni di Berlusconi e dell'allora Guardasigilli Castelli, quando 10 anni fa le toghe paralizzarono tribunali e corti per protestare contro la riforma dell'ordinamento giudiziario.
Allora a proclamare lo sciopero fu il presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati(attuale procuratore di Milano), adesso il suo successore Rodolfo Sabelli viene accusato dalla base di eccessiva mitezza e sospetta propensione al dialogo con il governo di sinistra. Lui e tutto il gruppo dirigente, tanto che si evoca la nascita di un nuovo sindacato, in contrapposizione a quello attuale.
L'assemblea del 9 novembre, per i più convocata con colpevole ritardo, quasi a giochi fatti, vedrà certo una resa dei conti. Insieme ai vertici nazionali dell'Anm, sotto accusa ci sono le tre correnti delle toghe che si dibattono in una difesa corporativa troppo spesso inutile e dannosa per l'immagine stessa dell'ordine giudiziario.
Area, che riunisce le correnti di sinistra Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, viene considerata propensa all'alleanza con un interlocutore ideologicamente omologo, un «governo amico». Unità per la costituzione, che storicamente rappresenta l'ala centrista delle toghe, appare appiattita sulle posizioni dell'altra e incapace di azioni di rottura. Rimane Magistratura indipendente, la corrente dei moderati che ha raddoppiato alle ultime elezioni i suoi consensi e, dopo anni di opposizione interna, punta a prendere le redini della rivolta.
Il gruppo ligure di MI ha diffuso un durissimo documento, condiviso da molti in tutt'Italia, in cui «rifiuta qualsiasi forma di acquiescenza, anche soltanto parziale, alle recenti riforme allo status dei magistrati che risultano essere dichiaratamente il banco di prova sul quale la politica intende valutare il livello di duttilità della magistratura». E avverte: «Una reazione di blanda agitazione non potrebbe che essere intesa come via libera di ben altre “innovazioni”».
All'assemblea chiederà una retromarcia totale, con la minaccia di incrociare le braccia.
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