giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

GOVERNO SBANCATO! IL TESORO VUOLE SPILLARE 4,5 MILIARDI DI EURO AGLI ISTITUTI DI CREDITO COME “CONTRIBUTO”, MA L’ABI SI OPPONE CON FORZA ALLA SOLUZIONE PROPOSTA DAL GOVERNO. UN BEL GUAIO PER GIORGETTI, CHE SI RITROVA SENZA COPERTURE PER LA MANOVRA – TAJANI È SULLE BARRICATE CONTRO UN “PRELIEVO FORZOSO” PER DIFENDERE GLI AFFARI DEI BERLUSCONI (MEDIOLANUM). IERI AL CONSIGLIO DEI MINISTRI GIORGIA MELONI HA DOVUTO CHIARIRE: “È GIUSTO CHE LE BANCHE DIANO UN CONTRIBUTO, MA NON PRENDEREMO I SOLDI DAGLI EXTRAPROFITTI” 

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Articolo di Giuseppe Colombo e Andrea Greco per “la Repubblica”

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

La presa d'atto è di Giorgia Meloni. «È giusto che le banche diano un contributo, ma non prenderemo i soldi dagli extraprofitti», dice la premier quando il Consiglio dei ministri sulla cornice della manovra arriva alla questione più sensibile. Parole che arrivano nelle ore dello scontro con gli istituti, contrari alla soluzione immaginata dal governo.

 

I 4,5 miliardi che l'esecutivo vuole dal credito e dalle assicurazioni ancora non ci sono. Ecco il buco nelle coperture della legge di bilancio che per questo dovrà aspettare venerdì per incassare il via libera. [...]

 

tassa sugli extraprofitti delle banche

Quando la presidente del Consiglio detta la linea, la trattativa con l'Abi sulla tassa che libera le riserve bloccate delle banche è impantanata.

 

Ma il leader di FI, Antonio Tajani, chiede e ottiene la certificazione che non si interverrà con un'imposizione fiscale, seppure ridotta rispetto a quella che oggi gli enti del credito devono versare allo Stato se vogliono distribuire il "tesoretto" congelato ai soci.

 

Anche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, rassicura Tajani. Il ragionamento: nessun prelievo forzoso, avanti nel dialogo con le banche per arrivare a una soluzione condivisa entro venerdì. Ma il vento contrario impone la necessità di seguire un'altra strada rispetto a quella che era stata tracciata appena domenica, quando Meloni aveva riunito i leader della maggioranza a casa sua.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Che le aspettative del governo non fossero del tutto corrisposte lo si era capito dal mattino, con il comunicato dell'Abi che informava di avere «approvato all'unanimità la relazione del direttore Marco Elio ...», svolta nel comitato esecutivo di lunedì sera, e di avere «approvato all'unanimità di proseguire in via straordinaria nei contributi poliennali al bilancio dello Stato, nella stessa logica concordata lo scorso anno per il rilancio dell'economia e la solidarietà sociale».

 

In parole spicce, no a nuove imposte che impattino il conto economico o il capitale degli istituti, come ad esempio la "exit tax" che la struttura del viceministro Maurizio Leo aveva ipotizzato per recuperare, riducendo dal 40% al 26% l'aliquota, il riscatto degli utili messi a riserva dal settore per schivare la tassa sugli extraprofitti del 2023. Una misura che avrebbe potuto fruttare 2,8 miliardi tra tassazione di quel tesoretto e tassazione sui dividendi relativi alla sua distribuzione agli azionisti bancari.

 

giancarlo giorgetti Antonio Patuelli

Le banche riunite nell'Abi, che vedono potenziali rischi di contenzioso nella "exit tax" obbligatoria, restano invece disponibili a nuove misure che impattino la loro liquidità: per esempio rinviando detrazioni o anticipando pagamenti a favore dello Stato.

 

Un po' la linea di compromesso trovata l'anno scorso, quando le banche si impegnarono a rinunciare a crediti fiscali (le cosiddette Dta) per 2,1 miliardi nel 2025 e 1,3 miliardi nel 2026.

 

tassa sugli extraprofitti delle banche

[...]  Ma questi oboli di liquidità, se guardati in controluce, somigliano più a una forma di prestito che a un nuovo balzello. E questo nel governo sono in molti a saperlo: specialmente dentro la Lega, che da mesi chiede alle banche un sacrificio reale.

 

Tra oggi e venerdì ci saranno nuove interlocuzioni tra i dirigenti del Mef e quelli dell'Abi, per trovare la quadra. Che a questo punto, e ancora una volta, appare più politica che tecnica.

MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI