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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
D.Ta per âIl Corriere della Sera'
Ci aspettano settimane, forse mesi, di sorprese nel caso dei due marò italiani trattenuti in India. La confusione e i contrasti tra ministeri a New Delhi sono stupefacenti e non accennano a terminare. Ieri, si è saputo che il ministero degli Interni ha dato il via libera all'agenzia d'investigazione Nia affinché proceda contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre secondo il Sua Act, la legge antiterrorismo e antipirateria che prevede la pena capitale.
La notizia è circolata sotto forma di indiscrezione ma è stata riportata da praticamente tutti gli organi d'informazione indiani. I quali hanno aggiunto che la Nia non sarà in grado di formulare ufficialmente i capi d'imputazione prima di un'udienza prevista per il 3 febbraio davanti alla Corte Suprema, che ha ordinato al governo di procedere alle accuse entro quella data.
Una fonte della Nia ha anche fatto sapere che, al momento della presentazione dei capi d'accusa, informerà il tribunale speciale incaricato di processare i due militari italiani che, in caso di condanna, dopo il processo non chiederà la massima pena. Questo perché il ministero degli Esteri indiano ha dato all'Italia assicurazione sovrana che i marò non rischiano la pena capitale. Situazione estremamente confusa ma grave.
Confusa perché il Sua Act prevede, alla Sezione 3(g), che se l'offesa «in connessione a una nave causa la morte di qualsiasi persona sarà punita con la morte». Girone e Latorre, accusati di avere ucciso due pescatori al largo delle coste dello Stato del Kerala, cadrebbero nella fattispecie.
à evidente che il governo di Delhi non vuole che vengano puniti con la pena massima, ma non è chiaro come la Nia possa riuscire a districarsi da un obbligo di legge. Grave perché, al di là della condanna, processare sulla base di una legge antiterrorismo due militari di un altro Paese che al momento dei fatti sotto giudizio erano nel pieno delle loro funzioni antipirateria significa considerare quel Paese in qualche modo coinvolto in attività di terrorismo.
Ridicolo se non fosse appunto così grave. Il ministero degli Esteri di Delhi se ne rende conto e ieri dava segnali di essere estremamente irritato per la decisione del ministero degli Interni. Il fatto che quest'ultimo abbia dato il via libera alla Nia il 17 gennaio, mentre una petizione di parte italiana sulla vicenda era all'attenzione della Corte Suprema, ha ulteriormente irritato il ministero.
Ciò che preoccupa Salman Khurshid, ministro degli Affari Esteri, sono le possibili ricadute diplomatiche della vicenda, non solo nei confronti dell'Italia ma dell'intera comunità internazionale. Il ministero degli Interni sembra invece più interessato a non mostrarsi tenero con i due italiani per timore di contraccolpi domestici in piena campagna elettorale (le elezioni nazionali si terranno tra aprile e maggio).
Cosa succederà ora è questione aperta. Il procuratore generale G. E. Vahanvati ha promesso alla Corte Suprema di appianare le divergenze tra il ministero degli Esteri e quello degli Interni, possibilmente entro il 3 febbraio: dal momento che il documento con i capi dâimputazione per i due fucilieri di Marina è stato preparato ma non ancora steso e presentato, spera di potere intervenire. Di certo la questione sta prendendo quota anche dal punto di vista politico all'interno del governo. Ieri, il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha detto di sperare che entro luglio «una soluzione sia stata trovata»: dopo le elezioni indiane, insomma.
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