CIPRO-VO! - A NICOSIA VINCE CHI I SOLDI LI PORTA VIA

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Eugenio Facci per "Libero"

Anche il presidente Anastasiades è coinvolto nell'ultimo scandalo che anima la tormentata primavera di Cipro. Una sua azienda di famiglia avrebbe trasferito 21 milioni di euro all'estero a ridosso dell'accordo con l'Ue che ha visto i depositi bancari nell'isola perdere fino al 60% del proprio valore.

È il secondo choc in pochi giorni a colpire la casta cipriota. La settimana scorsa un sito greco aveva pubblicato una lista di parlamentari e politici i cui debiti erano stati generosamente condonati dalle due principali banche del paese, le stesse che hanno poi scatenato la crisi a causa della mancanza di fondi.

Secondo il quotidiano cipriota «Haravgi» l'azienda di proprietà del cognato di Anastasiades avrebbe trasferito, tra il 12 e il 13 marzo, 21 milioni di euro dai propri conti presso la Laiki Bank, la banca che è poi stata smantellata per rispettare gli accordi di salvataggio con l'Ue.

Ma l'azienda di famiglia di Anastasiades non è l'unica sotto accusa. In totale sono 132 i nomi di aziende e privati che avrebbero trasferito all'estero i propri fondi nei giorni immediatamente precedenti il caos nell'isola, per un totale di ben di 700 milioni di Euro.

Anastasiades ha respinto le accuse, dicendo che è un tentativo di distogliere l'attenzione dai responsabili della virtuale bancarotta dell'isola. Anastasiades ha anche detto che si sottoporrà al giudizio di una commissione d'inchiesta nominata per fare luce sugli eventi che hanno portato al tracollo.

Ma quella di ieri non è l'unica accusa che pesa sulla leadership di Cipro. Settimana scorsa il sito cipriota 24h.com.cy aveva pubblicato un altro elenco, questa volta contenente i nomi di numerosi politici a cui erano stati condonati generosi prestiti concessi dalle principali banche del paese.

Secondo quanto riportato da Der Spiegel molti dei prestiti condonati superavano i 100 mila euro, mentre alcuni eccedevano addirittura il milione. Proprio le perdite su prestiti e obbligazioni (in particolare greche) hanno portato le banche di Cipro sull'orlo del fallimento e alla richiesta di intervento delle autorità europee e del Fmi.

Il salvataggio dall'Ue è arrivato il 25 marzo, ma ha virtualmente distrutto il settore bancario dell'isola (colonna portante dell'economia), imponendo prelievi che arriveranno anche al 60% per i depositi oltre i 100 mila euro.

Sempre ieri la Russia ha fatto sapere che non aiuterà i propri cittadini che hanno perso soldi nel tracollo di Cipro. Parlando alla televisione russa il vice premier Igor Shuvalov ha detto che non ci sarà un aiuto in blocco a tutti i cittadini russi con depositi nell'isola, ma che potrebbero esserci aiuti in casi individuali, da valutare caso per caso.

Secondo Bloomberg News a Cipro ci sono depositi russi per circa 16 miliardi di euro, fondi convogliati nell'isola da oligarchi e magnati ma anche da numerosissimi pensionati (oltre 30 mila) che si sono trasferiti sull'isola attratti dal clima. Sul fronte europeo le autorità di Bruxelles stanno cercando di rimediare all'approccio caotico che l'Ue ha messo in mostra nell'affrontare la crisi cipriota.

In una intervista al quotidiano belga De Zontag il presidente dell'UE Van Rompuy ha detto che «Cipro non è un esempio». In particolare Van Rompuy ha detto che la proposta (poi rientrata) dei ministri della zona Euro di imporre una tassa a tutti i depositi bancari ciprioti è stata una «decisione maldestra».

La proposta aveva provocato brividi tra esperti e investitoricomuni, in quanto violava palesemente l'esplicita garanzia europea che vale su tutti i depositi bancari fino a 100 mila Euro.

L'Ue sempre ieri ha ammorbidito i parametri di budget di Cipro, concedendo all'isola una proroga di un anno (dal 2016 al 2017) per raggiungere un avanzo nel bilancio statale del 4%. L'isola, alle prese con aumenti di tasse, tagli alla spesa e una probabile forte recessione, sta negoziando per avere una ulteriore proroga per i parametri di bilancio.

 

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