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Alessandra Vitali per www.repubblica.it”
Marcella Di Folco all\'epoca ancora Marcello in Amarcord
Marcella Di Folco è stata la prima transessuale al mondo eletta a una carica pubblica. Era il 1995, il suo ingresso al consiglio comunale di Bologna fu una tappa, non l'ultima, di una vita di battaglie. Prima nel privato, poi il privato è diventato politico, pubblico. Una nobile rivoluzione è il titolo del film documentario che racconta la vita della leader del MIT, Movimento Identità Transessuale, una delle figure più significative della lotta per i diritti civili in Italia negli ultimi quarant'anni.
Lo ha diretto Simone Cangelosi, scritto insieme a Roberto Nisi in collaborazione con Fulvia Antonelli e Silvia Silverio, sarà distribuito dalla Fondazione Cineteca di Bolgna e presentato al Torino Film Festival il 22, in concomitanza con la data fissata quest'anno - il 20 - per il Transgender Day of Remembrance, la giornata che commemora le vittime della transfobia.
Marcella Di Folco è morta nel 2010 dopo aver attraversato molte vite. Figlia di un gerarca fascista, famiglia "parolina" caduta in disgrazia dopo la morte del genitore, è stata uomo poi è stata donna, protagonista delle notti romane degli anni Sessanta e caratterista al cinema con Fellini (prima Satyricon, poi Amarcord, nel ruolo del Principe), Rossellini, Petri. Poi è arrivata la politica, è iniziata la nobile rivoluzione.
marcella di folco pride portavoce
Prima, però, c'è il cambio di sesso. Succede alla fine di un grande amore che non funziona. La delusione, la crisi d'identità. Nell'estate del 1980 Marcello va a Casablanca, torna Marcella. Sempre per inseguire l'amore, la sua città diventa Bologna. E lì, nell'arco di vent'anni circa, diventa una delle leader del movimento LGBT italiano. Il pubblico e il privato si fondono definitivamente.
"La chiave di questo film è proprio questa - spiega Simone Cangelosi - lei era convinta che non ci fossero confini fra la dimensione politica e quella personale, quando l'ho incontrata per la prima volta ho avuto la percezione netta che fosse già da viva un personaggio storico. La sua morte mi ha fatto sentire l'urgenza di raccontare la sua storia. Ha influenzato moltissimo chi le stava accanto, aveva una personalità straordinaria, riuscivi a sentire, appunto, la sua portata storica".
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Cangelosi l'ha conosciuta bene, il suo percorso è simile a quello di Marcella Di Folco, ripete che per lui ha rappresentato "un punto di riferimento". Per questo nel film i diversi piani narrativi sono sempre filtrati da quello intimo, affettivo. Anche nella scelta dei materiali: accanto a quelli ufficiali si affiancano quelli dei suoi amici e compagni bolognesi. "Sono filmati girati con lei presente, con lei accanto, Marcella si vede, si sente la sua voce. Non si tratta solo di testimonianze, volevamo che fosse lei a parlare in prima persona, oltre che chi ha documentato le sue battaglie.
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L'obiettivo era costruire una scena che interloquisse col presente, aprendo confini fra dimensioni temporali. Tutto si mischia, passato e presente, nulla è privilegiato rispetto ad altro". Ci sono i ricordi di chi le stava accanto e i filmati delle manifestazioni, il digitale non c'era ancora e la grana fa sembrare tutto più antico e familiare, come un Super8 di famiglia.
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"Subiamo continuamente violenza - dice Di Folco nel suo intervento sul palco a 'Emilia Romagna delle differenze', nel 2010, era maggio, a settembre se ne sarebbe andata per sempre - non solo violenza fisica, anche la violenza degli sguardi che ci seguono quando passiamo e ci spaccano il cuore come un infarto". In quell'occasione annunciò che una delegazione del Movimento, da lei guidata, sarebbe stata ricevuta da Napolitano, "il primo a darci un riconoscimento, e sono così emozionata".
Dal film emerge un'attività vulcanica di attivista, "la sua era una battaglia per il diritto di tutti all'amore, lei s'era fatta strumento di lotta politica per gli altri", continua Cangelosi, che ricorda quando la seguiva "nelle mille occasioni dei Pride, delle interviste, delle campagne elettorali, negli interventi pubblici, dei comitati politici e delle emergenze politiche cittadine o nazionali cui prendeva parte.
I racconti della sua vita erano talmente sorprendenti che all'inizio stentavi a credere che fossero veri. L'atteggiamento delle istituzioni e della società nei riguardi delle persone LGBT è cambiato rispetto ad allora, è vero, ma molto deve ancora cambiare e quel che s'è ottenuto anche grazie alle battaglie di Marcella serve a chiarire qual è la direzione da prendere. Le conquiste sono quotidiane, c'è ancora parecchia strada da fare".
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