DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandra Mammì per Dago-art
Viva Grayson Perry che nonostante i fiocchi in testa, le scarpette rosse, le gonnelline svolazzanti con cui,travestito nel suo alter-ego Claire andò persino a ritirare il Turner Prize, è un artista coraggioso che sa dire pane al pane.
Anche al sindaco di Londra Boris Johnson. Il quale pensando di trovarsi di fronte uno strampalato ed eccentrico creativo dall'incerta identità sessuale ha invece incontrato un lucido cittadino culturalmente impegnato che come riportano le cronache gli ha detto:
Boris Johnson sindaco di Londra
“ Signor Sindaco non si è accorto che Londra sta diventato un deserto per la cultura? Che tutti questi ricchi che la abitano non producono niente nel campo delle arti? Che intere zone della città si stanno desertificando perchè troppo care?” Insomma signor sindaco che ce ne facciamo di ectoplasmi di seconde case per milionari quando non vediamo nascere nuovi artisti e nuovi scrittori e le nostre scuole d'arte son piene di viziati rampolli dell'upper class globale?
“ Io” continua Perry eclettico, pirotecnico nonché straordinario ceramista e disegnatore “sono stato fortunato da giovane ad arrivare a Londra, in tempi in cui era possibile trovare un casa in centro a prezzi ragionevoli e persino un grande studio dove lavorare. Non ero ricco ma ce la potevo fare. Ma oggi? Un giovane artista come può permettersi uno studio qui?“
Ha ragione. Più che ragione. Gli effetti della gentrification artistica su quella che è stata una capitale dell'intelligenza creativa già si cominciano a vedere. Dopo l'aumento delle rette i famosi college da cui son nati Damien Hirst& Company sono ormai pieni di studenti asiatici e russi. Persino gli inglesi si indirizzano su scuole d'arte università in città lontane dalla capitale.
Liverpool, Manchester ma soprattutto la Scozia. Non è un caso se nell'ultimo Turner Prize su quattro finalisti ben tre sono artisti scozzesi. L'allarme poi si estende a macchia d'olio
Tre giorni fa "The Guardian" attraverso un lunghissimo pamphlet del blogger Will Self in visita al cantiere della nuova ala della Tate Modern, scrive che il nuovo progetto di Herzog De Meuron è claustrofobico e imponente, molto lontano dalla vocazione popolare del precedente che ha fatto nascere la sede madre. Un altro sintomo di quella Londra degli iper-ricchi che sta cannibalizzando la vocazione culturale della città.
il progetto della nuova ala Tate Modern
Anzi di quella Grande Londra che non è più né città, né metropoli, ma una piattaforma globale di un mirabolante mondo mordi e fuggi.Tutto Business, Flight capitals, aste milionarie più un vago intrattenimento pseudo- culturale. Lussuoso deserto in cui non si intravede neanche mezzo Young British Artist all'orizzonte.
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