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“SE DIAMO IL VENETO A FRATELLI D’ITALIA, QUI VIENE GIÙ TUTTO” - NON C’E’ SOLO ZAIA A SCALPITARE PER LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA: C’E’ ANCHE L’INTERA CLASSE DIRIGENTE DEL CARROCCIO IN LAGUNA - OGGI LA LEGA PUÒ CONTARE SU BEN 40 CONSIGLIERI REGIONALI, INCLUDENDO QUELLI DELLA LISTA ZAIA (DA SOLA, OLTRE IL 44% CINQUE ANNI FA). CON FDI AL POTERE, PER MOLTI SAREBBE LA FINE: “NESSUNO È DISPOSTO AD ASSECONDARE GIOCHETTI DI SALVINI CHE DIMOSTRA DI NON AVERE ALCUN POTERE CONTRATTUALE” - I SUSSURRI TRA GLI EX PADANI: “STRANO ANCHE CHE GIORGIA MELONI NON TENGA CONTO CHE I GOVERNATORI DI LOMBARDIA E VENETO POSSONO DESTABILIZZARE IL GOVERNO. A MENO CHE NON SIA PROPRIO QUESTO IL SUO CALCOLO” - LE VOCI SU UNO SCAMBIO: “IL POSTO AL VIMINALE PER SALVINI IN CAMBIO DELLA FINE DELLE OSTILITÀ SUL VENETO” - LA LEGA ANDRA’ A CONGRESSO ENTRO DUE MESI E, SECONDO ADNKRONOS, SONO STATI REGISTRATI NUOVI SIMBOLI ELETTORALI CON…

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Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

luca zaia salvini

La palla passa a Matteo Salvini. Ma la partita, giurano in Veneto, «è di vita o di morte». Sarà il segretario leghista a doverla sbrogliare. […] Il potenziale di una Lega che corre da sola contro gli storici alleati nella Regione simbolo dell’autonomismo è devastante: la crisi di governo, peraltro ieri già ventilata dalle parti di Fratelli d’Italia («Conseguenze anche a Roma») o una bomba nucleare sulla Lega nella sua culla anche culturale.

 

Logica vorrebbe che se ne parlasse domani, al consiglio federale del partito. Ma sulla carta, spiegano, è stato convocato per «questioni tecniche legate al tesseramento» e cioé al congresso del partito che dovrebbe svolgersi in marzo. Lì Matteo Salvini chiederà la conferma alla guida della Lega. Ma è difficile che la netta posizione assunta da Luca Zaia (e dal Veneto) possa essere ignorata dal «parlamentino» leghista.

ANDAMENTO DI LEGA E FRATELLI D ITALIA IN VENETO 2018-2024

 

Certamente, il segretario dovrà tenere conto di tante insidie. Il primo dato è che per la classe dirigente che è la spina dorsale della Lega, il governatore indicato da FdI significherebbe la fine. Oggi in Veneto la Lega può contare su ben 40 consiglieri regionali, includendo quelli della lista Zaia (da sola, oltre il 44% cinque anni fa). Con il cambio di scenario, per molti sarebbe l’uscita di scena.

 

Questo comporta, spiega uno di loro, che «nessuno è ricattabile, nessuno è disposto ad assecondare giochetti di un segretario che dimostra di non avere alcun potere contrattuale. Se diamo il Veneto a Fratelli d’Italia, qui viene giù tutto». Al contrario, secondo un’elaborazione che circola tra i leghisti, con il «40/43% il partito otterrebbe con il premio di maggioranza circa 30 seggi». Con 13 o 14 seggi per FdI e FI, e 7 seggi per il Pd.

 

Matteo Salvini e Luca Zaia

I più ottimisti sperano che Meloni, che ha la responsabilità di unire la coalizione, acconsenta a lasciare il Veneto alla Lega. Ma attenzione. Comunque finisca, la vicenda rischia di innescare un effetto domino. Quella Lombardia in cui Salvini non ha vinto il congresso riprenderebbe immediatamente a sobbollire. Anche (e soprattutto) nella migliore delle ipotesi in campo, l’assai improbabile passo indietro di Fratelli d’Italia, con la rinuncia alla candidatura in Veneto. A quel punto, sarebbe «ufficiale, definitiva e bollinata la rinuncia della Lega alla Lombardia».

luca zaia giorgia meloni

 

[…] «Che cosa è una Lega senza il Veneto e senza la Lombardia?», dice cupo un deputato, questa volta lombardo. Che aggiunge: «Strano anche che Giorgia Meloni non tenga conto che al di là di Salvini, i governatori di Lombardia e Veneto possono davvero destabilizzare il governo. A meno che non sia proprio questo il suo calcolo».

 

Il tutto in un clima da fine del mondo. In cui, tra gli avvelenati nei confronti di un segretario che sul terzo mandato dei governatori «non ha fatto abbastanza», circolano persino le voci più stravaganti. Per esempio, quello di uno scambio: «Il posto al Viminale in cambio della fine delle ostilità sul Veneto». Impossibile, certo. Ma rende bene l’idea del clima in un partito che dovrebbe andare a congresso entro due mesi. La carta del cambio di nome del partito, con la scomparsa della dicitura su «Salvini premier» viene esclusa nella maniera più categorica dai vicini al segretario.

 

luca zaia giorgia meloni

Ma combinazione, secondo AdnKronos , lo scorso 9 gennaio l’Ufficio brevetti e marchi del ministero delle Imprese ha approvato la registrazione del logo di Alberto da Giussano, così come chiesto da Salvini il 15 giugno del 2018. Approvata anche la domanda per la registrazione del simbolo della «Lega Salvini premier» e di «un altro logo dove compaiono solo la scritta «Lega» e l’immagine dello storico condottiero: ma senza la dicitura «Salvini premier». Insomma, contro Salvini nessuno potrà utilizzare quei simboli.

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