carlo nordio processo processi giustizia

“NON È UNA VENDETTA CONTRO LA MAGISTRATURA” – LA BATTAGLIA PER IL REFERENDUM ENTRA NEL VIVO E IL GUARDASIGILLI CARLO NORDIO DIFENDE A SPADA TRATTA LA RIFORMA – “GUAI ALLO SLOGAN PRO O CONTRO LA MELONI NON PERCHÉ ABBIAMO PAURA DI PERDERE E CHE IL GOVERNO VADA A CASA (COMUNQUE VADA RESTEREMO AL NOSTRO POSTO) MA PERCHÉ PENSIAMO DI VINCERE. E SE DOVESSIMO VINCERE NEI CONFRONTI DI UNA MAGISTRATURA CHE SI FOSSE ESPOSTA IN MODO MOLTO AGGRESSIVO, PER LA MAGISTRATURA SAREBBE UNA SCONFITTA POLITICA E LE SCONFITTE POLITICHE NON SONO INDOLORI” - POI ANNUNCIA DI ESSERE PRONTO A UN CONFRONTO CON IL CAPO DELL'ANM PARODI...

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

 

Francesco Moscatelli per "la Stampa" - Estratti

 

Lo sa bene Carlo Nordio che i mesi più complicati della sua esperienza al governo sono iniziati. La battaglia per il referendum sulla riforma della giustizia entra nel vivo e il Guardasigilli non può che cominciare a difendere centimetro per centimetro la sua creatura.

meloni nordio

 

 

Invita tutti a «non politicizzare» il referendum, rassicura che le nuove norme non sono una «vendetta» verso la magistratura, difende la nuova corte disciplinare a sorteggio «perché oggi la giustizia disciplinare è una giustizia domestica» e ribadisce l'importanza della separazione delle carriere perché da Mani Pulite in poi la commistione fra la figura del giudice e quella del pm avrebbe fatto perdere al giudice «quella figura di imparzialità e terzietà che invece dovrebbe essere il suo connotato principale».

 

CESARE PARODI E CARLO NORDIO

Videocollegato con il XXVIII congresso dell'Associazione italiana giovani avvocati in corso a Bergamo l'ex magistrato a cui Giorgia Meloni ha affidato una delle partite più complicate della legislatura mostra anche quella che sarà la strategia dell'esecutivo in vista della consultazione popolare che si terrà in primavera.

 

«Guai allo slogan pro o contro il governo Meloni - dice Nordio, rispondendo alle domande del giornalista Giovanni Negri - non perché abbiamo paura di perdere e che il governo vada a casa, comunque vada resteremo al nostro posto, ma proprio perché pensiamo di vincere. E se vincendolo dovessimo farlo nei confronti di una magistratura che si fosse esposta in modo molto aggressivo, per la magistratura sarebbe una sconfitta politica e le sconfitte politiche non sono indolori».

 

Inutile dire che la natura costituzionale del referendum, che non prevede alcun quorum, e la sconfitta di Matteo Renzi nel 2016 in una consultazione analoga, sono il punto di partenza di ogni ragionamento.

carlo nordio matteo piantedosi giorgia meloni – foto lapresse

 

Il ministro indossa i guanti di velluto. Del resto poco prima, a margine di un incontro a Montecitorio, aveva annunciato di essere pronto ad un confronto «tecnico costituzionale» e «giuridico» con il presidente dell'Anm Cesare Parodi.

 

«Io ho sempre sostenuto che la magistratura non ha mai aggredito la politica né ha mai cercato di sostituirsi alla politica - spiega il ministro-. Semmai è stata la politica che talvolta in modo codardo ha fatto un passo indietro e ha lasciato quel vuoto di potere che la magistratura ha colmato. Non c'è nessuna vendetta».

CESARE PARODI E CARLO NORDIO CON LA SIGARETTA AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 

I toni cambiano, però, quando si entra nel merito della riforma. Nordio parla apertamente della necessità di rendere i magistrati «più responsabili» e bolla come «domestica» la giustizia disciplinare dell'attuale Csm.

 

«Le varie correnti si accordano per dare protezione ai vari appartenenti- accusa-. Sono parole dure ma lo dice una persona che è stata per quarant'anni magistrato e che queste cose non solo le conosce ma le ha sentite ripetere dagli stessi colleghi che oggi non hanno il coraggio di dirlo apertamente».

 

Ed è altrettanto tranchant sull'ipotesi che il pubblico ministero si trasformi in una specie di super poliziotto. «Il rischio che si è corso fino adesso non è tanto che il pubblico ministero perda la cultura della giurisdizione ma piuttosto che il giudice acquisisca o mantenga la cultura del pubblico ministero», sostiene Nordio.

giorgia meloni carlo nordio

 

(…)

CESARE PARODI E CARLO NORDIO