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NON È VERO CHE “NESSUNO DI LORO” ERA A BOLOGNA – IL MANTRA DELLA DESTRA POST-FASCISTA ITALIANA, RIBADITO IN CANZONI, TWEET, DISCORSI, È UNA CAZZATA: A DIMOSTRARLO CI SONO DECINE DI SENTENZE – CINQUE ESPONENTI DELLA DESTRA EVERSIVA DEI NAR SONO STATI CONDANNATI: TRA LORO CI SONO ANCHE LUIGI CIAVARDINI (CHE ANNI FA SI FACEVA FOTOGRAFARE CON LA DEPUTATA MELONIANA CHIARA COLOSIMO) E PAOLO BELLINI, ESPONENTE DI AVANGUARDIA NAZIONALE. TUTTI AVEVANO, O HANNO AVUTO SUCCESSIVAMENTE, RAPPORTI CON LA DESTRA MISSINA – LA MORTE DEL MAGISTRATO MARIO AMATO E IL GRANDE ABBAGLIO DELLA “PISTA PALESTINESE”
Estratto dell’articolo di Andrea Palladino per “La Stampa”
C'è uno slogan che la destra radicale ripropone ogni 2 agosto, "Nessuno di noi era a Bologna", riprendendo il verso di una canzone d'area. Quella strage pesa come una colpa collettiva sul mondo nero - soprattutto romano - che con i Nar (Nuclei armati rivoluzionari) divideva piazze, sezioni del MSI e spesso idee. Per gli eredi di quel mondo la ricorrenza dell'attentato vuol dire mostrare una sorta di colpa collettiva, quanto meno politica.
La verità sulla strage del 2 agosto è oggi scolpita nella storia e nelle aule giudiziarie. Decine di sentenze, tra i diversi gradi di giudizio, arrivate dopo quattro decenni di indagini, con l'attività investigativa probabilmente più complessa della storia italiana.
francesca mambro giusva fioravanti
Cinque esponenti della destra eversiva condannati come autori materiali: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini, esponenti di punta dei Nar; Luigi Ciavardini, all'epoca diciassettenne, militante di quell'area a cavallo tra i Nuclei armati rivoluzionari e Terza posizione. Infine Paolo Bellini, il personaggio forse più enigmatico, esponente di Avanguardia nazionale, agente provocatore al servizio della destra missina e dell'intelligence, come hanno ricostruito i magistrati bolognesi.
In questo stesso processo i magistrati hanno individuato il finanziamento dell'operazione, indicando come mandante la loggia P2 di Licio Gelli e Umberto Ortolani e il sistematico depistaggio, a cura dei servizi segreti civili (l'ufficio affari riservati di Federico Umberto D'Amato) e militari (il Sismi di Pazienza, Musumeci e Belmonte, già condannati nel 1988).
Il punto finale è stato messo con l'ultima sentenza della Cassazione lo scorso primo luglio, che ha confermato pienamente la ricostruzione del processo contro Bellini e i mandanti, l'ultimo troncone arrivato grazie alla caparbietà delle parti civili e della Procura generale di Bologna.
Sono chiari i padri ideologici della strage, l'ambiente eversivo tra Ordine nuovo, Avanguardia nazionale e la destra romana particolarmente attiva alla fine degli '70. E' chiaro il quadro politico, il tentativo golpista di Licio Gelli. Ed è ormai storia quella contaminazione dello Stato, a partire dal sistema di intelligence dell'epoca, condizionata pesantemente dall'ambiente massonico-eversivo di Gelli.
Eppure alcuni pezzi continuano a mancare. L'indagine della Procura generale di Bologna sui mandanti e su Paolo Bellini aveva affrontato anche un filone mai esplorato fino in fondo, cercando di allargare lo sguardo sul contesto in cui era maturato il piano eversivo dietro la strage.
C'è un pezzo di quell'indagine che non ha visto uno sviluppo completo, per la mancata risposta a rogatorie internazionali estremamente importanti, su piste che portavano nella Londra a cavallo tra anni '70 e ‘80.
I Nar di Fioravanti e Mambro all'epoca erano appena un pezzo di un puzzle eversivo molto più complesso, quello che uno dei pochi collaboratori di giustizia dell'area nera, Paolo Aleandri, chiamava "l'arcipelago".
Una miriade di sigle, con un progetto di destabilizzazione della democrazia ben chiaro. Pochi mesi prima di Bologna ci furono nella capitale una serie di attentati dinamitardi contro simboli istituzionali e in un caso, l'ordigno collocato davanti al Csm, non esploso per un puro caso, si rischiò una strage probabilmente pari a quella del 2 agosto 1980.
Il quadro era stato intuito in tutta la sua gravità dal magistrato romano Mario Amato, che in due audizioni davanti al Consiglio superiore della magistratura lanciò un allarme ben chiaro sul pericolo nascosto dietro l'angolo. E non è un caso che il suo omicidio - avvenuto per mano di Gilberto Cavallini, con la complicità materiale di Luigi Ciavardini e il concorso morale di Mambro e Fioravanti - sia stata deciso, pianificato ed eseguito dieci giorni prima della bomba nella stazione di Bologna. Il magistrato era uno dei pochi che avrebbe avuto la chiave di lettura sicura ed immediata dell'attentato del 2 agosto, era un nemico da eliminare, molto probabilmente, preventivamente.
GIORGIA MELONI E LA MATRICE DELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
[…] I militanti dei Nar Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini non hanno mai ammesso le loro responsabilità e, anzi, hanno spesso tentato di sviare le indagini.
Grazie ad una fitta rete di appoggi politici - spesso traversali - per decenni hanno fatto di tutto per promuovere filoni evidentemente depistanti, come la cosiddetta "pista palestinese", che ciclicamente torna e che nel terzo governo Berlusconi riuscì a trovare uno spazio nelle istituzioni, grazie alla commissione "dossier Mitrokhin".
Quello slogan che riappare ogni 2 agosto in fondo può essere ribaltato. Quel mondo della destra radicale romana che ancora oggi difende gli stragisti è figlio legittimo di Bologna e della sua strategia
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PAOLO BELLINI STRAGE BOLOGNA
LA DUCE VITA - MEME BY EMILIANO CARLI
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MARIO AMATO
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giorgia meloni e la strage di bologna vignetta by rolli per il giornalone la stampa
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LUIGI CIAVARDINI
gilberto cavallini
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gilberto cavallini
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