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Vincenzo Nigro per "la Repubblica"
Una notte americana per la politica italiana a Roma. All'Hotel Excelsior, dove ha organizzato tutto l'ambasciata; al Tempio di Adriano, dove il Partito democratico (italiano) si riunisce per tifare Barack Obama. A Testaccio dove invece in bar e pub di ritrovano i democratici americani. Così ieri notte gli americani in Italia e i loro amici italiani hanno seguito le ultime ore del voto e i primi risultati. Feste, cene, televisori accesi, vini e piatti italiani e americani.
Lo spoglio dei voti fra Obama e Romney da tutti viene dato assolutamente imprevedibile: anche per questo David Thorne, ambasciatore di Barack Obama in Italia, è assolutamente professionale ed equilibrato. «Sono l'ambasciatore degli Stati Uniti, tutti sanno come la penso, ma anche qui e anche stasera rappresento tutto il mio paese», dice lui che è cognato di John Kerry, il capo della Commissione esteri della Camera americana,
l'addestratore di Obama alla vigilia dei dibattiti televisivi con Romney: «E' stata una campagna dura - spiega - che è anche costata troppo, oltre sei miliardi di dollari. à tempo che le idee tornino a contare più dei soldi».
L'Excelsior a via Veneto per tradizione è il luogo delle feste americane; a poche decine di metri dall'ambasciata, ogni 4 anni gli ospiti sanno di ritrovarsi in un luogo "americano": decine di televisori a rilanciare le dirette delle tv italiane e di quelle americane. Fra gli ospiti la prima è Marta Dassù sottosegretario agli Esteri, prima di mezzanotte arrivano Corrado Passera, Gianni Letta, Antonio Catricalà .
Praticamente tutti leggono le elezioni americane pensando a quelle italiane. Pierferdinando Casini dice che «la partita si svolge al centro dello schieramento politico, sia Obama che Romney guardano al centro dell'elettorato americano». Angelino Alfano, segretario del Pdl, non nasconde la sua invidia per un sistema diretto e decisionale come quello elettorale americano: «Si elegge con un metodo straordinariamente partecipato il presidente americano, e questa scelta è affidata al popolo. Questo è motivo di desiderio di emulazione».
Sia Alfano che Casini sono molto prudenti sul vincitore, non fanno nulla per far capire che preferiscono Obama anche se il loro referente naturale è Romney che, invece, ha l'esplicito appoggio del capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
Chi non nasconde nulla invece è il Pd che vuole andare avanti con Obama. Per la prima volta il Pd al Tempio di Adriano decide di seguire e leggere il voto Usa con una festa.
Oltre al segretario Bersani, arrivano Walter Veltroni e Nicola Zingaretti, due fra i più filo-americani. Per Veltroni «se davvero Obama manterrà la Casa Bianca sarà un segnale controtendenza rispetto all'Europa, dove dall'inizio della crisi hanno perso tutti quelli che hanno governato». «Spero che vinca Obama», tifa anche il rottamatore del Pd, Matteo Renzi.
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