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1. CARBONE: “INACCETTABILE NORMA INCOSTITUZIONALE CHE PORTEREBBE ALLA PARALISI”
Francesco Grignetti per “La Stampa”
Maurizio Carbone, segretario dell’associazione nazionale magistrati, perché siete così contrari a modificare la legge sulla responsabilità civile dei giudici?
«Non possiamo transigere sui principi costituzionali di autonomia e indipendenza del magistrato. Con questa legge, così come l’ha approvata la Camera, che introduce la possibilità di rivalsa diretta del cittadino nei confronti del magistrato, e addirittura a causa in corso, è evidente a tutti che si introduce un meccanismo dai profili incostituzionali».
In che senso, scusi?
«Nel processo civile, sarebbe pressoché automatico che il soccombente facesse causa al giudice che gli ha dato torto. Nel penale, sarebbe forte la tentazione di fare causa per liberarsi di un giudice scomodo. In ogni caso ne andrebbe della nostra serenità e libertà. Guai a far passare l’equazione che ogni interpretazione è un errore giudiziario. Non per caso la legge Vassalli subordina i risarcimenti al dolo o colpa grave del magistrato».
Lei saprà che in tanti anni sono stati pochissimi, quattro o cinque in tutto, i magistrati chiamati a rispondere pecuniariamente dei loro errori.
MICHELE VIETTI E GIORGIO NAPOLITANO AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
«Sì, e siamo anche disponibili a discutere di qualche piccola modifica alla legge, ma non nel senso di queste forzature inaccettabili.
Mi lasci dire che siamo rimasti davvero meravigliati che dopo due anni di discussioni, dopo che abbiamo spiegato perché è sbagliata e incostituzionale una legge che prevede il risarcimento diretto, ieri la Camera abbia votato questa legge. Un pessimo segnale che la politica invia non tanto a noi, quanto al Paese. Proprio in questo momento, poi, in cui finalmente si discute con toni diversi dal passato di riforma della giustizia e la magistratura è impegnata in inchieste delicatissimi sulla corruzione...».
2.GAIA TORTORA: “CHIUNQUE SBAGLI DEVE PAGARE QUINDI ANCHE I GIUDICI”
Consiglio Superiore della Magistratura
Francesca Paci per “La Stampa”
Gaia Tortora, l’emendamento leghista rende giustizia a suo padre Enzo?
«Evito il gioco del “perché ora” o se i 5Stelle volessero sfidare il Pd e vado al punto: per la mia storia chi sbaglia paga. In ogni lavoro, giudici compresi. Nel caso della mia famiglia chi ha sbagliato è stato promosso. Non significa che sarà sempre così. Però si deve intervenire. Se poi vogliamo dire che in questo momento ci sono inchieste delicate in corso lo capisco, ma mi lascia perplessa la polemica nel Pd».
Perché? Di fatto il partito si è spaccato.
«Speranza, come altri nel Pd, ha detto che questo provvedimento non è giusto. Ma se è vero,perché ogni volta si arriva a questo punto? Il Pd dice che è stato un errore, vediamo allora che cosa tira fuori. Personalmente non ho capito che linea abbia. Giachetti, per esempio, non rinnega la sua storia, altri invece sì. Domani c’è consiglio dei ministri sulla corruzione: è casuale anche questo?».
Enzo Tortora con le figlie Silvia a sinistra e Gaia
Come bilanciare l’indipendenza della magistratura e il diritto dei cittadini al risarcimento dei danni per una sentenza con dolo o palesemente errata?
«Questo paese non è cresciuto e la colpa è della politica che lascia regolarmente dei vuoti riempiti al momento dagli interessi in campo, che non sono mai gli interessi del Paese. Finora Renzi ha mostrato idee chiare e coraggio. Vedremo se andrà fino in fondo facendo una riforma della giustizia completa, che inevitabilmente toccherà anche quella categoria. Renzi dice chi sbaglia paga, politici, imprenditori, tutti: e tutti vuol dire tutti».
L’ emendamento è l’apice dell’era berlusconiana, il suo epilogo o non c’entra?
«Non c’entra nulla. È un nuovo tassello di un gioco tattico. Ma le persone devono esigere rispetto. Il tema giustizia è trasversale. Criticando il provvedimento l’Anm ha detto che in un momento delicato è un indebolimento della democrazia. Forse bisogna ricordare ai magistrati che c’è stato un referendum su cui i cittadini, sempre citati strumentalmente, hanno visto ignorata la propria volontà».
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