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A NOVEMBRE IL PORTAFOGLI SI SVUOTA IN UN ISTANTE – IN QUESTO MESE IL FISCO INCASSERÀ OLTRE 57 MILIARDI DI EURO. LE MAGGIORI ENTRATE ARRIVERANNO DALL’IVA, POI IL 30 SCADONO I TERMINI PER IL VERSAMENTO DELL’IRPEF – IRAP, ADDIZIONALI, RITENUTE: ECCO TUTTE LE SCADENZE DA TENERE D’OCCHIO
Giusy Franzese per “il Messaggero”
Acconto Irpef e Ires, e poi Irap, addizionali regionali e comunali, ritenute dei dipendenti e soprattutto Iva: novembre è da sempre il mese top per il versamento delle imposte. Secondo l' ufficio studi della Cgia di Mestre quest' anno in totale il fisco incasserà a novembre oltre 57 miliardi di euro. Un bel bottino che renderà un po’ meno complicato per il ministro dell' Economia Giovanni Tria far quadrare i conti pubblici.
giovanni tria ministro dell economia
L' incasso maggiore dovrebbe arrivare anche quest' anno dall' Iva di imprese e lavoratori autonomi (scadenza versamento 16 novembre): il gettito previsto è di ben 15 miliardi di euro. Segue l' acconto Ires in capo alle società di capitali (Spa, Srl, Società cooperative, etc.): 14 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, verseranno al fisco le ritenute per un importo pari a 11,5 miliardi di euro. Il 30 novembre scadono poi i termini per il versamento della seconda o unica rata dell' acconto Irpef di persone fisiche e società persone. In questo caso il gettito previsto è di circa 7,4 miliardi di euro.
Dall' acconto Irap ci si aspetta di incassare 6,5 miliardi. Circa un miliardo a imposta dovrebbero arrivare dalle ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e dall' addizionale regionale Irpef. Mentre dall' addizionale comunale Irpef e dalle ritenute bonifici detrazioni Irpef, ci si aspetta un gettito rispettivamente di 400 e 177 milioni di euro. Nel conto non ci sono i contributi previdenziali che dovranno essere versati entro il prossimo 16 novembre.
L' ALLARME
La Cgia però lancia un allarme: non saranno poche le imprese che avranno problemi a onorare queste scadenze a causa soprattutto dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Secondo i calcoli dell' associazione degli artigiani e piccoli imprenditori le imprese fornitrici vanterebbero ancora 27 miliardi di crediti dalla Pa.
«Con poca liquidità a disposizione e il perdurare delle difficoltà di accesso al credito, per questi imprenditori non sarà facile recuperare i soldi per pagare le tasse» osserva il coordinatore dell' Ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo. Di qui l' appello al governo: «Se non si riesce a saldare questi fornitori entro i tempi stabiliti per legge, si consenta a questi ultimi almeno la compensazione tra i crediti vantati verso la Pa e le imposte dovute al fisco. Per queste realtà sarebbe un grosso toccasana».
I ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione sono ormai un vecchio problema dell' Italia. Nel dicembre 2017 la Commissione europea ha deferito il nostro Paese alla Corte di Giustizia dell' Unione a causa del sistematico mancato rispetto delle disposizioni europee contro i ritardi di pagamento.
Qualcosa è stato fatto. Tant' è che, secondo i risultati emersi dalle ultime indagini campionarie riportate dalla Banca d' Italia nella Relazione annuale 2017, lo stock di debiti commerciali in capo all' Amministrazione pubblica italiana sarebbe sceso da 64 a 57 miliardi di euro. Ma evidentemente non basta. «In attesa che il ministero dell' Economia riesca finalmente a dimensionarli con esattezza» l' ufficio studi Cgia ipotizza «al netto della quota riconducibile ai ritardi fisiologici (ovvero entro i 30/60 giorni come previsto dalla legge), che le imprese fornitrici vanterebbero 27 miliardi di crediti dalla Pa».
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