1. NUNZIA TRA I MAIALI! L’UNICO PORCELLUM CHE CONTA DAVVERO È QUELLO CHE SI MANGIA, NON QUELLO ELETTORALE SU CUI HANNO CAMPATO A SBAFO TRE PARLAMENTI 2. I TIR ISPEZIONATI IERI AL BRENNERO DALLA FINANZA PORTAVANO A INDUSTRIE FURBETTE COSCE DI MAIALE PRODOTTE IN LITUANIA, PROSCIUTTONI CRUCCHI CON FASCIA TRICOLORE, MOZZARELLE DI AMBURGO (ECCO PERCHÉ LA PIZZA IN CERTI POSTI FA SCHIFO), GRANO AUSTRIACO E FROLLINI CONFEZIONATI IN GERMANIA CON ETICHETTA “MADE IN ITALY” 3. SE DAVVERO IL NOSTRO UNICO, VERO, CONCRETO FUTURO È NEL TURISMO E NELL’AGROINDUSTRIA DI QUALITÀ, SAREBBE IL CASO DI NON FARE LE ANIME BELLE E, IN BARBA AL COMMERCIO GLOBALE, DI SMETTERE DI DIRE CHE I DAZI SONO ROBE FASCISTOIDI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - NUNZIA TRA I MAIALI (IL VERO PORCELLUM E' NEI TIR)
Dio benedica la Coldiretti e la ministra Nunzia De Girolamo, ieri al Brennero in giacca a vento gialla per ricordarci che l'unico Porcellum che conta davvero è quello che si mangia. Non quello elettorale su cui hanno campato a sbafo tre parlamenti popolati di ectoplasmi e nullità varie.

I Tir ispezionati ieri dalla Finanza portavano a industrie furbette cosce di maiale prodotte in Lituania, prosciuttoni crucchi con fascia tricolore, mozzarelle di Amburgo dirette nel veronese (ecco perché la pizza in certi posti fa schifo), grano austriaco e frollini confezionati in Grande Germania con etichetta "made in Italy" (Corriere p. 27, Stampa p. 1 con grande foto).

In Confindustria si sono molto irritati per la presenza della ministra dell'Agricoltura a fianco della Coldiretti, anche perché non potevano certo prendersela con la Guardia di Finanza. Del resto, quando nelle scorse settimane gli Stati Uniti hanno introdotto dazi doganali su alcuni tipi di grano prodotto sotto costo dal Canada, il fronte dell'industria locale si è opposto fieramente. Era guidato da un colosso straniero: una certa "Barilla Inc.".

Se davvero il nostro unico, vero, concreto futuro è nel turismo, nell'agricoltura e nell'agroindustria di qualità, forse sarebbe il caso di non fare le anime belle e di smettere di dire che i dazi sono robe fascistoidi. Un elenco delle protezioni doganali adottate in giro per il mondo da preclare democrazie sarebbe sufficiente a smentire i cantori (interessati) del "commercio globale". Ma comunque la si pensi, questo tema è nettamente più concreto e decisivo del Porcellum di Calderoli. Al quale adesso ci dedichiamo perché comunque ce lo siamo tenuto sette anni e ci rappresenta molto bene.

2 - IPOCRITI FINO IN FONDO
Dunque "era una legge truffa", come titola giustamente a tutta prima Repubblica, ricordando che la legge elettorale sventrata ieri dalla Corte Costituzionale fu imposta da Forza Italia, Lega Nord, Alleanza nazionale e Udc per fermare un Romano Prodi lanciatissimo nei sondaggi (p. 9). Tutti naturalmente d'accordo con la Consulta, che ha dichiarato illegittimi il premio di maggioranza e l'assenza di preferenze. Grandi applausi e solite promesse di intervenire presto (Quagliariello: "E ora subito la nuova legge o larghe intese per sempre", Repubblica p. 7).

Roberto Giachetti, democratico e vicepresidente dalla Camera, fa lo sciopero della fame contro il Porcellum da due mesi e oggi non esulta: "Tutti fan finta di essere contenti, in realtà tutto si muove per non fare quel che la politica deve fare. E la Finocchiaro ha scippato la riforma alla Camera calendarizzandola in Senato, ma poi in quattro mesi non hanno approvato neppure un ordine del giorno" (Repubblica, p. 6).

Mario Segni, intervistato dal Corriere, è addirittura scandalizzato, accusa i giudici di aver emesso "una sentenza illegittima" e spiega perché: "Un anno fa la Consulta bocciò con una sentenza illegittima un referendum abrogativo chiesto da un milione e mezzo di cittadini contro una legge incostituzionale: fu una sentenza politica vergognosa, scritta da azzeccagarbugli.

La Corte costituzionale ci ha fatto votare per la terza volta con una legge incostituzionale e ha fatto eleggere un Parlamento e un presidente con norme viziate". Non solo, ma la sentenza di ieri "realizza una manovra politica: cancellare il maggioritario che gli italiani avevano votato a grandissima maggioranza e tornare ai peggiori vizi della Prima Repubblica" (p. 5)

3 - RE GIORGIO NON GODE, ASPENIO FORSE SI' E RENZIE CHE S'INVENTA?
"La Corte si divide nove a sei e sceglie la via meno politica". Sulla Stampa, Antonella Rampino svela le cordate interne alla Corte e racconta che sono stati sconfitti "quelli che volevano subito far rivivere il Mattarellum". Il fronte perdente, probabilmente assai vicino a Re Giorgio, era guidato da Giuliano Amato e Sabino Cassese, dallo stesso Mattarella e da due soli magistrati. Ma ha prevalso la linea del relatore Tesauro, che ha sostenuto come fosse impossibile "fare una scelta così politica" (p. 2).

E sul Corazziere della Sera arriva un'altro segnale del fatto che forse non è Re Giorgio il vero vincitore di giornata: "Un assist per Letta. Renzi costretto a trattare con Alfano. L'altro sconfitto della partita è Grillo". Poi passa il quirinalista e si soffre: "La delusione del Quirinale per le Camere messe in mora. Il rischio del ‘marasma' dopo il verdetto. L'importanza di arrivare almeno fino alla primavera del 2015, anche per garantire alcuni interventi anti crisi" (p. 6).

Anche il Rottam'attore, con la sua smania di votare presto e in modo netto, si mangia le mani: "L'irritazione di Renzi. ‘Politica commissariata'. Il sindaco: la riforma andava fatta, ma ora c'è una spada di Damocle. ‘La legge elettorale che torna in vigore è quella precedente al referendum del 1993... E poi ci meravigliamo se la gente non va più a votare" (Stampa, p. 5). Per il Messaggero, la sentenza crea un vuoto di regole che allontana il voto (Alessandro Campi, in prima) e aiuta il governino di medie intese: "Letta: spinta forte per il governo. Le riforme il cuore della verifica" (p. 3).

Il Giornale invece la butta in caciara alla grandissima, facendo finta che le sentenze della Corte siano retroattive: "Decade il Parlamento. Sentenza choc: la legge elettorale è incostituzionale, deputati e senatori illegittimi. Napolitano è il governo sono abusivi. Sinistra e Alfano nel panico: saltano tutti i piani" (p. 1). Decaduto Lui, decaduti tutti? Non è vero (purtroppo), ma forse crederlo aiuta qualcuno a tirare avanti.

4 - SIAMO SOLO UNO STATO DI NECESSITA'
Ancora una volta imperdibile Gelatina Saccomanni, vittima di se stesso e della Repubblica di Eziolo Mauro che lo affida alle cure di Rampino Rampini e gli fa dire la seguente amenità: "Wall Street pronta a investire e ad alleggerire le nostre banche" (p. 15). Qualcuno lo aiuti. Anche dichiarare "sono grato agli amici di Citigroup per avermi organizzato incontri con esponenti molto rappresentativi" e aggiungere "ieri ho visto anche gli uomini di George Soros qui a New York, dopo aver incontrato lui in Italia" non è esattamente una cosa che faccia fare una bella figura a un ministro della Repubblica. A meno che la Repubblica in questione sia quella del Burkina Faso.
Qualcuno aiuti quest'uomo dimenticato da Dio e da Drago Draghi.

5 - TELECOM-MEDIA
Nella distrazione da Porcellum e affini, continuano le danze suine intorno a quel che resta della Telecom privatizzata all'italiana (cioè male). Bollettino di giornata dal Sole: "Antitrust Brasile, Telefonica non può salire in Telco. Gli spagnoli dovranno cedere le nuove azioni della holding a meno che Tim Brasil sia venduta. La società di proxy advisory, Iss: ‘Telco è in conflitto'. La raccomandazione ai fondi esteri: ‘Votate per la revoca del board e per la lista Assogestioni". Poi canta anche il Bernabè: "Volevo che Telco si sciogliesse. Serviva l'aumento: così si depaupera il gruppo" (p. 1 del dorso Finanza&Mercati). Lui invece lo ha arricchito, in tutti questi anni.

6 - SOR-GENIO ARIDACCE LI SORDI!
La macchina del grano del Giornale di Berlusconi, che a Cidibbì deve dare un bel po' di soldini, si preoccupa della salute finanziaria del suo creditore. Titolone sul quotidiano di Sallustioni: "Sorgenia ha un buco di 1,8 miliardi. La società elettrica di De Benedetti ha un maxi debito e perde 430 milioni. Mps il gruppo più esposto. Una ristrutturazione che spaventa le banche. Agli istituti l'azionista chiede uno sconto, ma senza investire i milioni del ‘Lodo Mondadori" (p. 20).

7 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN
Ma come se la ridono, Mortadella Prodi e Abramo Bazoli, il buono che è avanzato da questo Paese. La foto pubblicata a pagina 27 dalla Repubblica degli Illuminati è da ritagliare e incorniciare. Come il pezzo allegato: "Prodi: ‘Mediobanca e la politica hanno messo l'Italia in freezer, così la grande industria è sparita'. L'ex premier e Bazoli alla presentazione del libro: ‘La sfida internazionale della Comit'". I due noti esuli, rientrati in Patria solo alla morte di Enrico Cuccia, hanno proprio ragione.

E del resto è vero che gli assenti hanno sempre torto. Prendete il caso di Intesa Sanpaolo, eletta per il quarto anno consecutivo "Banca italiana del 2013" dalla rivista "The Banker", del gruppo Financial Times. L'ad Carlo Messina si è naturalmente detto "onorato" eccetera eccetera, e ha ringraziato tutti i super-manager e i 90 mila dipendenti. Tutti meno uno, Enrico Cucchiani, che ha guidato l'istituto due anni ed è stato fatto fuori a settembre.

8 - CHAPEAU!
Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo scovano a Montauro, in provincia di Catanzaro, il misterioso ex poliziotto sfregiato, al centro di tanti misteri di mafia. Fa il pescatore, si chiama Giovanni Aiello e ha 67 anni. Ne esce un pezzo tutto da leggere: "Mafia, nel rifugio di ‘faccia da mostro'. ‘Io accusato di essere il killer di Stato'. Calabria, l'ex poliziotto parla per la prima volta: ‘Con le stragi non c'entro'. ‘Mai più andato a Palermo, dopo il 1976. E non mi hanno ancora interrogato" (Repubblica, p. 23).

9 - NON SIAMO FINITI
Repubblica racconta anche, assai brevemente, la bella storia di Guglielmo Colombino, 35 anni, che ha tolto le slot dal suo bar di Biella. Dice Colombino: "A marzo se n'è andato il mio socio, l'ho liquidato e ho disattivato le due macchine. Ci ho rimesso 600 euro al mese ma vivo molto meglio. Ho tolto anche il Gratta e Vinci, è gioco d'azzardo. Ho dovuto lottare contro Lottomatica, ma alla fine ho ripulito il bar. Quando il videopoker è esploso ho visto padri di famiglia buttare via in dodici ore lo stipendio di un mese" (p. 25).
Caro Re Giorgio, i cavalieri del lavoro dovresti sceglierli tra gente così, anziché tra i soliti puzzoni ripuliti e con addetto stampa incorporato.

colinward@autistici.org

 

Masiello-DeGiorlamo-Brillante protesta Prodi e Veltroni con dito alzatoberlusconi prodiIgnazio La Russa Gaetano Quagliariello napolitano letta renzi Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta Enrico Mentana Mario Segni MARIO SEGNI TELECOM c c fa a ca dd FEDERICO RAMPINI CON I GOOGLE GLASS Ezio Mauro ENRICO LETTA GIOVANNI BAZOLI FOTO INFOPHOTO