LA NUOVA LEGA SOGNANTE DI MARONI PARTE ALL’INSEGNA DELLA DEMAGOGIA - BOBO VUOLE RIPULIRSI MOLLANDO IL POSTO NEL CDA RAI! - SE NON PARTECIPERA’ ALLE PROSSIME ELEZIONI QUANTI ILLUSTRI LEGHISTI RESTERANNO ATTACCATI? - SERVE COMUNQUE UN ACCORDO CON IL PDL DI ALFANO (DE-BANANIZZATO) PER SCONFIGGERE IL GRILLISMO CHE STA FACENDO PROSELITI TRA I LEGHISTI...

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Rodolfo Sala per "la Repubblica"

Primo luglio, data fatale, coincidenza forse non causale. Nello stesso giorno sono stati eletti segretari dei rispettivi partiti Bobo Maroni e Angelino Alfano. Il leghista ieri l'altro, il pidiellino un anno prima. Affinità elettive, verrebbe da dire, se si considera il rapporto speciale che i due hanno sempre mantenuto quand'erano entrambi al governo, Interni e Giustizia. Un rapporto di stima reciproca proseguito anche dopo la fine dell'alleanza tra Pdl e Lega.

Anche adesso Bobo e Angelino si sentono, e chissà se non sia una mossa addirittura concordata la parola d'ordine uscita dal congresso federale di una Lega tutta proiettata sul territorio e, come promette Maroni, pronta ad andare «via da Roma», ad abbandonare dal 2013 il Parlamento. Grazie a un accordo di desistenza con il Pdl in tutto il Nord, oppure accontentandosi di una sparuta rappresentanza nelle assemblee legislative, magari dentro le liste di un Pdl rinnovato. E completamente de-berlusconizzato.

Tutto è ancora da decidere, ma quel che va ripetendo Maroni, è illuminante: «A me interessa la Lombardia, non le poltrone; il nostro progetto è la territorialità, tornare a contare nel Nord, diventandone il partito di riferimento grazie anche alla straordinaria apertura che noi faremo al mondo produttivo ». Dunque Loss von Rome, come predicavano gli autonomisti altoatesini.

La tentazione è fortissima, questa sarà una delle prime cose nell'agenda del nuovo consiglio federale, convocato lunedì in via Bellerio. Nei gruppi parlamentari (59 deputati e 17 senatori) ci sarà pure qualcuno che rosica, ma nessuno, almeno al momento, sembra fare resistenza di fronte alla nuova prospettiva del ritiro sul territorio.

Anche se non è affatto scontata, e dunque da mettere nel conto, una possibile rivolta poltronista da parte di chi vede con terrore il "via da Roma" (vuol dire anche mollare i posti nei cda, dalla Vigilanza Rai a Finmeccanica, nell'intero regno dei boiardi di Stato frequentatissimo dalla Lega non solo di governo). Un addio che per Maroni non è l'Aventino, ma l'unico modo per andare avanti dopo la tempesta. Oltre che per fare una vera concorrenza allo strabordante MoVimento 5 Stelle, che al Nord ha rubato parecchi voti al Carroccio.

Ai fedelissimi Bobo lo ha spiegato così, subito dopo l'elezione bulgara di domenica: «Grillo strilla che li manderà a casa tutti, e noi, che in questo modo trasformiamo il partito in un sindacato del territorio, a casa ci andiamo per davvero ». Insomma, la speranza è che per risalire la china anche il rifiuto delle poltrone possa servire, eccome. C'è un problema. Per realizzare «il modello bavarese» c'è bisogno del Pdl.

E proprio qui entra il ballo il feeling tra Maroni e Alfano. Tra gli amici del neosegretario leghista le battute si sprecano: «Bobo ha avuto il coraggio di relegare Bossi al ruolo di padre nobile, Angelino è lì da un anno e questa cosa la deve ancora fare con Berlusconi; per noi è importante perché il congresso ha consegnato in modo definitivo al passato qualsiasi alleanza con un Pdl guidato da Cavaliere ». Il messaggio è già arrivato.

Da Alfano si aspettano risposte, la prima è convincere un logoratissimo Formigoni a mollare il colpo con due anni di anticipo sulla scadenza naturale e votare, anche per la Regione Lombardia, nel 2013. Nell'attesa, Maroni fa i suoi primi passi da segretario. Incurante dei colpi di coda di Bossi, che domenica era a cena a Gemonio con un gruppetto di fedelissimi furenti per gli esiti del congresso, tra cui Roberto Castelli.

Il segretario ha già in mente il terzetto dei vice, che presenterà venerdì mattina in via Bellerio. Unica certezza nota, il bergamasco Giacomo Stucchi, dopo l'accordo che ha portato Matteo Salvini alla segreteria della Lega lombarda. Ma tra i tre, il primus inter pares, con la carica di vicario sarà un veneto (il pressing su Luca Zaia continua).

E ci sarà sicuramente una donna, gira il nome di Elena Maccanti, assessore regionale in Piemonte. Stucchi avrà anche il compito di guidare l'Ufficio politico, organismo pensato per dare gambe alla linea politica elaborata dal segretario, e suddiviso in compartimenti. Giancarlo Giorgetti sarà responsabile di quello economico.

 

ROBERTO MARONI jpegROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA ROBERTO MARONI ANGELINO ALFANO UMBERTO BOSSI CON FEDELISSINI ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CASTELLI Matteo Salviniluca Zaia DSC