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Le urne non hanno portato a un vincitore “a causa della legge elettorale” (no, non è vero) e per questo la Lega e il MoVimento 5 Stelle vogliono “andare al voto il prima possibile, a luglio, con questa legge elettorale”. E poco importa ai nemici degli sprechi (altrui) se tutto ciò porterà a ulteriori spese con il rischio che finisca come in Spagna, dove nuove elezioni a pochi mesi di distanza da quelle precedenti hanno portato agli stessi risultati e a uno stallo messicano ripetuto.
Ora la domanda è un’altra però: quanto ci costeranno le nuove elezioni? Panorama spiega che per l’Italia gli ultimi dati disponibiliriguardano le politiche del 2013, quando si spesero 389 milioni di euro per la consultazione di domenica 24 e lunedì 25 febbraio, tenendo anche conto dell’abbinamento con le regionali. Il principale costo è relativo al ministero dell’Interno pari nel 2013 a 315 milioni di euro. Segue con 38 milioni il ministero dell’Economia; 33 milioni il ministero degli Esteri; 14 milioni il ministero della Giustizia.
A questo andrebbero sommati i costi di questa legislatura inutile. Alla Camera dei deputati la media è di 3,5 ore di lavoro al mese e fino ad ora i deputati sono stati riuniti per sette sedute (al costo di una ventina di milioni di euro l’una). I conti li ha fatti il deputato PD Michele Anzaldi che ha calcolato che in questi 63 giorni di stallo le Camere hanno sprecato 252 milioni di euro (161 milioni Montecitorio e 91 milioni Palazzo Madama) In questo lasso di tempo il Parlamento non ha prodotto alcuna legge. Eppure di proposte di legge in entrambi i rami del Parlamento ne sono già state presentate molte, per la precisione 540. Alla Camera ne sono state depositate 377 mentre al Senato ne sono arrivate 163. Disegni di legge che non potranno però essere esaminati né votati fino a quando non si insedieranno le Commissioni. E le Commissioni non potranno essere formate fino a che non si saprà chi andrà al governo e chi invece all’opposizione.
Insomma, un pessimo affare per l’Italia e gli italiani con il ragionevole dubbio che nuove elezioni servano davvero a superare lo stallo e a dare la vittoria a uno schieramento invece che all’altro. Perché il rischio vero è questo: che si vada alle urne in estate sotto l’ombrellone dopo una campagna elettorale estenuante anche a causa del clima e alla fine ci si ritrovi con la stessa situazione e nessuna maggioranza chiara alla Camera e al Senato. A quel punto forse qualcuno ci manderà a votare per la terza e la quarta volta, finché non vince. O finché gli italiani non lo inseguiranno con il forcone.
DI MAIO SALVINI MATTARELLAluigi di maio salvini
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