DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1. “I NOSTRI CAPI CI HANNO DETTO: ABBATTUTO JET UCRAINO”
Lorenzo Cremonesi per “Il Corriere della Sera”
«Pensavamo di dover combattere i piloti ucraini appena arrivati a terra col paracadute e invece ci siamo imbattuti in cadaveri di civili. Tanti poveri resti di corpi, assieme a valigie e bagagli che nulla avevano di militare». Sono rivelatrici le parole del miliziano dell’unità combattente «Oplot» (roccaforte) incontrato ieri a mezzogiorno sulle banchine di cemento della stazioncina ferroviaria di Torez, presso i 5 vagoni (4 frigoriferi e quello nel mezzo con i motori diesel per la refrigerazione) dove è contenuto ciò che resta dei corpi raccolti tra i campi di girasole nell’Ucraina controllata dai separatisti filorussi.
Rivelatrici perché lui le pronuncia in modo chiaramente naturale, senza pensarci sopra due volte, dopo aver raccontato della visita ai cadaveri poco prima da parte degli ispettori internazionali e alla fine di una lunga conversazione in cui spiega le consegne della sua unità chiamata a fare la guardia ai vagoni. Pure, sono rivelazioni importanti nella loro innocente semplicità. In verità, potrebbero aggiungere nuove prove alla tesi che incolpa i filorussi per aver erroneamente sparato il missile assassino, pensando invece di mirare a un aereo dell’esercito di Kiev.
«Giovedì pomeriggio i nostri comandanti ci hanno ordinato di salire sui camion con armi e munizioni in quantità. Pochi minuti prima, forse dieci, avevano udito un grosso scoppio nel cielo. Abbiamo appena colpito un aereo dei fascisti di Kiev, ci hanno detto, ingiungendoci di fare attenzione per il fatto che c’erano informazioni per cui almeno una parte dell’equipaggio si era lanciato con i paracadute. Erano stati visti oggetti bianchi tra le nuvole. Forse avremmo dovuto combattere per catturarli», spiega il soldato.
Ha l’ordine di non rivelare nome o grado. Nessuno lo fa tra i suoi compagni, saranno una decina sulla pensilina, il resto della «Oplot» sta di guardia tra i binari e alle porte del villaggio di Torez. Lui però dice di avere 31 anni, vive a Torez e da civile fa il minatore nella zona. Poi si fa fotografare ben contento di mostrare i sigilli appena posti ai tre vagoni dagli ispettori della Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza europea (Osce). I corpi raccolti sono 282, il quarto vagone resta aperto per raccogliere gli ultimi.
Il soldato insiste nello specificare che la zona resta tranquilla. «Stiamo facendo bene il nostro mestiere. Anche i commissari europei hanno dichiarato che i corpi sono conservati in modo soddisfacente, all’interno dei vagoni la temperatura è mantenuta tra lo zero e i meno cinque gradi», esclama.
Quindi prosegue nel racconto riferito al giorno della tragedia: «Con i miei soldati cercavo di individuare i paracadute sul terreno e sugli alberi. A un certo punto, ho visto brandelli di tela in una radura. Li ho sollevati e ho trovato il corpo di una bambina che avrà avuto non più di cinque anni. Il viso era rivolto verso terra. È stato terribile. Allora ho capito che quello era un aereo civile. Non militare. E questi erano tutti morti civili. Un groppo di valigie scoperchiate non ha fatto che confermare la scoperta».
Da allora la «Oplot» è sempre rimasta sul luogo della tragedia. All’inizio come prima squadra di individuazione dei cadaveri, poi per fare la guardia ai rottami de ll’aereo malese, infine come sentinella ai vagoni-obitorio. Eppure i suoi miliziani non sembrano avere alcun senso di colpa e contraddicono il capo fornendo la versione ufficiale. «Ovvio che non siamo stati noi ad abbattere l’aereo. Non disponiamo di missili capaci di sparare tanto in alto. Questo è un crimine commesso dai banditi che obbediscono al governo di Kiev. Facilmente è stato un loro caccia ad abbattere il Boeing delle linee aeree malesi», commentano.
La loro ostilità nei confronti delle autorità di Kiev si è accompagnata ieri sino a metà pomeriggio a sprazzi di combattimenti presso l’aeroporto e la stazione ferroviaria di Donetsk, la capitale dei separatisti. In centro città le vittime accertate sono almeno quattro, tutte colpite vicino alla stazione. In serata, tuttavia, la situazione è parsa farsi meno tesa. A Donetsk hanno cessato di echeggiare i rombi degli spari.
Soprattutto si è giunti a un accordo per la consegna dei cadaveri e delle scatole nere (consegnate ieri sera alle autorità malesi giunte a Donetsk). È stato concluso direttamente via telefonica tra il primo ministro Najib Razak e l’autoproclamato premier separatista Alexander Boradai. Una soluzione che sembra soddisfare i filorussi, visto che scavalca Kiev.
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 9
Il treno con le celle frigorifere e i resti di almeno 282 vittime (pare che le restanti 16 siano introvabili perché incenerite dallo scoppio) dovrebbe muoversi nella notte, passare per Donetsk e raggiungere lo scalo di Kharkiv controllato dai regolari ucraini. Lo stesso presidente del governo di Kiev, Petro Poroshenko, conferma l’intesa. I resti dei cadaveri e le scatole nere dovrebbero quindi essere trasportati ad Amsterdam a bordo di un Hercules C130 olandese e scortato da un team di inviati danesi e olandesi.
2. OBAMA INCALZA IL CREMLINO: “LA RUSSIA RIMETTA IN RIGA LE SUE MILIZIE SEPARATISTE”
Massimo Gaggi per “Il Corriere della Sera”
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 8
Dopo l’abbattimento del jet della Malaysia Airlines, Barack Obama esce di nuovo allo scoperto nel tentativo di mettere alle corde Vladimir Putin accusato di essere responsabile, sia pure in modo indiretto, di quanto accaduto: i separatisti ucraini filorussi sono stati armati e addestrati da Mosca, dicono a Washington. E ora, sostiene il presidente, stanno continuando a ostacolare le indagini sull’accaduto: «Cosa stanno cercando di nascondere? È tempo che la Russia eserciti la sua influenza, che è enorme, sui separatisti perché collaborino con le indagini internazionali. È il meno che possano fare».
Parole dure quelle di Obama che cerca, così, di reagire anche alle accuse dei conservatori Usa che lo considerano troppo debole e privo di una strategia efficace per contrastare l’aggressività della Russia. Ma Mosca replica negando ogni responsabilità e alludendo in modo più o meno velato a un possibile ruolo del governo di Kiev nella strage che si è portata via la vita di 298 passeggeri e membri dell’equipaggio: nessuna accusa precisa, ma insinuazioni a raffica.
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 7
E un monito affidato al premier Dmitri Medvedev, che gli americani hanno sempre considerato un interlocutore privilegiato nel dialogo di Mosca con l’Occidente: le nuove sanzioni Usa alimenteranno un’ondata di antiamericanismo in Russia che sarà difficile da arginare. Per chi critica Obama, invece, quelle sanzioni sono semplicemente troppo blande, visto che fin qui non hanno minimamente intaccato la spavalderia di Putin.
I generali russi replicano alle accuse di Washington mostrando tracce radar che dimostrerebbero che il Boeing malese partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur era seguito a breve distanza — da tre a cinque chilometri — da un caccia dell’aviazione dell’Ucraina, uno Sukhoi 25. Aggiungono che a terra c’erano batterie di missili antiaerei Buk che poi sono state rimosse dall’esercito di Kiev e che al momento dell’abbattimento sull’area dell’ex Unione Sovietica volava un satellite spia americano. I russi non formulano accuse precise ma alludono a un ruolo degli Usa («il satellite era lì per caso?») e si chiedono perché un jet militare da attacco dell’Ucraina volasse così vicino ad un aereo di linea.
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 6
Per gli americani e gli ucraini, però, quello russo è solo un esercizio nella vecchia e cara arte della disinformazione in un momento difficilissimo per il Cremlino. È lo stesso presidente ucraino Petro Poroshenko a negare in un’intervista alla Cnn che ci fosse un caccia di Kiev nella zona dell’abbattimento.
Uno atto di terrorismo che Poroshenko paragona alla strage dell’11 settembre 2001, l’attacco di Al Qaeda alle Torri gemelle, e a quella di Lockerbie, il Jumbo della Pan Am esploso per un attentato di matrice libica. Oltretutto il Sukhoi 25, non è un intercettore ma un cacciabombardiere: è, cioè, solitamente armato per colpire obiettivi al suolo, non ha i missili necessari per abbattere un jet che vola ad alta quota.
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 5
Obama alza il tono dello scontro con Putin perché tutte le informazioni di cui è in possesso lo portano a ritenere che i russi stiano continuando a fomentare la guerra nell’Ucraina orientale nonostante tutte le promesse fatte nei mesi scorsi. Dopo il ritiro delle truppe dai confini con l’Ucraina dove erano rimasti solo mille dei 40 mila soldati precedentemente ammassati, ora i fanti russi in assetto di guerra in quell’area sono di nuovo 12 mila. E fonti anonime ma ufficiali del governo americano dicono che l’intelligence Usa ha elementi che proverebbero che il Boeing 777 è stato abbattuto da un missile terra-aria SA-11 fornito dalla Russia ai separatisti. Un’arma che non avrebbe potuto essere usata senza l’assistenza e l’addestramento di chi l’ha consegnato alle milizie.
le operazioni di recupero delle vittime del volo mh17 4
Gli americani non hanno ancora certezze e infatti stanno esaminando migliaia di telefonate intercettate nei giorni scorsi e un gran numero di messaggi scambiati sulle reti sociali per cercare di scoprire il ruolo giocato da membri dell’esercito russo negli eventi che hanno portato alla strage. Ma il Segretario di Stato John Kerry ha spiegato che gli indizi messi insieme sono già molti. Soprattutto immagini di batterie missilistiche terra-aria che sono state trasportate dai territori ucraini controllati dai ribelli in Russia con almeno un missile mancante sulle rampe di lancio.
Kerry sostiene che sono anche state registrate conversazioni telefoniche nelle quali i ribelli rivendicano l’abbattimento del volo MH 17. L’unico spiraglio viene dalla collaborazione dei ribelli sul recupero dei corpi delle vittime: alcuni esperti olandesi hanno finalmente avuto accesso all’area dove è caduto il jet della Malaysia Airlines mentre un convoglio con a bordo i resti di gran parte delle vittime è partito per una località dell’Ucraina dove le spoglie verranno consegnate agli olandesi.
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