OBAMA FA IL GAGA’ E MICHELLE FRIGNA DI ESSERE UNA “MADRE SINGLE”

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Maurizio Molinari per "La Stampa.it"

A Washington fioriscono i ciliegi e l'aria di primavera mette lo zampino fra Barack e Michelle, la cui immagine di coppia idilliaca ha finora accompagnato la presidenza Obama. Lunedì sono assieme sul prato della Casa Bianca per l'«Easter Egg Hunt» con centinaia di bambini. L'unico evento insolito è l'incapacità di un cestista veterano come Barack di fare canestro. Forse è nervosismo, ma in pochi se lo chiedono. Cala il tramonto ed «Entertainment Tonight» manda in onda un'intervista a Michelle.

La reporter Rocsi Diaz esordisce così: «Cosa significa essere sposata ad un sex symbol?». Diaz ripete tre volte «sex symbol», forse vuole spingere Michelle a tornare su quanto disse nel marzo scorso all'«Abc» quando alla domanda «preferisce il presidente con i boxer o gli slip?» rispose «senza nessuno dei due». Ma allora c'era la campagna elettorale, la First Lady seguiva i copioni della Casa Bianca e l'intento era trasmettere l'immagine di una coppia innamorata, passionale. Ora invece, a rielezione acquisita, gli Obama non devono convincere più nessuno e la replica di Michelle è gelida.

«Barack ha un po' di charme» esordisce, senza un battito di ciglia. Poi guarda in basso e aggiunge: «Ha stile, è in salute, intelligente, appassionato e fonte di ispirazione, chi non si innamorerebbe? Lo capisco». Come dire, accetto il fatto che è un sex symbol. Ma l'umore è poco disteso e il trucco pesante fa apparire la First Lady sulla difensiva. Passano tre giorni e, complice un'altra intervista tv, a un'emittente del Vermont, la lingua di Michelle sembra battere dove il dente duole. «Credetemi, parlo da madre single molto indaffarata» dice in un intercalare. Accortasi del mezzo passo falso non corregge ma spiega: «A volte, quando il proprio marito fa il presidente, ci si sente un po' single».

Fino a qui aveva fatto tutto Michelle, mettendo in mostra un certo disagio per il marito sex symbol spesso assente. Ma giovedì sera Barack ci mette del suo. Alla cena di raccolta fondi dei democratici a Atherton, California, sorprende i presenti descrivendo Kamala Harris: «È brillante, appassionata, tosta e anche, e di molto, il procuratore distrettuale più attraente» della nazione. Alle esclamazioni dei presenti, Barack rincara: «It's true! C'mon», è vero, andiamo!

L'apprezzamento di Barack per il bell'aspetto di Harris dilaga sui social network mentre tv e siti diffondono immagini che li ritraggono assieme. Ve n'è una in particolare in cui si guardano l'un l'altra, scambiandosi sgargianti sorrisi, che non deve aver fatto troppo piacere a Michelle. Anche perché la pettinatura che la coetanea Kamala sfoggia è l'opposto della sua frangetta. Senza contare che Kamala, figlia di un'asiatica e di un caraibico, incarna un'identità multietnica assai simile a quella delle Hawaii da dove Barack proviene.

Se a ciò si aggiunge che il contrasto fra la mulatta Kamala e l'afro Michelle ripropone la rivalità fra donne nere basata sulle sfumature della pelle c'è n'è abbastanza per dare fuoco alle polveri. Obama precipita nelle polemiche sul «sessismo» fra donne «offese per gli apprezzamenti fisici a Harris», come Juliet Williams docente di studi sul genere all'Università di California, e altre come la liberal Donna Brazile che ribattono «nulla di male, lo fanno tutti».

Nel tentativo di placare la tempesta Angela Rye, ex capo del caucus dei deputati neri, svela: «Sono buoni amici da tempo». E Barack presenta le scuse nel tentativo di evitare il peggio. Ma ciò non toglie che per i tabloid lui e Kamala meritano le copertine. Quasi fossero i Clinton.

 

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