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Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"
La decisione di Giorgio Napolitano di concedere la grazia al colonnello Joseph Romano è una scelta meditata a lungo che ha subito un'improvvisa accelerazione giovedì scorso. Solo ieri mattina la richiesta di grazia è stata presentata dai legali di Romano, via mail, dopo un input dell'ambasciata americana. Il via libera informale del Quirinale è arrivato giovedì ma dietro c'è stata una lunga trattativa durata due mesi con al centro una piccola norma ad hoc.
La grazia comunque non è una resa agli Stati Uniti ma un tentativo di trovare un compromesso tra l'eguaglianza di fronte alla legge e un'alleanza con la prima potenza mondiale. Il Fatto aveva scritto il 22 febbraio scorso che durante l'incontro a Washington del 15 febbraio il presidente degli Stati Uniti aveva chiesto espressamente la grazia al nostro Capo di Stato.
Non solo per il colonnello dell'esercito americano in servizio presso la base NATO di Aviano, Joseph Romano. Obama voleva la grazia anche per gli altri 22 agenti della CIA già condannati in via definitiva. E voleva che Napolitano risolvesse il problema alla radice anche per l'ex capo della Cia in Italia Jeff Castelli e per gli altri due agenti condannati in appello in un separato procedimento. Napolitano ha concesso ad Obama solo una grazia che, alla luce dei precedenti, gli americani consideravano scontata.
Il colonnello Romano, quando fece passare il convoglio che trasportava Abu Omar nell'aeroporto di Aviano, era un militare NATO in servizio, proprio come i piloti che tranciarono il cavo della funivia del Cermis uccidendo 20 persone nel 1998. "Il principio che fu fatto valere allora", spiega l'avvocato di Romano, Cesare Graziano Bulgheroni, "è quello NATO-SOFA, cioé status of forces agreement, che impone ai paesi che fanno parte della NATO di permettere agli alleati di processare nel paese di appartenenza i militari in servizio all'estero. Se è stato applicato in un caso come il Cermis - spiega Bulgheroni - non c'era alcuna ragione per non applicarlo al colonnello Romano".
Ben diversa è la situazione per gli agenti della CIA che non sono coperti dal principio NATO-SOFA e che possono ora solo sperare nel prossimo Capo dello Stato. Napolitano motiva il provvedimento di clemenza per Romano richiamando "la mutata situazione normativa introdotta dal D.P.R. 11 marzo 2013, n. 27". Ed è questo il maggiore segno di attenzione agli americani.
Quella norma, spiega il Colle, "ha adeguato ... i termini per l'esercizio da parte del Ministro della Giustizia della rinuncia alla giurisdizione italiana sui reati commessi da militari NATO, consentendo tale manifestazione di volontà in ogni stato e grado del giudizio". Questo è, prosegue il comunicato della presidenza il "fatto nuovo e rilevante che avrebbe fatto emergere un contesto giuridico diverso, più favorevole".
Grazie a questa norma, in futuro, l'Italia potrà rinunciare fino al terzo grado alla propria giurisdizione sui militari Nato in un ipotetico nuovo caso Abu Omar. La nuova norma di tre settimane fa, passata inosservata ai più, è stato il grimaldello che ha permesso di salvare, più che il colonnello Romano, i rapporti tra Italia e Usa. Per un caso la deliberazione che ha introdotto la norma è stata approvata dal consiglio dei ministri il 15 febbraio, proprio quando Napolitano era negli Usa. Il Capo dello Stato ha fatto il suo. Ora, però, la vera patata bollente passa al nuovo presidente.
GIORGIO NAPOLITANO E OBAMA ABU OMAR Abu Omar POLLARI E DE GREGORIO Nicolò Pollari in divisa
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