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1. ELEZIONI USA, OBAMA: «PER I DEMOCRATICI LO SCENARIO PEGGIORE DAI TEMPI DI EISENHOWER». SEGNALATE IRREGOLARITÀ IN ALCUNI STATI
Si segnalano irregolarità in alcuni Stati, secondo quanto riferisce la Cnn.
In Georgia, considerato uno degli stati chiave, l'ufficio del governatore ha confermato che il sito che fornisce informazioni sui seggi elettorali ha avuto alcuni problemi. «Ci stanno lavorando», ha detto il portavoce Jared Thomas. Più gravi le segnalazioni fatte nel Connecticut dove il governatore democratico Dan Malloy ha chiesto di estendere l'orario di chiusura dei seggi dopo che sono stati segnalati problemi nei seggi della capitale Hartford.
In Virginia diversi elettori hanno affermato di aver avuto problemi con le macchine di voto mentre nel North Carolina l'attivista conservatore James ÒKeefe ha diffuso un video in cui mostra come ha ottenuto la scheda elettorale pur non avendone diritto.
Obama: «Per i democratici lo scenario peggiore dai tempi di Eisenhower». «In queste elezioni è in gioco il gruppo di stati peggiore per i democratici dai tempi di Dwight Eisenhower».
È quanto ha detto Barack Obama, affermando che è la mappa elettorale degli stati dove quest'anno si rinnovano i seggi del Senato, in tutto 36, a giocare in favore dei repubblicani. «Molti degli stati dove si vota tendono ad essere repubblicani, i candidati democratici stanno giocando una buona battaglia, ma gli stati in ogni caso tendono» verso il Gop, ha poi aggiunto il presidente in una breve intervista con una radio del Connecticut.
Obama ha spiegato di aver chiamato lui stesso l'emittente radiofonica dopo aver ricevuto notizia di alcune irregolarità e ritardi nei seggi dello stato che hanno spinto i democratici a chiedere ad un giudice di ordinare il prolungamento dell'apertura dei seggi. «A quanto ho capito, molte persone non hanno potuto votare ad Hartford questa mattina presto perchè i seggi non avevano i registri elettorali - ha detto - la cosa che voglio sottolineare è che queste persone devono avere la possibilità di votare».
2. IAN BREMMER: BARACK È UNO CHE CAPISCE IL MONDO MA POI SI RIFIUTA DI ENTRARE IN SCENA
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
dwight d. eisenhower 1953:1961
A parte alcune situazioni locali specifiche, queste sono state elezioni largamente influenzate dalla scarsa popolarità di Obama. I democratici pagano la sua mancanza di leadership. George Bush non era un «thinker», non amava riflettere molto sulle cose, ma aveva il gusto del comando. Obama riflette molto, capisce tutto, ma non decide. Ian Bremmer, il politologo fondatore di Eurasia, fotografa così una campagna elettorale nella quale il presidente è rimasto quasi sempre in disparte.
Tutta colpa sua? Lei è il teorico del G-zero, un mondo multipolare senza più un vero leader.
«È vero, questo è un mondo diverso. Nessuno lo capisce meglio di Obama. Lui analizza tutto con precisione, ma si comporta come un osservatore esterno, non come uno che può incidere. Capisce il teatro del mondo meglio di chiunque altro, ma rifiuta di essere un attore su quel palcoscenico. Guardi la Siria, questione cruciale. Quando toccava a lui decidere sull’intervento militare, ha tirato in ballo tutti gli altri, dal Congresso agli altri Paesi».
Dunque un Obama passivo e ancor più con le mani legate dopo il voto: prospettiva poco incoraggiante per l’America.
«Meno negativa di quanto sembri. Certo, i suoi margini di manovra il presidente li avrà quasi solo a livello internazionale. Non credo che all’interno ci si possa aspettare la riforma delle tasse, dell’immigrazione, della scuola o un grande piano di investimenti pubblici negli ultimi due anni del suo mandato. Se ci fosse una crisi acuta, se il Paese fosse in recessione, questo sarebbe un problema grave».
«Ma con l’economia che cresce al 3,5 per cento non credo che gli operatori si preoccupino troppo di un governo passivo. Amministrazioni forti e molto attive in passato hanno fatto gravi errori. Riforme incisive, un governo intraprendente, sono necessari nei Paesi in via di sviluppo che vanno spinti sulla via della crescita. Ma non credo che imprese e investitori si allarmino per lo scarso movimentismo governativo di un Paese avanzato che comunque cresce bene, mentre l’Europa è in recessione e perfino la Cina rallenta scivolando in una situazione di incertezza».
Non cambierà proprio nulla per l’America dopo questo voto?
«Con l’indebolimento di Washington tenderà a diventare un Paese sempre più federale, decentralizzato».
Nessuna possibilità di una breve tregua tra il voto di Midterm e le Presidenziali del 2016 per cercare almeno qualche compromesso minimo tra democratici e repubblicani, dall’immigrazione al commercio internazionale?
GEORGE W BUSH E BARACK OBAMA ALL'INAUGURAZIONE DELLA GEORGE W BUSH LIBRARY - 2
«Sull’immigrazione non vedo grossi margini. Sul commercio è possibile. I repubblicani certamente cercheranno di portare avanti il Tpp, la partnership degli Usa con gli alleati asiatici e del Pacifico. È anche il programma di Obama, che vuole condurre in porto anche l’accordo di libero scambio con l’Europa».
«Qui deve vedersela soprattutto con le resistenze democratiche. Comunque il “free trade”, importante a livello internazionale, non può certo essere il testamento della presidenza Obama: il suo lascito lo dovremo cercare nel suo primo mandato presidenziale. La riforma sanitaria e il modo in cui ha reagito alla più grave crisi economica degli ultimi 80 anni aiutando il Paese a uscire dalla Grande Recessione».
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