PUTINATE TALEBANE NELLA LA RUSSIA DELLO ZAR VLADIMIR - LA CONDANNA PER BLASFEMIA CONTRO LE PUSSY RIOT HA FATTO SCATENARE GLI INTEGRALISTI ORTODOSSI, CHE ADESSO, CON L’APPOGGIO DI PUTIN, VIETANO LE ADOZIONI DEGLI ORFANI DA PARTE DEGLI AMERICANI, LE PAROLACCE NEI MEDIA, MA ANCHE LA “PROPAGANDA OMOSESSUALE” - BASTA DARSI UN BACIO PER STRADA O FARE COMING OUT PER ESSERE MULTATI...

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Anna Zafesova per "la Stampa"

«Qualcuno si oppone fortemente a leggi su questo argomento»: così Serghei Mironov, leader del partito di semi-opposizione Russia Giusta, commenta il rinvio del voto alla Duma sul divieto della «propaganda omosessuale», mentre il tabloid «Komsomolskaya Pravda» esorta i deputati a dimostrare se sono «patrioti» oppure al soldo della «lobby arcobaleno». Dopo aver proibito le adozioni di orfani russi da parte di coppie americane, il Parlamento vuole una nuova legge destinata a provocare proteste internazionali e rafforzare l'immagine della Russia come Paese autoritario.

Partendo dall'idea che «la propaganda dell'omosessualità ha raggiunto una scala molto vasta», i deputati filo-governativi propongono di multare - circa 100 euro per i privati, 1000 per i funzionari e oltre 10 mila per le persone giuridiche - qualunque dichiarazione o attività che «propaganda l'omosessualità come comportamento normale».

È l'esordio a livello nazionale della norma già introdotta a Pietroburgo (e in altre città russe) che di fatto proibisce ai gay qualunque forma di esistenza pubblica, in quanto anche una dichiarazione di «coming out», o un bacio per strada, per non parlare della partecipazione al Gay Pride (regolarmente proibito) possono essere considerati «propaganda». I fondamentalisti ortodossi hanno querelato Madonna quando al concerto a Pietroburgo ha apertamente protestato contro la legge rivendicando eguali diritti per tutti.

E ora il provvedimento ha ricevuto il sostegno di Mosca e, nonostante il rinvio, appare destinato a venire approvato nei prossimi mesi, nell'ambito di una campagna mediatica che vorrebbe «difendere i minori» ed equipara di fatto l'omosessualità alla pedofilia (una deputata ha chiamato i suoi critici «lobby dei pedofili») e accusa gli attivisti Lgbt di essere al soldo dell'Occidente.

Il terzo mandato di Putin, infatti, non è stato segnato solo da una raffica di provvedimenti contro l'opposizione, come la legge contro le manifestazioni, il giro di vite contro Internet, e il bando delle adozioni con la quale il Cremlino ha voluto vendicarsi degli Usa per le critiche sui diritti umani. L'alleanza stretta da Putin con i suoi elettori - durante una campagna elettorale scommessa tutta sulla nostalgia per l'Urss e la voglia di «ordine», e diretta ai pensionati, i militari, i nazionalisti e la chiesa - sta producendo una ventata reazionaria senza precedenti.

Nel ventennio post-comunista i russi si erano dimenticati che lo Stato potesse dettargli come vestirsi, cosa ascoltare o guardare o leggere, e con chi fidanzarsi, a condizione che non contestassero il governo. Ma il caso delle Pussy Riot - processate alla fine non come oppositrici, ma come «blasfeme» - ha aperto le porte a idee, e forze, finora tenute dal Cremlino prudentemente a bada. E così i fondamentalisti religiosi prendono di mira un'istituzione intoccabile perfino in tempi sovietici come l'Ermitage, per una mostra «oscena», mentre la Duma approva una legge che bandisce il turpiloquio dai media.

Per una parolaccia - anche letta nel contesto di una poesia di Pushkin - si verrà multati. Un altro strumento di censura utilizzabile contro l'opposizione. Ma anche il sintomo di una nuova stagione politica, anticipata da Putin quando di recente ha invocato una nuova ideologia «basata sui valori nazionali» per combattere la scarsa morale dei russi.

 

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