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Antonio Calitri per “Il Messaggero”
boris johnson con la premier scozzese nicola sturgeon
Lo Scottish national party vince per la quarta volta consecutiva le elezioni in Scozia e la sua leader Nicola Sturgeon si prepara a chiedere un referendum per l'indipendenza da Londra.
Una mossa che, se finisse con un successo, nelle sue intenzioni dovrebbe poi consentirgli di rientrare nell'Unione europea, e che rappresenterebbe una clamorosa sfida agli inglesi.
boris johnson con la premier scozzese nicola sturgeon 1
Una sfida innanzitutto al premier britannico Boris Johnson, che solo ieri nelle elezioni amministrative aveva festeggiato una doppia vittoria sui Labour conquistando per la prima volta dopo 57 anni il collegio del muro rosso di Hartlepool e superando nettamente i laburisti per 55 (+12 consigli conquistati) a 42 (-6 consigli).
In Scozia mentre ci sono ancora 7 seggi da assegnare, si sta giocando un'altra partita e seppur la formazione della Sturgeon non ha stravinto come si aspettava la leader e non ha conquistato la maggioranza assoluta del parlamento che si raggiunge con 65 seggi, con i 64 che gli sono stati attribuiti (1 in più delle scorse elezioni) ha già dichiarato di aver ricevuto un mandato pieno dagli elettori a perseguire la richiesta di referendum.
boris johnson con la premier scozzese nicola sturgeon 2
LA DESISTENZA
L’SNP non avrà la maggioranza assoluta anche perché i Conservatori e i Laburisti hanno fatto un gioco tattico per cercare di conquistare collegi, anche con la desistenza in alcuni territori, pur di ostacolare il progetto di secessione.
Una strategia riuscita solo in parte visto che i Conservatori restano il secondo partito di Scozia ma si fermano a 28 seggi mentre i Labour si fermano a 20 (-2).
A rovinare i piani ai partiti nazionali c'è stato l'exploit dei Verdi che qui hanno una posizione indipendentista simile allo Snp e che probabilmente andranno al governo. I Green, passati dai 2 seggi che avevano a 6, consentiranno alla Sturgeon di governare tranquillamente ma la mancata maggioranza assoluta sarà per Johnson un buon pretesto per negare il referendum.
Secondo gli analisti, si arriverà a un lungo braccio di ferro nei prossimi mesi o forse anni e a una lunga battaglia costituzionale che alla fine lascerà solo un vincitore.
Intanto però la premier scozzese eletta con un'affluenza record del 64% nel suo collegio di Holyrood, gioca subito la sua partita all'attacco e dichiara che gli elettori gli hanno dato un mandato «enfatico» per organizzare un referendum sull’indipendenza.
Nicola Sturgeon in campagna elettorale a Bruntsfield, Edimburgo
Ma in verità il risultato è meno netto di quanto sostenga la Sturgeon. I Conservatori sono riusciti a conquistare lo strategico collegio di Aberdeenshire West, un successo che si può intestare Johnson e che di fatto mette un bastone fra le ruote alla Sturgeon o per lo meno rallenta il suo progetto.
E infatti il premier di Londra nella sua prima intervista rilasciata dopo le elezioni del super giovedì al Telegraph ha subito dichiarato: «Un referendum nel contesto attuale sarebbe irresponsabile e sconsiderato».
IL TWEET PRO EUROPA DI NICOLA STURGEON DOPO LA BREXIT
Poi ha buttato sul tavolo il tema in cui si è distinto nel mondo, ovvero le vaccinazioni e come si è arrivati al record di cittadini immunizzati, grazie anche al contributo dell'esercito britannico: «Penso che durante la pandemia ci sia stata una testimonianza eloquente del potere dell’unione», insomma cittadini scozzesi restare con noi vi conviene molto più che rientrare in Europa.
La Sturgeon ha affidato la risposta alla rete tv Channel4, dove ha confermato che il suo governo legifererà per il referendum «e se Boris Johnson vuole fermarlo dovrà andare in tribunale» perché «se gli scozzesi votano una maggioranza parlamentare pro-indipendenza, nessun politico ha il diritto di ostacolarla», «in quasi ogni altra democrazia del mondo, sarebbe una discussione assurda». Insomma, il voto non è stato ancora ufficializzato ma la battaglia si può dire già incominciata.
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