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Uwe Buse e Marcel Rosenbach per "Il Fatto Quotidiano"
© 2011, Der Spiegel - Distributed by The New York Times Syndicate Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
Le aziende europee in genere e tedesche in particolare, svolgono un ruolo importante nella fornitura di tecnologie per la sorveglianza e la sicurezza ai despoti arabi che le utilizzano per spiare i cittadini. Abdul Ghani Al Khanjar vive in Bahrein, insegna inglese, è sposato e ha un figlio di nove anni. Negli ultimi 17 anni è stato torturato sei volte e di questa esperienza ha parlato alla Camera dei Comuni e a esponenti delle Nazioni Unite.
Ora vive in un nascondiglio sicuro dove solo le organizzazioni umanitarie possono contattarlo tramite Skype. Quando riusciamo a parlarci via Skype, indossa una camicia bianca e si scusa per il suo aspetto trasandato. Vive in una stanza di pochi metri quadrati da oltre sei mesi. Khanjar è considerato un "nemico dello Stato" ed è stato condannato per attentato alla sicurezza del Paese.
Dopo la Primavera araba, il re ha sospeso la condanna, ma quando ha temuto di essere nuovamente arrestato si è nascosto ed è stato condannato in contumacia ad altri 15 anni di reclusione. Khanjar racconta che alla sua condanna si è arrivati anche grazie alle intercettazioni telefoniche, alle copie delle sue email e alle registrazioni delle chat su Internet.
Nella sola Germania ci sono oltre venti aziende - tra le quali Gamma International, Syborg e Utimaco - che producono software per la sorveglianza e la sicurezza. È un mercato di svariati miliardi di euro l'anno. I prodotti di queste aziende finiscono spesso in Paesi dove sono al governo regimi dittatoriali.
Ad esempio la Nokia Siemens Networks, una azienda finnico-tedesca, ha stretti rapporti commerciali con il Bahrein. L'azienda, una consociata dei due giganti delle telecomunicazioni, Nokia e Siemens, è di proprietà di un Fondo di investimenti, Perusa, che ha la sede legale a Guernsey, un paradiso fiscale del canale della Manica. Già nel 2009 la Nokia-Siemens era stata oggetto di critiche per aver fatto affari con l'Iran. Quando nel corso del 2009 l'azienda passò nelle mani del Fondo di investimenti, cambio anche nome: Trovicor.
Nello scorso mese di settembre si è tenuta a Berlino una conferenza molto speciale: la Cyber Warfare Europe, un evento di enorme importanza per il mondo dell'intelligence, della sorveglianza e della sicurezza. Un ex ufficiale del corpo dei Marines degli Usa ha presieduto i lavori in una sala senza finestre del Marriott Hotel. Obiettivo dichiarato della conferenza? Tentare di offrire ai clienti un sistema di sorveglianza globale a spese della libertà e della democrazia.
I prodotti vengono venduti a chiunque possa permettersi di comprarli e a Berlino i potenziali acquirenti - provenienti da ogni parte del mondo - non hanno nascosto il loro entusiasmo. Gamma Group, una multinazionale con sede legale a Monaco di Baviera, aveva il suo stand alla conferenza di Berlino. Gamma Group è un'azienda leader nel campo della sorveglianza e l'elegante brochure di 41 pagine è il sogno di qualunque investigatore e l'incubo di qualunque oppositore di un regime dispotico.
Gamma Group offre ogni genere di prodotti che consentono di "leggere" la posta elettronica forzando la password e di decodificare trasmissioni in codice, di ascoltare le conversazioni telefoniche e persino le comunicazioni audio e video tramite Skype. Si tratta di tecnologie sofisticate che vengono inconsapevolmente scaricate dagli ignari utenti quando aggiornano il software del Pc o del Blackberry.
A Berlino uno dei relatori era un italiano che rappresentava l'azienda di Milano Hacking Team, uno dei principali concorrenti di Gamma Group. Mentre descriveva in maniera dettagliata in che modo decrittare i messaggi in codice, gli acquirenti degli Emirati arabi, della Malesia e dell'Indonesia e di molte altre dittature ascoltavano con grande interesse.
L'italiano ha spiegato che non bisogna tentare di violare l'encryption che risulta pressoché impenetrabile anche disponendo di un super-computer. Il punto debole sono gli utenti. Una volta installato il software-spia il resto è un gioco da ragazzi: basta premere un pulsante per ascoltare un conversazione su Skype o per leggere e-mail o sms. "Questo software è attualmente in uso in cinque continenti", ha aggiunto orgoglioso l'italiano tra gli applausi dei presenti.
Khanjar sa benissimo di cosa sono capaci le aziende che producono sistemi di sorveglianza. Una volta mentre lo torturavano gli chiesero di fare i nomi dei nemici dello Stato. "Non conosco nemici dello Stato", rispose Khanjar. Qualche giorno dopo lo portarono dalla cella nella stanza degli interrogatori e lo fecero sedere dinanzi ad un uomo in uniforme che aveva in mano alcuni fogli. Erano le trascrizioni delle sue conversazioni telefoniche. I suoi torturatori erano riusciti a intercettare il suo cellulare grazie alla tecnologia occidentale.
Il canale tv Bloomberg fu il primo a dire che il Bahrain utilizzava tecnologia della Nokia Siemens Networks, ora Trovicor. Ma persone come Khanjar non sono completamente prive di alleati. Mentre i servizi segreti arabi affinano la loro tecnologia, in Occidente ci sono persone che cercano di fornire aiuto e assistenza all'opposizione. Uno di questi è Jacob Applebaum. Da anni Applebaum, cittadino americano, tiene sotto controllo le aziende che si occupano di sorveglianza e si batte contro i ripetuti tentativi di censurare Internet. Applebaum viaggia continuamente per insegnare ad attivisti e blogger di ogni parte del mondo come possono operare in rete rimanendo anonimi.
Applebaum è uno di coloro che hanno messo a punto il progetto Tor, un software concepito per consentire di navigare conservando l'anonimato. Applebaum paragona le aziende che vendono tecnologia di sorveglianza ai despoti arabi alle industrie che fornirono armamenti e tecnologia alla Germania nazista: "I sistemi di sorveglianza sono armi impiegate per violare i diritti umani", sostiene.
Ma gli affari di aziende come Trovicor, Gamma e Hacking Team vanno a gonfie vele. Il giro d'affari annuo è stimato in circa 3,7 miliardi di euro. Molti produttori non fanno che insistere sul concetto che i loro prodotti possono essere impiegati solo per attività consentite dalla legge, ma quando gli insorti entrarono negli uffici dei servizi egiziani subito dopo la caduta di Mubarak trovarono numerosi contratti stipulati con fornitori occidentali, in particolare con Gamma Group.
La filiale britannica di Gamma Group ha negato di aver fornito tecnologia di sorveglianza ai servizi egiziani. Ma non basta: in Libia sono stati trovati documenti relativi a gare di appalto cui avrebbe partecipato la Syborg, una azienda con sede nella Germania sud-occidentale. Sembra che la tecnologia tedesca sia stata venduta anche alla Siria nel quadro di un sistema di sorveglianza prodotto dall'azienda italiana Area.
Da anni Area usa per i suoi sistemi il software tedesco Utimaco. Secondo Malte Pollmann, dirigente di Utimaco, Area ha cancellato il progetto e il software di produzione tedesca non è mai stato impiegato. Ovviamente le aziende si difendono dicendo che l'uso che dei sistemi fanno i compratori non dipende da loro. Christian Hollenberg, della Perusa, aggiunge che grazie ai loro prodotti è aumentata la sicurezza e sono stati sventati molti reati e salvate vite umane: "Non vi sembra utile aiutare le navi commerciali a difendersi dai pirati o le truppe dislocate in Afghanistan a proteggersi meglio dagli attacchi jihadisti?".
La linea di demarcazione tra prevenzione della criminalità e repressione del dissenso è a volte molto sottile. La sorveglianza totale porta ad uno Stato di polizia, la libertà totale rende più difficile la lotta alla criminalità .
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