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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Ma l'Europa e l' America vogliono fare la guerra all' Isis o hanno intenzione di dichiararla alla Russia? La domanda può sembrare strampalata, in realtà, visto ciò che sta succedendo, non lo è affatto. I vertici dell' Europa, ma soprattutto il vertice americano e i suoi alleati paiono infatti più desiderosi di colpire Mosca di quanto non lo siano di bombardare Raqqa e lo Stato islamico.
Non mi riferisco solo alla faccenda del caccia bombardiere abbattuto dalle forze aeree turche, che nella guerra al Califfo dovrebbero essere nostre alleate e non nemiche. Parlo dell' ultima mossa partorita da quella che si chiama alleanza atlantica e invece pare essersi trasformata in alleanza anti-Putin.
La Nato ieri ha annunciato di aver aperto le porte al Montenegro, ex territorio jugoslavo che un tempo gravitava nell' orbita dei Paesi dell' Est e dunque era sostenuto dall' ex impero sovietico. Quale sia l' importanza dello staterello balcanico per la Nato è un mistero. In tutto il Montenegro fa meno di 700 mila abitanti, la sua capitale non è un centro finanziario ma semmai un centro di riciclaggio, eppure americani ed europei hanno dato il via libera a farlo diventare il ventinovesimo paese dell' alleanza.
Strategico non è, incastonato com' è tra Serbia, Croazia, Bosnia, Kosovo e Albania, militarmente importante neanche. I russi ci fanno le vacanze ma nulla di più. E allora perché «annetterlo»? L' unica spiegazione è lo sgarbo a Mosca, per togliere cioè a Putin un punto di riferimento nella penisola balcanica. Un dispetto bello e buono, del genere che si fanno i ragazzini quando litigano. Ma Obama e soci non sono i bulli del liceo, bensì dovrebbero essere statisti.
Per di più alle prese con una faccenda spinosa come il terrorismo islamico e uno Stato che da islamico si è trasformato in terrorista. E pur tuttavia invece di fare fronte comune contro il Califfo nero, Obama e i suoi vogliono far nero Putin, ossia combattere il solo che finora ha dimostrato di avere le idee chiare riguardo alla Siria e a ciò che sta succedendo in quell' area.
E a proposito di quanto capita da quelle parti, l' altra settimana, dopo le stragi di Parigi e dopo la disponibilità reiterata di Mosca a fermare i tagliagole che uccidono in nome di Allah, la Turchia ha abbattuto un aereo russo. Ufficialmente gli uomini di Erdogan si sono giustificati sostenendo che il cacciabombardiere avesse sconfinato e non avesse risposto agli altolà dei jet turchi. Un errore insomma. Che però era sembrato da subito piuttosto strano, tanto da far dubitare delle reali intenzioni della Turchia.
Possibile che pochi secondi nei cieli al confine con la Siria abbiano indotto l' aviazione di Ankara ad aprire il fuoco? Dubbi alimentati anche dal comportamento assai ambiguo del Sultano Recep Tayyip Erdogan. Con la scusa di far la guerra alla Stato islamico, i turchi infatti si sono da tempo messi a sparare contro i curdi che, pur essendo tradizionali nemici di Ankara perché reclamano l' indipendenza , sono anche i soli che combattono sul terreno il Califfato.
Dunque, a che gioco sta giocando Erdogan? La risposta è arrivata ieri, dopo uno scambio di accuse piuttosto vivace e minacce altrettanto forti.
Con la benedizione di Putin, alcuni funzionari russi hanno accusato il presidente turco e il suo entourage familiare di fare affari con l' Isis, comprandone il petrolio e vendendolo sul mercato nero. Un business che ad Al Baghdadi e soci frutterebbe un paio di miliardi di dollari, ossia una montagna di soldi, con i quali il Califfo mantiene i tagliagole.
I russi non hanno solo puntato il dito su Erdogan e i suoi cari ma hanno anche fornito i filmati, mostrando file di camion cisterna ammassati al confine e pronti a trasportare il petrolio. Putin ha in pratica messo al lavoro i suoi servizi segreti per svelare i traffici del clan turco e agli uomini del Kgb non è servito molto per trovare le prove. Probabile che Mosca fosse già informata e che solo dopo l' abbattimento del Tupolev abbia deciso di vuotare il sacco sull' ambiguo alleato dell' Occidente.
Alle accuse, Ankara ha replicato dicendo che si tratta di calunnie, ma la replica è apparsa poco convincente. Tuttavia, il problema non è come si giustifichino i turchi, ma che cosa dicano l' America e l' Europa, che della Turchia sono alleate nella Nato. Già appariva strano che per 17 secondi di sconfinamento Ankara avesse ordinato l' abbattimento di un aereo, ma che dietro ci sia un traffico di petrolio e un business che finanzia il Califfato del terrore è qualcosa più che strano: diciamo che è qualcosa che va chiarito e al più presto.
Anche perché, l' Europa che dice di voler abbattere l' Isis non più tardi di qualche giorno fa alla Turchia ha regalato 3 miliardi, soldi nostri, cioè di noi italiani ed europei, che alla fine rischiano di finire nelle tasche dei terroristi. Chiedere dunque se l' Europa fa guerra allo Stato islamico o alla Russia non è una domanda strampalata, ma una domanda necessaria, cui si deve dare una risposta.
maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it
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