DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Roberto Giovannini per la Stampa
In realtà, spiegano al ministero dell' Economia, al dossier «pace fiscale» il ministro Giovanni Tria ancora non ha potuto mettere mano. Dunque, come è stato per altri annunci analoghi, per il momento la dichiarazione del vicepremier Matteo Salvini sulle cartelle esattoriali da «chiudere subito» non ha alcuna sostanza.
Resta il fatto che la possibile sanatoria delle cartelle esattoriali di importo inferiore ai 100mila euro riguarda il 94% dei crediti fiscali, cioè delle iscrizioni a ruolo delle cartelle esattoriali in lavorazione alla fine del 2016, e l' 86,4% dei ricorsi incardinati nei vari gradi della giustizia tributaria alla fine del 2017, le liti fiscali in corso. Questi sono i numeri che risultano all' Agenzia delle Entrate-Riscossione e al sistema della Giustizia Tributaria.
Nel «contratto di governo» l' idea della cosiddetta «pace fiscale» era indicata in forma un po' vaga: si affermava come obiettivo lo «smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti» mediante «un saldo e stralcio dell' importo dovuto in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica». Si tratta di una misura che sta molto più a cuore alla Lega, che ne ha fatto un caposaldo della sua campagna elettorale, anche con lo scopo di incassare entrate utilizzabili per finanziare la flat tax , e che invece è molto meno gradita al M5S.
Non è un caso che nel «contratto» si affermi espressamente che l' operazione non deve avere «finalità condonistica».
L' ipotesi del progetto leghista sarebbe quella di offrire la possibilità a coloro che hanno cartelle esattoriali per importi sotto i 100mila euro complessivi, comprese sanzioni, interessi e more - finora la Lega aveva parlato di 200mila - di chiudere la partita con il Fisco versando una fetta ridotta di quanto dovuto. Finora sono state ipotizzate tre aliquote: una del 6%, per le situazioni «eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica» (chissà come saranno dimostrate), una intermedia del 15%, e una del 20-25%.
Certamente si tratterebbe di un condono molto generoso: un contribuente potrebbe risparmiare addirittura il 94% delle imposte teoricamente dovute in base alle leggi vigenti. Per ora è molto difficile immaginare a quanto ammonterebbe il gettito ragionevolmente incassabile. Le stime della Lega addirittura ipotizzano 60 miliardi di gettito in due anni (con una soglia a 200.000 euro, però).
Sembra però ai più una cifra assolutamente irraggiungibile.
Intanto, perché il grosso dei debiti col Fisco sono di modesta entità: quelli tra i 1.000 e i 5.000 euro rappresentano il 74% del totale, il 7,1% si trova tra i 5mila e i 10mila euro. Secondo, perché come affermò in Parlamento a fine 2016 l' allora amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini (ora a capo dell' Agenzia delle Entrate) alla fine del 2016 il «magazzino» di carichi affidati alla riscossione ammontava a 817 miliardi di euro.
Ma solo 51,9 miliardi sono facilmente aggredibili, visto che tra l' altro 138 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, 78 da persone decedute e imprese cessate, 92 miliardi da nullatenenti, e per 314 in passato si sono tentate senza successo azioni esecutive. Quanto alle liti fiscali, come detto l' 86% delle liti fiscali in corso riguardano questioni di importo inferiore ai 100.000 euro; ma secondo il Consiglio della Giustizia tributaria le liti pendenti al 31 dicembre 2017 in tutto sono 417mila, per complessivi 50,4 miliardi.
In ogni caso, l' operazione rischia di sovrapporsi con la «rottamazione delle cartelle» che si è appena conclusa, ma per la quale non è ancora stata versata alla prima rata di luglio, con gettito stimato di 1,65 miliardi nel 2018 e a 414 milioni nel 2019.
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