DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…
1. DAGONOTA
I rapporti tra Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi sono tornati tesi. Niente liti, per carità, perché il ministro del Tesoro ha un carattere accondiscendente e s’impunta assai di rado, ma la tensione tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre è tornata a livelli di guardia.
Il motivo è presto detto: il premier cazzaro pressa il suo ministro con continue richieste di ottenere sempre nuovi sconti da Bruxelles. Ma in Europa non tira aria buona per l’Italia e il povero Padoan si sta scontrando con le solite diffidenze tedesche e gli avvertimenti minacciosi del vice di Juncker, Valdis Dombrovskis. Fa i salti mortali per portare a casa qualche decimale di deficit in più da spendere, ma quando riferisce degli esiti delle trattative, Renzi si innervosisce.
A completare il quadro un dettaglio curioso: Renzi tempesta Padoan di sms e il loro rapporto si tiene in gran parte via messaggini. I contatti di persona avvengono essenzialmente solo quando Renzi deve andare in Europa e va “brieffato” sui temi economici. Ma il paziente Padoan è pur sempre un signore di 65 anni, un po’ all’antica, e pare che ‘sta storia degli sms gli pesi.
2. LA UE DURA CON PADOAN “AVETE DEVIATO, GIUSTIFICATEVI”
Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
matteo renzi pier carlo padoan
Passa anche dal vertice dei capi di Stato e di governo dedicato all’immigrazione la battaglia di Matteo Renzi per tagliare le tasse in Italia. Oggi pomeriggio, quando i grandi d’Europa si riuniranno a Bruxelles, il premier insieme al Cancelliere austriaco Werner Faymann chiederà che nella dichiarazione finale del vertice venga inserita la richiesta di sfilare dal deficit parte delle spese sostenute dai governi per gestire il flusso dei migranti. Non è detto che otterranno soddisfazione, ma è chiaro perché la vicenda, al di là dell’oggettivo sforzo che l’Italia da anni compie per salvare vite nel Canale di Sicilia, sta così a cuore al premier.
Venerdì scorso il governo ha approvato l’aggiornamento del Def, i cui numeri costituiscono le fondamenta sulle quali sarà costruita la Legge di Stabilità da 27 miliardi con il taglio della Tasi. Nel 2016 per alleggerire il fisco Roma farà scendere il deficit dall’attuale 2,6% al 2,2%, cifra più alta rispetto all’1,8% concordato con l’Europa. Nei tempi andati, quelli dell’applicazione rigida del Fiscal Compact, la manovra sarebbe stata sanzionata con una procedura d’infrazione molto simile a un commissariamento. Ora, con la commissione Juncker, le regole sono interpretate con maggiore flessibilità politica e dunque il negoziato tra Roma e Bruxelles è in corso.
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149
Il Def, per evitare la bocciatura, punta a tenere il deficit al 2,2% chiedendo una ulteriore flessibilità dello 0,1% sulle riforme e dello 0,3% attivando la clausola sugli investimenti. Renzi venerdì ha anche annunciato che se la Commissione creerà la flessibilità sulle spese sostenute per la gestione dei rifugiati, l’Italia chiederà un altro 0,2% di sconto sul deficit, ovvero 3,2 miliardi. Che Bruxelles metta in piedi la nuova clausola non è certo, e per questo oggi Italia e Austria insisteranno affinché i leader diano il loro ok politico alla Commissione che a quel punto potrebbe procedere rapidamente e con la sicurezza che la sua proposta non venga poi impallinata dai governi rigoristi. Operazione è fondamentale visto che il negoziato sui nuovi numeri del Def e sulla Legge di Stabilità in arrivo entro il 15 ottobre si potrebbe rivelare più difficile del previsto.
All’interno della Commissione, infatti, si sta registrando il solito minuetto tra falchi e colombe. Venerdì nelle ore in cui il governo ha chiuso il Def a Roma c’era il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici. Il francese non ha incontrato solo Padoan in Via XX settembre, ma insieme al ministro ha fatto una riservatissima visita a Renzi nel suo studio di Palazzo Chigi. Durante il colloquio l’ex ministro di Hollande è stato conciliante. Pur senza dare garanzie sulle decisioni finali di Bruxelles, si è mostrato possibilista spingendosi a dare qualche consiglio ai padroni di casa su come preparare la documentazione da spedire ai suoi uffici a sostegno della richiesta di allentare il risanamento.
Ieri tuttavia Padoan ha fatto visita al vicepresidente della Commissione, in qualche modo il superiore di Moscovici, Valdis Dombrovskis. E l’ex premier lettone non è stato altrettanto conciliante, ha messo in fila una serie di dubbi e perplessità sulla manovra italiana che di fatto prevede uno scostamento dagli obiettivi di bilancio molto significativo per quanto motivato dalla necessità di spingere la crescita. Scetticismo condensato in una dichiarazione nella quale Bruxelles spiegava che Dombrovskis ha preso nota della “deviazione” dal cammino concordato dei conti, che dovrà essere “debitamente giustificato” e sarà valutato dopo il 15 ottobre.
La battaglia è solo all’inizio, il governo resta ottimista sul fatto che alla fine ce la farà ma cruciale sarà la mediazione finale con il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, e con una Angela Merkel ben disposta verso la stabilità politica italiana e indebolita dallo scandalo Vw. Senza dimenticare che la Francia, i cui conti sono messi peggio di quelli italiani, spingerà per un allentamento delle maglie del quale beneficerebbe anche Roma.
Ma al momento non ci sono certezze e per questo lo sconto dello 0,2% sui migranti è tanto importante. Potrebbe chiudere eventuali buchi di bilancio se Bruxelles dovesse bocciare parte delle altre richieste italiane sulla flessibilità e salvare il taglio della Tasi.
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