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PADOAN TIFA CONTRO RENZI – CONSIGLIA DI VOTARE NEL 2018, DOPO LA FINANZIARIA – CONFERMATE LE VOCI DI DISSAPORI CON IL DUCETTO E LA SUA MINACCIA DI DIMISSIONI - FMI PREOCCUPATO PER L’ECONOMIA AL RALLENTATORE – LA SPAGNA TORNERA’ AI LIVELLI PRE CRISI ENTRO QUEST’ANNO, ALL’ITALIA NE SERVIRANNO ALTRI SEI

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Alessandro Barbera per la Stampa

 

Jeffrey Franks FmiJeffrey Franks Fmi

L' economia italiana nel 2016 è cresciuta di un decimale più del previsto, dello 0,9 per cento rispetto all' anno precedente. Dice l' Istat che tenendo conto degli effetti del calendario, si arriva a cifra tonda. Il risultato definitivo arriverà il primo marzo, ma si tratta in ogni caso del miglior aumento dal 2010, quando il Pil italiano crebbe dell' 1,7 per cento.

 

Gentiloni e Padoan esultano, eppure c' è poco da cantar vittoria. La crescita dell' ultimo trimestre è di appena due decimali, ancora la metà di quella tedesca. La fotografia perfetta la scatta il numero uno del Fondo monetario in Europa Jeffrey Franks: l' anno scorso l' eurozona è cresciuta più degli Stati Uniti, la Germania ha recuperato i livelli precedenti la crisi del 2011, la Francia quasi, Spagna e Italia no. Ma se Madrid alla fine di quest' anno avrà riempito quel gap, per l' Italia di anni ce ne vorranno «altri sei» e «questo ci preoccupa».

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Di fronte a questi numeri la manovrina promessa dal governo alla Commissione europea è cosa piccola, oltreché controproducente. Ma l' impegno è stato preso per iscritto, e a questo punto è prioritario rispettarlo: ne andrebbe della credibilità dell' Italia sui mercati internazionali, quelli che tutti i giorni sottoscrivono i titoli di debito.

 

Il niet di Renzi e di molti esponenti Pd a qualunque aumento di imposta complica il lavoro di Padoan, che sperava di finanziare la manovrina con almeno un miliardo e mezzo di nuove accise. Il ritocco all' insù del Pil dovrebbe dare una mano (dai 3,4 miliardi la correzione di due decimali dovrebbe scendere a tre) ma non abbastanza per risolvere il problema. Il responsabile economia del Pd Filippo Taddei dice che ora la manovra potrebbe scendere a 2,6 miliardi, ma forse la stima è generosa.

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C' è chi sussurra che le critiche alla linea di politica economica ascoltate alla direzione Pd non siano piaciute per nulla al ministro, fino al punto di minacciare le dimissioni. Ma si tratta di voci che non tengono conto del carattere imperturbabile del ministro, oggi investito di un ruolo di continuità istituzionale per certo versi più delicato di quello affidato a Gentiloni.

 

Per far tornare i conti Padoan spera nell' aiuto della stessa Commissione. La scorsa settimana in una nuova lettera ai due commissari delegati (Dombrovskis e Moscovici) il ministro ha chiesto la proroga fino al 2020 del regime dello split payment, un meccanismo antievasione che consente allo Stato di trattenere alla fonte l' Iva che dovrebbe pagare ai suoi fornitori.

 

padoan moscovicipadoan moscovici

Oggi il sistema è applicato in via sperimentale, e sono a un pezzo della pubblica amministrazione: i tecnici di via XX settembre sono convinti che se fosse allargato all' intero settore statale potrebbe garantire più di un miliardo di nuove entrate. Con uno sforzo in più sul lato dei tagli alla spesa oggi il Tesoro arriva a due miliardi.

Manca all' appello ancora un miliardo.

 

Il problema dell' Italia è un altro: come rafforzare la ripresa che resta - lo dicono gli ultimi dati della Commissione europea - la più debole della zona euro. Le risposte dovranno arrivare almeno in parte dal Documento di economia e finanza che il Tesoro dovrà presentare al massimo entro il 10 aprile: lì ci dovranno essere le prime indicazioni di politica economica per il 2018. Le domande sospese sono molte: la Gran Bretagna nel frattempo farà domanda di uscita dall' Unione? E come andranno le elezioni in Francia, Olanda e Germania?

juncker gentiloni draghi juncker gentiloni draghi

 

La cosa al momento più probabile è che a scrivere la prossima legge di bilancio potrebbe essere proprio il governo Gentiloni: oggi l' ipotesi di votare a ottobre cozza con l' esigenza di approvare per tempo la legge di bilancio per il 2018. Lo scenario che circola con più insistenza fra Tesoro e Palazzo Chigi dice che si voterà a febbraio 2018, dopo l' approvazione della manovra.