FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Mattia Feltri per “la Stampa”
Si rafforza il sospetto che sia stato tutto un grande alibi. L’antifascismo sfoderato ogni mattina da settant’anni a questa parte perché l’Italia continuasse a essere un paese di destra senza senso di colpa. Gli eredi diretti del mussolinismo massacrati con catartico furore nell’immediato dopoguerra, esiliati dalla vita pubblica ma allo stesso tempo tenuti al centro del mirino come legittimazione democratica di tutto il resto.
Recuperati i migliori, o i più utili alla ricostruzione: se interessa è ormai corposa la saggistica sui fascisti riciclati e – nella Destra siamo noi – Giampaolo Pansa ne indica almeno uno a lui vicino e pure caro: Eugenio Scalfari. Si induce a riflettere sulle strane geometrie della politica, su quale sia stata la dialettica destra-sinistra in Italia, una volta abbattuto il fascismo, e per esempio se fosse davvero più a destra la politica sociale di Benito Mussolini oppure l’implacabile immobilismo di Giulio Andreotti, quello del «meglio tirare a campare che tirare le cuoia».
E allora sì, senza dubbio il titolo è perfetto: La destra siamo noi, sempre che per destra si intenda il mezzo o tre quarti di mondo raccolto attorno a un altro anti, l’anticomunismo. Gli italiani sono in gran parte dei sedentari ideologici che si consentono giusto la scappatella del settarismo ideologico da tinello. Dunque, Indro Montanelli è l’eroe dei borghesi fino al momento in cui diventa l’eroe del terzo «anti» di questa nostra storia, l’antiberlusconismo (in attesa che si sedimenti e organizzi l’antirenzismo).
La destra siamo noi nonostante ci si domandi – se lo domandava Pietrangelo Buttafuoco sul Foglio scrivendo del libro di Pansa – perché una certa destra, quella spinta, per intenderci almirantiana, sia sempre rimasta ai margini. Bisognerà intendersi sulla semantica, ma comunque da Mario Scelba a Matteo Salvini passando per Giovannino Guareschi e Gianni Baget Bozzo, splendido anti-Peppone, e per tanti personaggi minori, sconosciuti o dimenticati, viene fuori il profilo di un popolo così ampiamente di destra che ha preferito non dirselo.
Alzava le spalle, nella migliore delle ipotesi, quando scorreva il sangue dei vinti che è il tema ormai eterno dell’analisi di Pansa. Ha alzato le spalle alla carneficina dei repubblichini e ha continuato ad alzarle persino davanti all’infamia dei fratelli Mattei bruciati vivi a Primavalle nel 1973: Virgilio aveva 22 anni, Stefano 8 e condividevano la colpa di essere figli di un militante missino; così tutti quanti abbiamo alzato le spalle se anche quell’orrore veniva addebitato al fascismo dalla stampa democratica, perché cose del genere le fanno soltanto i fascisti in conseguenza della loro differenza antropologica.
Le Brigate rosse erano sedicenti, e cioè neri travestiti, secondo la spiegazione di un giornalista grande e sanguigno ma non sempre lucidissimo: Giorgio Bocca. Dopo il tracollo dell’Unione sovietica, si disse che però in Italia aveva vinto Antonio Gramsci: tutte le intelligenze e tutte le fascinazioni erano ormai di sinistra. Vero, di modo che fosse facile restare a destra.
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