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Fabio Martini per la Stampa
La scintilla della simpatia si accende subito, durante un passaggio apparentemente secondario. Alle nove della sera nell' auletta dei Gruppi parlamentari, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sta parlando per la prima volta davanti ai deputati del Pd, abituati ai discorsi stentorei di Matteo Renzi.
Ma Gentiloni esordisce così: «Mai avrei immaginato nella vita che mi capitasse di fare un' assemblea del gruppo Pd da presidente del Consiglio, ma la vita è strana...». E quel punto scatta un lungo applauso, il primo di una serie di caldi battimani, davvero insoliti per un personaggio, come Gentiloni, che non parla mai per "chiamare" il consenso.
paolo gentiloni al telefono con trump
Ma davanti ai suoi deputati il presidente del Consiglio ha pronunciato per la prima volta un discorso ambizioso, forse, il migliore della sua carriera politica, dando ai parlamentari la sensazione che non intende mollare, che conta sul loro impegno per farcela e, soprattutto, chiamandoli ad una sfida: «Non basta concludere dignitosamente una stagione, abbiamo la responsabilità di mantenere in piedi il Paese e avviarlo verso una transizione positiva, consentendo al Pd di arrivare alle elezioni politiche nella migliore forma possibile».
valeria fedeli paolo gentiloni
Anche se il passaggio politicamente più importante, quello che riassume il senso del discorso è stato quello nel quale ha tracciato il percorso che attende il suo esecutivo: «Non mi rassegno all' idea di un governo e di una maggioranza in cui si tira a campare. Non può essere così, sarebbe non solo un errore ma anche un torto alla nostra coscienza, al nostro dovere e al senso delle istituzioni».
E ancora: «L' Italia non può permettersi un periodo di decantazione». Per rafforzare il concetto ha evocato un cantautore: «Non possiamo stare fermi... e scusate la citazione di Cocciante».
Il piano-sequenza sui passaggi principali del discorso racconta plasticamente il definitivo cambio di stagione e annuncia il cambio di passo.
D' altra parte gli eventi delle ultime due settimane hanno fatto svaporare l' ipotesi di elezioni anticipate e hanno allungato decisamente l' aspettativa di vita del governo, che ora è ragionevolmente proiettata verso la fine della legislatura.
Dunque, fino alla primavera del 2018, il che significa un anno esatto di vita, o giù di lì. Ecco perché a palazzo Chigi, oltre a preparare un' "agenda Gentiloni" di riforme, stanno anche scongelato una serie di appuntamenti internazionali al massimo livello, finora tenuti fermi in mancanza di certezze sulla durata del governo.
Da palazzo Chigi è partito l' imput politico e ora gli sherpa dovranno incrociare impegni ed agende, ma l' idea è quella di fissare, prima del G7 di Taormina (26-27 maggio) incontri con il presidente russo Vladimir Putin e con quello cinese Xi Jinping e, dopo il summit in Sicilia, anche col presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dunque, Washington, Mosca e Pechino: appuntamenti che illustrano in modo eloquente quanto sia cambiata l' ambizione del governo Gentiloni.
Resa esplicita nel suo intervento. Nel corso del quale ha indicato minuziosamente i tanti obiettivi concreti del governo: sminare il referendum della Cgil, la «gestione dei flussi migratori, l' agenda sul dopo terremoto, la necessità di rimettere al centro la questione meridionale, la povertà e il disagio, la legge sui minori migranti», perché «i conti di cui certamente parleremo non sono tutto».
Ed ha annunciato: «Ad aprile a Matera faremo un grande incontro per ri-tematizzare la questione meridionale». Anche se il vero refrain è stata l' impossiblità di stare fermi: «L' idea che l' Italia possa permettersi un periodo di decantazione in attesa delle elezioni, senza prendere in mano i problemi e fare riforme, ci farebbe del male non solo in Europa». La data delle elezioni? «Se avessimo un allineamento dei pianeti giusto, il 2018 potrebbe essere un dono...».
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