1. IL NUOVO PAPA DEL CALCIO MARCIO ITALIANO POTREBBE ESSERE L’IMMORTALE VELTRONI! 2. SE L’IMPRESENTABILE TAVECCHIO NON RAGGIUNGE LA MAGGIORANZA, GIOVANNINO MALAGÒ (VELTRONIANO STORICO) COMMISSARIA TUTTO E SPEDISCE IL SUO MENTORE A CAPO DELLA FIGC 3. LA RAI È INACCESSIBILE, PERCHÉ RENZI NON CE LO MANDEREBBE MAI, E IL QUIRINALE È INDISPONIBILE, PERCHÉ NE AVRÀ ANCORA PER MOLTO: VELTRONJOHN, CHE HA AL SUO ATTIVO LE FIGURINI PANINI ALL’EPOCA DELLA DIREZIONE DELL’UNITÀ, PRONTO A RIPIEGARE SUL CALCIO 4. NON SOLO. I SOSTENITORI DELLA CANDIDATURA RICORDANO DI QUANDO WALTERLOO, DA VICEPREMIER DEL PRIMO GOVERNO PRODI, CHIESE PER SÉ LA DELEGA ALLO SPORT 5. IL CALCIO SI AFFIDEREBBE A WALTER-EGO NELLA SPERANZA DI ARRUFFIANARSI MATTEUCCIO?

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1. DAL MAZZO DEI NO TAV SBUCA LA CARTA VELTRONI

Tommaso Rodano per “Il Fatto Quotidiano”

 

WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO

Le ultime, preziose dichiarazioni ufficiali di Carlo Tavecchio sono affidate all’incalzante intervista andata in onda sul Tg 1 giovedì sera. Domanda: “Presidente Tavecchio, ma lei non sarà mica razzista?”. Risposta: “Ci mancherebbe altro!”. Il candidato “banana” non arretra. Rilancia e va avanti, con il caschetto in testa.

 

Non gli resta che aspettare che il week end passi in fretta e arrivi subito lunedì, il giorno della verità e della conta. Il ritiro, ancora una volta, è stato smentito dal diretto interessato. Glielo ha chiesto ufficialmente l’altro candidato, Demetrio Albertini. Su twitter: “Se nell’interesse del calcio, Tavecchio, che con le sue affermazioni ha provato una decisa frattura, ritirasse la propria candidatura, sarei pronto a fare altrettanto con l’unico fine di tenere unito il nostro mondo che ha urgente bisogno di riforme e dialogo”.

Veltroni e D'alema CalciatoriVeltroni e D'alema Calciatori

 

L’ex regista del Milan, al di là delle parole ecumeniche, sa di essere fuori dalla partita: la crescita del dissenso nei confronti di Tavecchio non ha aumentato le sue possibilità, servirà a ingrossare il numero delle schede bianche. Il nome di Albertini al massimo può tornare utile per la vicepresidenza: il ritiro del “banana”, a questo punto, non conviene più nemmeno a lui.

lotito tavecchio lotito tavecchio

 

Il vero ballottaggio è tra un’elezione limpida (nei numeri) di Tavecchio, ormai improbabile, e lo stallo politico, che può portare al commissariamento. La resa del favorito prima del voto, ormai, sarebbe ipotizzabile solo se le pattuglie no Tav della serie A diventassero improvvisamente maggioranza. Per ora sarebbero ferme a nove, con Juventus, Roma, Fiorentina e Torino in testa.

de laurentis lotito tavecchiode laurentis lotito tavecchio

 

Giovedì hanno presentato un documento che chiede il ritiro di entrambi i candidati: “Per riformare il calcio italiano – si legge – serve un largo consenso che ora non c’è”. Andrea Della Valle, presidente viola, ha insistito: “È una situazione kafkiana. Non abbiamo nulla di personale contro i due candidati ma noi come altre nove, dieci società, ci aspettiamo un passo indietro”.

 

Nove, dieci società: ’ numero “- belli” è significativa. Tavecchio in principio aveva dichiarato che se fosse venuto meno l’appoggio di una delle Leghe, avrebbe meditato sull’opportunità di rinunciare alla sua corsa. Anche Urbano Cairo, proprietario del Toro, ha alluso alla possibilità che altre tre squadre di serie A si aggiungano alle nove dissidenti. Ammesso che esistano, per ora rimangono sotto traccia.

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Ieri in serie A il derby tra tavecchiani e anti tavecchiani si è giocato a Genova. Il nuovo presidente della Samp Massimo Ferrero, che sta provando a ritagliarsi un ruolo di prestigio nella fronda no Tav, ha lanciato la sua elaborata proposta: “Un comitato di saggi, condiviso con il Coni, che sappia, in tempi brevi, elaborare un pacchetto di interventi urgenti, immediatamente realizzabili; poi andremo a votare, compatti, il nostro presidente.

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Se tutto ciò non sarà possibile – aggiunge Ferrero – allora uniamoci per chiedere che lunedì il voto non sia segreto a prescindere dai tecnicismi di palazzo. Sarebbe un segnale di onestà e rispetto nei confronti del calcio”.

 

Ma anche una violazione dello statuto, come gli ha risposto il patron genoano, Enrico Preziosi: “Cambiare le regole a due giorni dal voto è come vincere a carte truccando il mazzo”. L’estremista tavecchiano Zamparini, presidente del Palermo, ha rincarato: “Sono inorridito dal documento che hanno fatto quei nove, sono un branco di citrulli”.

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Ultima replica, ancora di Urbano Cairo: “Zamparini insulta, ma quel documento stava per firmarlo pure lui”. C’è grossa confusione. Non resta che aspettare lunedì. La presidenza della Figc è questione di numeri. Quelli di Tavecchio si sono sgretolati nell’arco di un paio di settimane, proprio quando per la prima volta si ipotizzava l’elezione di un presidente con l’appoggio unanime di tutte le Leghe.

 

L’assemblea è composta di 309 delegati. I Dilettanti ne gestiscono da soli il 34 per cento. Un altro 34 è diviso in parti diseguali tra A, B e Lega Pro. Tavecchio mira al 50 + 1 e sulla carta non dovrebbe fallire l’obiettivo. Ma occhio ai falchi tiratori: ne bastano molti meno di quelli che hanno impallinato Prodi.

URBANO CAIRO URBANO CAIRO

 

E soprattutto, occhio alla Lega di A: i presidenti si vedono alle 10. In termini elettorali, in assemblea, la serie A pesa poco. Politicamente molto di più. Se dei 18 che avevano sottoscritto la candidatura di Tavecchio ne rimanessero meno di 10, l’operazione “banana” sarebbe tecnicamente fallita.

 

A quel punto può entrare in azione il Coni e Giovanni Malagò può pensare a un commissario. In passato, solo Guido Rossi è stato estratto fuori dal mazzo del Coni. Ma in questi giorni di fantapolitica, avanza concretamente il nome di Walter Veltroni.

 

 2. “IN QUESTA GUERRA VOGLIONO VELTRONI COME COMMISSARIO”

Matteo Pinci per “La Repubblica”

GIOVANNI MALAGO E VALTER VELTRONI GIOVANNI MALAGO E VALTER VELTRONI

 

«Se le leghe chiedessero a Tavecchio un passo indietro lo farebbe, ma oggi non ci sono queste condizioni». Il presidente del Genoa Enrico Preziosi, fedelissimo del presidente dei dilettanti nella corsa alla presidenza della Figc, risponde così al documento firmato dai 9 club di A che chiedono ai candidati di ritirarsi.

WALTER VELTRONI GIOVANNI MALAGO WALTER VELTRONI GIOVANNI MALAGO

 

Voi come vi ponete di fronte a una presa di posizione così forte da una fetta così ampia della lega di serie A?

«In undici siamo compatti a sostegno di Tavecchio. Molti altri avevano firmato un impegno, eravamo diciotto, poi se lo sono rimangiato. Magari è stata sfruttata qualche debolezza. Aspettiamo, se passiamo indenni venerdì secondo me è andata».

 

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Non vi ha scalfito nemmeno la battutaccia su Optì Pobà...

«C’è stata una battuta grave, infelice, ma ora basta, sembra che stiamo facendo presidente un trucidatore di anime».

 

Ma non ha la sensazione che il largo consenso su cui poteva contare Tavecchio sia venuto meno?

«Sicuramente è minore di quando è partito, ma è maggiore di quanto si pensi. Comunque il fronte non è No-Tav, è un No-Lot. È a Lotito che stanno facendo la guerra. Ma è un leader, un aggregatore di interessi che convince anche chi è mediaticamente meno forte. A leggere certe cose sembra che noi che seguiamo Lotito siamo tutti deficienti... ».

 

Eppure il fronte pro commissariamento cresce, e ha ragioni anche convincenti. Non crede?

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«Vuole saperlo? Vogliono fare commissario Prodi. No scusi, non lui, Veltroni. Che facciamo, diamo il calcio in mano a Veltroni, un politico, riconoscibile in un partito?».

 

Non pensa però che un commissario sia più autonomo e soprattutto libero da “cambiali”?

«No, il commissariamento sarebbe un fatto grave. Malagò parla di sorprese, ma non stiamo mica aprendo l’uovo di Pasqua. Se vuole fare qualcosa lo faccia, ma non ci parli di sorprese. Forse vorrebbe che Tavecchio si tirasse indietro... ».

 

Quindi secondo lei questa è una sfida di Malagò e Tavecchio?

«No, questa è una guerra tra Agnelli e Lotito».

 

Non l’ha colpita sentire giocatori come De Rossi e Chiellini prendere posizioni così nette?

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«Ma se giocano con Roma e Juve! A Lotito ho detto: che dobbiamo fare ora, mandare a parlare gli altri duecento giocatori che giocano con noi? No, i giocatori devono stare fuori dalle questioni politiche. Pensassero ai miliardi che prendono e a fare bene il loro mestiere».