DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
1. La telefonata di Parisi all' ex sindaco di Roma
Lo ha raccontato a un commensale in un bar del centro di Roma l' ex sindaco della capitale, Gianni Alemanno: «Ma lo sai che qualche settimana fa Stefano Parisi aveva chiamato anche me?». L' altro ha sgranato gli occhi: «Oh, davvero? E che ti ha detto?». Alemanno chiudendo gli occhietti con un sorriso sarcastico: «Mi ha chiesto se avevo mantenuto buoni rapporti con Gianfranco Fini».
Il commensale: «E tu che gli hai risposto?». Alemanno: «L' ho rassicurato, che con me i rapporti sono rimasti buoni anche sul piano personale». E non ha detto una bugia, visto che la primavera scorsa Fini era in prima fila alla presentazione del libro di Alemanno.
Ma perché quella domanda?
«Mi ha detto che voleva contattarlo e combinare un appuntamento con lui...», ha risposto criptico l' ex sindaco di Roma. E chissà che non torni in campo almeno dietro le quinte l' uomo che ha causato la rottura con cui il centrodestra è andato in frantumi...
2. Paola De Micheli e Martina cercano la terra di mezzo
Se c' è una cosa che sta lacerando il Pd è senza dubbio la campagna referendaria che sta lasciando macerie ovunque nel partito guidato da Matteo Renzi. Non tanto i leader di minoranza e maggioranza, che stanno sempre lì attaccati gli uni agli altri nonostante le apparenze pubbliche.
È la militanza territoriale il vero problema, perché lì si fa sul serio e insulti e lacerazioni bruciano davvero quel che resta del primo partito della sinistra. Lo raccontava a un amico in un corridoio di Montecitorio la piddina piacentina Paola De Micheli, che è anche sottosegretario all' Economia.
BERSANI E MAURIZIO MARTINA ALLA FESTA DELL UNITA
Per qualche tempo è stata più distante dalla politica pura, essendo diventata mamma del piccolo Pietro alla fine del marzo scorso. «Ma ora sto cercando», confidava, «di ricucire quel che si può insieme al mio amico ministro Maurizio Martina cercando di portare in una sorta di terra di mezzo i nostri militanti, per parlare di quel che interessa la vita di tutti noi senza contrapposizioni».
Un giudizio indiretto sulla lunga campagna referendaria che rischia di sfibrare non solo gli italiani, ma soprattutto militanti e dirigenti locali del partito democratico...
3. Alfano dribbla tutti e non salta una seduta da Dr. Laser
Ha dato buca anche a impegni istituzionali fissati da lungo tempo, con grande delusione dei suoi interlocutori. Spesso il ministro dell' Interno Angelino Alfano si dilegua all' improvviso da lunghe riunioni al Viminale. Tutta colpa di un medico che lo ha stregato, e lo costringe a due o tre sedute alla settimana: dottor Laser.
Alfano non manca una seduta dal professore Pier Francesco Parra, che ha da anni quel soprannome per la capacità di rimettere in sesto il fisico con il magico raggio. Da anni è il medico preferito da molti atleti (in passato erano suoi clienti Gelindo Bordin e Alberto Tomba, cui ha curato fastidiosi mal di schiena con il laser, oggi assiste anche il re del tennis Novak Djokovic), da qualche tempo è diventato gettonatissimo anche a palazzo. E Alfano è il suo cliente di prestigio nel settore. Se funzioni o meno la cura, lo vedremo...
4. Il capogruppo di Virginia viaggia in mezzo ai marosi
Sarà che da quando è arrivato in Campidoglio insieme a Virginia Raggi i marosi sono la regola, e non l' eccezione. Ma Paolo Ferrara, il robusto capogruppo del Movimento 5 stelle al Comune di Roma, nel tramestìo delle onde si trova assai bene.
Lo ha capito chi lo ha visto apparire a Palermo, per la festa nazionale del Movimento che ha sancito il ritorno di Beppe Grillo alla guida. Ferrara è sbarcato da una nave partita da Civitavecchia il sabato mattina riposatissimo: «Si dorme una meraviglia nella cuccetta», ha raccontato ai suoi. E domenica sera è tornato a Roma sempre via mare. Ma ha fatto di più: scoperto che a Palermo non c' era più una stanza libera nemmeno nei bed and breakfast, il capogruppo grillino ha affittato una cuccetta per dormire anche sabato notte in una barca ormeggiata al porto.
5. La grana del Pd piemontese nelle mani di Renzi
È finita nelle mani dello stesso Matteo Renzi la contesa velenosa che sta agitando il Pd a Torino. Nel mirino di alcuni parlamentari del partito è finito infatti il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Accusato di avere un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti della sindaca grillina di Torino, Chiara Appendino.
A dire il vero l' accusa è un po' campata in aria, perché a parte gli ovvi rapporti di cortesia istituzionale necessari fra chi guida una Regione e chi il comune capoluogo, Chiamparino e Appendino avevano fatto fronte comune solo per cercare di evitare lo scippo milanese del tradizionale Salone del Libro nato e cresciuto al Lingotto. E grazie alla loro intesa sembrano riusciti a tamponare almeno in parte la fuga lombarda, trattenendo almeno alcuni editori per la manifestazione subalpina.
La coppia Chiamparino-Appendino ha provocato non solo qualche punzecchiatura dentro il Pd, ma una quasi crisi dovuta alle parole pesantine di una parlamentare locale, Silvia Fregolent, renziana cui fu affidata nel 2014 anche la conduzione della Leopolda. La Fregolent non si è frenata parlando con una testata piemontese specializzata nella politica, Lo Spiffero, e ha sibilato: «Nei confronti di Appendino Sergio si muove con quell' intento pedagogico che di solito colpisce gli uomini maturi nei confronti delle giovani donne».
In parole povere ha liquidato quella intesa con una passione senile del povero Chiamparino. Che ovviamente non l' ha digerita in quattro e quattr' otto, inviando la dichiarazione alla stesso Renzi. Che ora si ritrova imbarazzatissimo anche questa grana, assai evitabile...
6. Riforma: il grande cruccio di Calderisi sul Quirinale
Se c' è un difensore della riforma costituzionale nel testo ora sottoposto al referendum, quello è Peppino Calderisi, ex deputato radicale che mangia da sempre pane e riforme istituzionali. Tanto da confessare che questa estate «ho fatto un giro nei paesi baltici anche per valutare i loro sistemi».
Quella riforma è stata costruita anche dal lavoro di Calderisi, che ha suggerito alcune modifiche al partito di Angelino Alfano, di cui è consulente. Per un certo periodo è stato anche il braccio destro di Gaetano Quagliariello che, dopo averne scritto buona parte, oggi è passato nel fronte del No.
Calderisi si ricorda ogni paragrafo che porta ancora quella impronta non più riconosciuta, e tutte le discussioni che hanno portato alla formulazione di quel testo. Ma anche a Calderisi qualche passaggio della riforma non va giù.
Un paio di competenze del Senato, e soprattutto un punto: l' elezione del prossimo presidente della Repubblica. «La modifica introdotta alla fine stabilisce un quorum molto alto dei 3/5 dei presenti», spiega Calderisi, «assai più alto della maggioranza assoluta prevista oggi per le votazioni ad oltranza».
Secondo Calderisi con quel quorum o non si riuscirà ad eleggere un successore di Sergio Mattarella, o renderà determinante in quella scelta una piccolissima forza politica «o, se si preferisce, una qualsiasi minoranza del partito di maggioranza». Secondo i calcoli di Calderisi nel nuovo Parlamento che uscirà dalla riforma costituzionale (in caso di vittoria del sì) al massimo la maggioranza potrà contare «su 400 voti, e perché ci siano bisogna che il partito di maggioranza abbia vinto le elezioni anche in tutte le 20 regioni su cui si baserà la composizione del Senato».
Il presidente della Repubblica per essere eletto invece avrà bisogno di almeno 438 voti, e «quei 38 che mancano all' appello (dubito che le opposizioni escano dall' aula facendo scendere il quorum) saranno fondamentali. Quindi un partitino del 5 per cento detterà legge sul presidente della Repubblica, e il ricatto ancora più di oggi rischia di essere la chiave naturale di quella elezione...».
Un difettuccio non da poco, anche se è l' esatto opposto di quel che teme il fronte del No: la deriva autoritaria con tutto il potere concentrati nelle mani di uno solo...
7. Ma dov' è finito sor Domenico, scorta di D' Alema?
Non è sfuggita agli occhi degli appassionati l' inattesa eclissi di Domenico, ufficialmente uno dei componenti della scorta, ma in realtà assai di più: per anni l' ombra stessa di Massimo D' Alema. Nessuno l' ha più visto al suo fianco, dove ricopriva qualsiasi ruolo possibile. Gli ultimi ad averlo avvistato sono i membri della direzione Pd, che in una delle ultime riunioni lo hanno visto spuntare, ombra senza corpo. Lui, solo, Domenico, privo di D' Alema.
Occhi sgranati e lui serafico: «Perché? Non posso avere il piacere personale di seguire le discussioni?».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA…
DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
LE CENERI DI HOLLYWOOD - VINCENZO SUSCA: “DOPO L'OMICIDIO DELLA REALTÀ PER MANO DELLE COMUNICAZIONI…
DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……