MONTI O SCENDI? - LE DICHIARAZIONI DEL POMPETTA SULLA MERKEL DA METTERE ALLE STRETTE E SULL’USCITA DALL’EURO FANNO TRABALLARE RIGOR MONTIS AL PUNTO CHE OBAMA È COSTRETTO A UNA TELEFONATA DI SOSTEGNO PER “PUNTELLARLO” - IL “FINANCIAL TIMES” SOSPETTA CHE I TECNICI STIANO PER ANDARE A CASA E CHE IL PDL PUNTI A ELEZIONI A OTTOBRE - L’INCONTRO DI OGGI CON LA TRIMURTI ALFANO-BERSANI-CASINI SERVE PER CAPIRE QUANTO TEMPO RIMANGA AL GOVERNO…

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Ugo Magri per "la Stampa"

Monti «sta perdendo il sostegno della coalizione», lancia l'allarme il «Financial Times», che sui mercati europei vale più della Bibbia. Dall'estero ci scrutano con attenzione, dunque non sono sfuggiti i discorsi alla Grillo del Cavaliere sulla Germania da mettere alle strette, e sulla moneta unica eventualmente da abbandonare.

Né vengono sottovalutati, semmai il contrario, i continui attacchi del Pdl al governo. Si teme nelle cancellerie europee che dopo il summit di giovedì tra i capi di Stato e di governo qualcuno in Italia possa puntare alle elezioni anticipate, da tenersi in ottobre, con la scusa che il Professore è tornato da Bruxelles a mani vuote.

E non è certo una forzatura mettere in relazione a questi timori la telefonata serale di Obama a Monti; oltre alle condoglianze per la morte del carabiniere in Afghanistan, il presidente Usa si è informato sugli ultimi preparativi del Consiglio europeo. Fa sapere Palazzo Chigi che Obama «segue con attenzione l'impegno del governo italiano», lo appoggia nella richiesta di misure per riportare sotto controllo lo spread. Si aggiunge che Obama ha pure chiesto a Monti «ragguagli sull'evoluzione recente del dibattito politico in Italia riguardo all'euro e sull'impatto sull'opinione pubblica»: segno che perfino alla Casa Bianca sono riecheggiate le esternazioni berlusconiane.

E guarda caso, il Professore incontrerà oggi il trio Berlusconi-Alfano-Letta, ospiti a pranzo. In verità il Prof non vedrà loro soltanto. Già dalla settimana scorsa aveva messo in preallarme Bersani e Casini per colloqui separati (com'è lontana la breve stagione di «ABC»...). Il segretario democratico verrà ricevuto a Palazzo Chigi nel pomeriggio. Quanto al leader centrista, la cui disponibilità nei confronti di Monti è totale, sarà il primo dei politici a colloquiare con il presidente del Consiglio di ritorno da Bruxelles.

Alte fonti del centrodestra sono certe che il faccia-afaccia col Cavaliere sarà costruttivo e sereno. La delegazione Pdl verrà informata delle preoccupazioni di Obama circa il comportamento dei nostri partiti, si farà il punto sul braccio di ferro con la Merkel, e senza dubbio Berlusconi non lesinerà consigli basati su una lunga consuetudine di rapporti con la Cancelliera.

Alcune scintille potranno volare solo su questioni molto più mediocri e, dato il contesto, quasi meschine tipo le poltrone Rai, con una fetta di Pdl scatenata in difesa del direttore generale uscente (Lorenza Lei) e contraria alle nomine proposte dal premier. Il quale tuttavia proprio ieri ha ricevuto la futura presidente della tivù pubblica Tarantola e il prossimo dg Gubitosi, quasi a rimarcare che lui non tornerà sui suoi passi.

Monti tiene a bada i partiti ma sa bene che la maionese politica potrebbe impazzire nel caso in cui i mercati restassero delusi dalle decisioni europee del 27-28 giugno, e il Consiglio Ue non prendesse decisioni rapide per difendere i nostri Btp. Attivissimo dietro le quinte, Monti si è consultato con il presidente francese Hollande, reduce da un lungo colloquio con il presidente della Bce Draghi, a sua volta in contatto con Monti. Fra i tre c'è un asse molto forte.

Qualche spiraglio sembra aprirsi; il rigorosissimo Governatore della banca nazionale austriaca Nowotny non vedrebbe male un impiego del Fondo salva-Stati in funzione anti-spread. Ma ancora non basta a scongiurare contraccolpi drammatici sui nostri titoli. Ne sono ben consapevoli sul Colle, dove ieri Monti è andato a colazione insieme con il ministro Moavero e il vice-ministro Grilli. Dal Quirinale poco filtra; quel poco lascia intendere che il Capo dello Stato incoraggia il premier a non accontentarsi di piani a lungo termine, e a battersi fino all'ultimo per ottenere misure concrete di stabilizzazione dei mercati. Senza lasciarsi frustrare dai «no» di Frau Merkel.

 

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