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Francesca Schianchi per "la Stampa"
«Riscopriamo l'arte del compromesso e dell'accordo», predica Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, bersaniano alle ultime primarie, al suo partito fibrillante dopo la sofferta Direzione di venerdì scorso. Un Pd che si accinge a vivere una settimana campale, tra le discussioni interne sulle regole congressuali e l'attesa della sentenza della Cassazione su Berlusconi.
Mentre domani dovrebbe arrivare il verdetto sull'avversario-alleato, mercoledì è in programma quello per così dire «interno», di una nuova Direzione del partito, sul congresso. Una competizione a cui potrebbe aggiungersi un altro concorrente: il leader radicale Marco Pannella ha fatto sapere che ci sta pensando, se provare di nuovo a correre per la segreteria. Prima degli aspiranti leader, però, le regole: quale mediazione possibile, dopo i malumori fortissimi provocati dalla proposta di far votare il segretario solo dagli iscritti e svolgere i congressi locali e regionali svincolandoli dalle candidature nazionali?
«Credo che dovrebbe essere fissata come nuova regola la deroga votata l'anno scorso allo Statuto (quella che permette anche ad altri, oltre al segretario, di candidarsi alla premiership, ndr.)», propone il deputato lettiano Francesco Sanna, ipotesi già avanzata dal renziano Gentiloni e che potrebbe quindi mettere d'accordo perlomeno due pezzi importanti di Pd. Ma il punto dolente resta l'ampiezza della platea dei votanti.
«La proposta di Epifani mi sembra sensata: lasciare il voto per il segretario a iscritti e aderenti», valuta ancora Sanna, che critica le tensioni della Direzione di venerdì, «ci sono stati falli di reazione, una drammatizzazione esagerata da parte di qualcuno, come Gentiloni o Scalfarotto: sembrava che tutte le sventure dell'umanità fossero da mettere in relazione al cambio dello Statuto...».
Un cambio che si prospetta comunque difficile da realizzare: «Compromesso e accordo», chiede Damiano, altrimenti «ci si rimetta alle regole della democrazia e si voti», senza coltivare però timori che lui ritiene infondati, «sostenere che s'inventano regole per escludere Renzi non solo è una bufala, ma denota anche una sopravvalutazione di sé, un notevole Super Io...».
La discussione va avanti nell'apposita Commissione per il congresso, dove siedono un po' tutte le correnti: «Sono fiducioso che troveremo un accordo. Se così non sarà , la Commissione presenterà una relazione sul lavoro svolto lasciando alcuni punti, quelli controversi, ancora aperti», spiega il bersaniano Nico Stumpo, già autore delle regole delle scorse primarie, criticatissime da Matteo Renzi.
La questione resta aperta. E altre potrebbero spalancarsi, in questa rovente settimana, in vista della sentenza su Berlusconi. Come spiega Damiano: «Si prepara un nuovo movimento tellurico... Se ci fosse una condanna, immagino come potrebbero reagire i falchi del Pdl, dopo che già in passato hanno occupato il Palazzo di giustizia... E noi, in quel caso, come potremmo reggere e stare al governo con loro?».
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