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Gabriele Martini per "La Stampa.it"
Sparisce la coincidenza tra segretario e candidato premier del Pd. Nel secondo giorno dell'Assemblea il Pd è chiamato a definire le modalità per lo svolgimento del congresso del partito, dopo la proposta di ieri del segretario Guglielmo Epifani di tenere le primarie nazionali l'8 dicembre prossimo. Al centro dei lavori sarà la relazione di Roberto Gualtieri sulle proposte della Commissione congresso all'Assemblea.
I commissari hanno trovato nella notte una intesa sui punti in discussione ancora ieri: i segretari regionali dovrebbero essere scelti dopo quello nazionale, ma entro tre mesi (a marzo), e quelli dei circoli prima o in contemporanea. Per quel che riguarda la figura del segretario, resta il candidato premier "in automatico" ma con la possibilità di avere altri candidati del partito. Quest'ultima modifica statutaria, però, non piace a veltroniani e bindiani. Questi ultimi hanno annunciato il loro voto negativo.
Le novità che riguardano gli articoli 3 e 18, secondo quanto è emerso ieri sera dalla commissione che se ne occupa e nella quale si sarebbe giunti ad un accordo, saranno proposte all'assemblea nazionale riunita all'Auditorium Conciliazione dall'europarlamentare Roberto Gualtieri. La vicepresidente del Pd Marina Sereni aveva annunciato ieri, in chiusura: «La direzione domani voterà le modifiche allo statuto su cui sta lavorando la commissione congresso che stabiliranno il nuovo percorso che ci porterà all'8 dicembre», data del congresso proposta da Guglielmo Epifani.
L'accordo è stato faticosamente chiuso dopo giorni di trattative e non senza lacerazioni. Si è deciso di tagliare la seconda parte dell'articolo 3, come chiedevano i bersaniani. La nuova formulazione si limiterà a: «Il Segretario nazionale rappresenta il Partito, ne esprime l'indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione». Sparisce l'indicazione per cui il segretario «è proposto dal Partito come candidato all'incarico di presidente del Consiglio dei Ministri».
Non si è trattato dunque semplicemente di rendere permanente la deroga concessa a Matteo Renzi contro Pier Luigi Bersani. Anche l'articolo 18 cambierà per chiarire che la scelta del candidato premier andrà fatta con le primarie, nel solo Pd o di coalizione in caso di alleanze. La modifica è stata duramente criticata dalla bindiana Margherita Miotto, che ha abbandonato i lavori in polemica, e dal veltroniano Roberto Morassut che ha votato contro.
L'intesa prevede poi che il processo parta con i congressi di circolo e provinciali, seguiti l'8 dicembre dalle primarie nazionali. I congressi regionali si faranno dopo, entro il 31 marzo. Sempre che, come qualcuno ipotizza, le federazioni regionali riescano a chiudere tutto prima della campagna delle amministrative ed evitare il rischio di una guerra intestina sotto elezioni. Sarà Roberto Gualtieri a riferire domani mattina in assemblea le proposte elaborate dal comitato. Le norme saranno messe ai voti.
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