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LA PENSIONE ANTICIPATA? TE LA SOGNI! – IL GOVERNO, ALLA SUA TERZA MANOVRA, SI MOSTRA ALLERGICO ALLA FLESSIBILITÀ IN USCITA: CONFERMATA LA STRETTA SU APE SOCIAL, QUOTA 103 E OPZIONE DONNA – E, NONOSTANTE I PROCLAMI DI SALVINI, LA LEGGE FORNERO RESISTE, ANZI, PEGGIORA PER I GIOVANI – L’ULTIMO CETRIOLO È PER I DIPENDENTI PUBBLICI: SALE DA 65 A 67 ANNI IL LIMITE PER LA PENSIONE DI VECCHIAIA, CHE PUÒ ARRIVARE ANCHE A 70 ANNI…

https://www.repubblica.it/economia/2024/12/27/news/pensioni_2025_strette_sulle_anticipate_statali_fino_70_anni-423907703/

 

Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

 

PENSIONI

L’ultima doppia novità in materia di pensioni riguarda i dipendenti pubblici. Dal prossimo anno si alza a 67 anni il limite ordinamentale per l’età di vecchiaia per i settori che lo prevedevano a 65 anni. E ci si può spingere fino a 70 anni, se serve all’amministrazione e sempre che il dipendente sia d’accordo […]

 

Esclusi magistrati, avvocati e procuratori dello Stato. Ma non militari. Questo governo, nella sua terza manovra, si conferma dunque allergico alla flessibilità in uscita. E, a dispetto di tutto, la legge Fornero resiste. Anzi peggiora, in qualche caso. Come per i giovani.

 

Tutti i canali di anticipo vengono confermati, ma nella loro versione iper penalizzata di quest’anno: Ape sociale con età e finestre allungate, Opzione donna quasi azzerata per via dei rigidi paletti di accesso, Quota 103 con il ricalcolo, oltre alle finestre tirate al punto che pur avendo i requisiti poi si finisce fuori l’anno dopo. La relazione tecnica illumina la stretta.

 

ANZIANI E VECCHIAIA - VIGNETTA BY ALTAN

Il governo prevede 26.600 uscite anticipate nei tre canali: 18 mila con Ape sociale, 6 mila con Quota 103 e 2.600 con Opzione donna. Previsioni sin troppo generose rispetto ai dati più contenuti di quest’anno.

 

La manovra spinge al contrario per restare al lavoro. E infatti rafforza il bonus Maroni che diventa esentasse e si estende non solo a chi ha i requisiti per Quota 103 e non esce. Ma anche a chi ha 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) e non se ne avvale. Il bonus vale i contributi a carico del lavoratore che anziché andare a Inps finiscono in busta paga per intero senza essere mangiati dalle tasse: il 9,19% per i privati, l’8,8% per i pubblici.

 

I giovani e tutti i post 1996 (“contributivi puri”) traggono notizie contraddittorie dalla legge di bilancio. L’anno scorso il valore soglia per uscire a 64 anni con 20 di contributi è stato alzato da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale, pari a una pensione di 1.600 anziché 1.500 euro. Quest’anno viene alzato ancora a 3,2 volte, cioè 1.724 euro: si applicherà dal 2030 a tutti.

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 3

Per evitare che questo diventi un canale da “ricchi”, la Lega ha introdotto il cumulo tra pensione pubblica e privata. Vale sia per la pensione di vecchiaia contributiva, per la quale è richiesto un assegno almeno pari all’assegno sociale, quindi 539 euro. Sia per i 64 anni.

 

Qui però la situazione si fa complicata. Perché gli anni di contribuzione si allungano da 20 a 25 a partire dal 2025. Per diventare poi 30 anni dal 2030. Non solo. I neoassunti del 2025 potranno versare fino a 2 punti di contributi in più all’Inps (tagliandosi la paga) godendo di una deducibilità del 50% ai fini Irpef.

 

Ma questo montante in più, che farà crescere la pensione futura, non varrà ai fini del valore soglia delle 3,2 volte. Da un lato si spinge l’accumulo nei fondi. Dall’altro si incentiva il versamento extra all’Inps. Da un lato si scoraggia l’uscita a 64 anni. Dall’altro non si consente di usare l’accumulo pubblico per agganciare l’anticipata. [...]

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