DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Antonio Grizzuti per “la Verità”
Per chi ha una qualche familiarità con lo scontro in atto da un paio di mesi tra il governo italiano e la Commissione europea, la bocciatura della nostra bozza di bilancio da parte di Bruxelles è, per usare un termine in voga nel gergo calcistico, una mossa «telefonata».
Difficile trovare un analista che, fino alla vigilia della pronuncia da parte dei burocrati europei sul testo inviato da Roma, avrebbe scommesso su un esito diverso da quello comunicato ieri dal vicepresidente della Commissione, il lettone Valdis Dombrovskis, e dal commissario per gli Affari economici e monetari, il francese Pierre Moscovici.
A dimostrazione del fatto che l' annuncio di ieri non ha stupito proprio nessuno, è opportuno sottolineare che gli stessi «mercati» che nell' immaginario comune rappresentano il boia delle velleità italiche, in realtà hanno reagito come se niente fosse alla minaccia della procedura d' infrazione nei confronti del nostro Paese. Lo spread, dopo il sussulto di metà mattinata a 337 punti base, ha chiuso la seduta a 311, addirittura inferiore rispetto a martedì sera. Bene anche i rendimenti dei Btp decennali (in calo a 3,49 contro i 3,62 della seduta precedente), e Piazza Affari, che chiude in rialzo a +1,41%.
Ma su cosa si basa la bocciatura della Commissione? Quello pubblicato ieri è il parere definitivo da parte di Bruxelles in merito alla seconda versione del Documento programmatico di bilancio, inviato dal Mef il 13 novembre in seguito alla bocciatura della prima stesura. Permangono, si legge nel report, i dubbi già esposti nelle scorse settimane.
«Il 23 maggio 2018 la Commissione ha pubblicato una relazione», come previsto dall' articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell' Unione europea (Tfue), nella quale Bruxelles contesta all' Italia di non aver compiuto nel 2017 «progressi sufficienti verso il rispetto del criterio del debito». La relazione ha concluso che il criterio del debito «dovesse essere considerato rispettato in quel momento, visto in particolare il rispetto da parte dell' Italia del braccio preventivo».
MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
Tuttavia, rileva la Commissione, i piani di bilancio dell' Italia per il 2019 rappresentano «un cambiamento sostanziale dei fattori significativi analizzati dalla Commissione nel maggio scorso», in particolare per quanto riguarda il deterioramento dei saldi strutturali «dell' ordine dello 0,9 % del Pil, mentre il Consiglio aveva raccomandato all' Italia di migliorare il saldo strutturale di almeno lo 0,6 % del Pil».
Il rilievo mosso da Bruxelles, però, riguarda il livello del debito pubblico. Nell' ambito del braccio correttivo del Patto di stabilità e crescita, infatti, la procedura per disavanzo eccessivo può essere avviata se il rapporto deficit/Pil supera 3%, oppure il rapporto debito/Pil va oltre al 60%. È questo secondo caso che riguarda l' Italia. «Stando sia ai piani del governo che alle previsioni d' autunno 2018 della Commissione», si legge nel report, «l' Italia non rispetterà il parametro per la riduzione del debito né nel 2018 né nel 2019». L' avvio di una procedura per i disavanzo eccessivi basata sul debito è dunque «giustificata».
«La situazione preoccupa tutti gli Stati della zona euro perché tutti i Paesi della zona euro fanno parte della stessa squadra», ha affermato Dombrovskis durante la conferenza stampa di ieri.
«Nella prospettiva di un debito elevato, l' Italia non sta avendo una prudenza fiscale e l' impatto sulla crescita sarà negativo e l' incertezza dell' aumento dei tassi si stanno facendo sentire. Le banche», ha aggiunto minaccioso il vicepresidente della Commissione, «non potranno prestare a prezzi abbordabili e l'Italia potrebbe precipitare nell' instabilità».
L'apocalisse, insomma. Per tornare con i piedi per terra, è bene innanzitutto ricordare che, se escludiamo Estonia e Svezia, tutti i Paesi europei hanno subito una procedura per disavanzo eccessivo. Ebbene sì, anche la virtuosa Germania per ben due volte (nel 2002-2007 e nel2009-2012) è caduta nella trappola della Commissione.
Stando agli ultimi dati Eurostat, inoltre, la metà dei Paesi dell' Unione europea ha fatto registrare nel 2017 un rapporto debito/Pil superiore al 60% previsto dal Patto. Non solo: nell' ultimo report della Commissione europea dedicato al tema, oltre all' Italia anche Portogallo, Francia, Belgio e Spagna presentano un livello di debito pubblico considerato «ad alto rischio».
Occorre inoltre è da tener presente che né il report pubblicato ieri, né tanto meno la conferenza stampa tenuta da Moscovici e Dombrovskis comportano alcun automatismo nell' applicazione di eventuali sanzioni all' Italia: «La nostra porta resta aperta al dialogo con l' Italia», sottolinea il francese.
L' articolo 126 prevede infatti che alla relazione della Commissione segua un parere del Comitato economico e finanziario, del quale viene poi informato il Consiglio Ecofin, l' organo che riunisce i ministri dell' economia e delle finanze dell' Unione. Difficile che tutto sia pronto già per la prima sessione utile (4 dicembre), mentre è verosimile che la decisione venga presa nella riunione successiva, in agenda per il 22 gennaio. Di norma, nella sua deliberazione, il Consiglio stabilisce un termine temporale preciso entro il quale il Paese «ribelle» è chiamato ad allinearsi.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Fino a quando lo Stato membro non si rimette in riga, la normativa attribuisce al Consiglio il potere, tra le altre cose, di «invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato in questione», oltre che imporre il versamento di un «deposito infruttifero di importo adeguato presso l' unione, fino a quando, a parere del Consiglio, il disavanzo eccessivo non sia stato corretto». Con multe che possono oscillare dallo 0,2% (3,5 miliardi di euro) allo 0,5% del Pil (8,5 miliardi).
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