LA VENDETTA DI RE GIORGIO - NON SI SBLOCCA LA PARTITA PER LA NOMINA DEL NUOVO PROCURATORE CAPO DI PALERMO, CHE DEVE NORMALIZZARE UNA PROCURA CHE HA PRODOTTO UN PROCESSO “EVERSIVO” COME QUELLO SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA

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Liana Milella per “la Repubblica”

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpeg

 

L’ambita poltrona di procuratore di Palermo divide ancora il Csm. Era già accaduto a luglio, durante la vice presidenza di Vietti. Accade di nuovo adesso, con quella di Legnini. Proprio Giovanni Legnini si sta dando da fare per garantire due fatti, innanzitutto una nomina rapida, entro Natale, addirittura nel plenum del 17 dicembre, perché «un ufficio come quello di Palermo non può restare scoperto a lungo».

 

Per il successore di Francesco Messine, Legnini chiede poi una nomina il più possibile condivisa perché, ragiona il numero due di Napolitano, l’avamposto di Palermo è troppo importante per affidarlo a un procuratore debole, eletto da un Csm spaccato, esposto a possibili ricorsi. La lotta alla mafia, dice Legnini, chiede ben altra unità.

FRANCESCO MESSINEO PROCURATORE CAPO DI PALERMO jpegFRANCESCO MESSINEO PROCURATORE CAPO DI PALERMO jpeg

 

Invece non va per niente così. Almeno per ora, va in una direzione del tutto opposta. Il Csm, nella commissione per gli incarichi direttivi, ieri si è spaccato in tre pezzi. I protagonisti dello scontro sono sempre gli stessi, toghe famose come Sergio Lari, ex Csm, oggi procuratore di Caltanissetta, Guido Lo Forte, stesso incarico a Messina dopo anni da aggiunto a Palermo nella stagione di Caselli e dei processi su mafia e politica, Franco Lo Voi, anche lui ex pm a Palermo ed ex Csm, oggi rappresentante italiano ad Eurojust. Tre correnti diverse e solitamente contrapposte. La sinistra di Area per Lari, Unicost per Lo Forte, Magistratura indipendente per Lo Voi.

 

ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO

E per correnti si è votato ieri nella commissione per gli incarichi direttivi, la quinta: Lari si aggiudica 2 voti, quelli della sinistra di Area (Fabio Napoleone e Lucio Aschettino), due vanno a Lo Voi, quelli di Magistratura indipendente (Claudio Galoppi) e della laica del Pdl Elisabetta Alberti Casellati, uno per Lo Forte da Unicost, la presidente Maria Rosaria Sangiorno. Si astiene invece il laico del Pd Giuseppe Fanfani che non sceglie il suo candidato.

 

Che succede adesso? Innanzitutto le tre proposte saranno spedite al ministro della Giustizia Andrea Orlando, per il cosiddetto “concerto”, cioè solo un visto non vincolante. In questo caso tutti e tre i designati avranno il lasciapassare di via Arenula.

Il PM Sergio LariIl PM Sergio Lari

 

Lo show down ci sarà nell’aula Bachelet, quando si dovrà votare. Impossibile dire adesso con certezza chi vincerà, perché non è chiaro chi sceglieranno non solo i laici del centrosinistra (oltre a Fanfani, Renato Balduzzi di Sc, Paola Balducci di Sel, Alesso Zaccaria di M5S)), ma soprattutto le due alte toghe della Cassazione, il primo presidente e il procuratore generale, Giorgio Santacroce e Gianfranco Ciani. C’è poi il vice presidente, che di solito non vota ma che questa volta, vista l’importanza della pratica, potrebbe anche votare. Esclusa la presenza del presidente Napolitano.

 

guido lo forteguido lo forte

I pronostici danno un testa a testa tra Lari e Lo Voi. Il primo si aggiudicherebbe i 7 voti di Area. Lo Voi ne avrebbe altri 7, i 4 di Mi e i 3 dei laici del centrodestra, Casellati, Zanettin e Leone. Fanalino di coda per Lo Forte, che avrebbe i soli voti di Unicost (e forse non tutti). A quel punto una convergenza è inevitabile, pena uno stallo infinito. Su Lari o su Lo Voi? Chi deciderà di votare Unicost? In queste ore, Legnini non nasconde la sua preoccupazione. Ha già avuto numerosi colloqui con i suoi colleghi laici e togati, preme per una soluzione che dia a Palermo un procuratore non eletto con una manciata di voti, ma con una spinta forte.