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“PER MELONI È L’ORA DI SCEGLIERE: O TRUMP O L’EUROPA” – ANCHE CARLO CALENDA, CHE DA TEMPO AMMICCA A FDI, CRITICA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA PER IL SUO MUTISMO SUL VERGOGNOSO PIANO DI PACE AMERICANO PER L’UCRAINA: “QUEL PATTO POTEVA SCRIVERLO PUTIN, E MELONI COSA DICE? NEL SUO ATTEGGIAMENTO VERSO L'UCRAINA CI SONO STATI NEGLI ULTIMI TEMPI DEI GRANDI CAMBIAMENTI. L'ITALIA NON PARTECIPERÀ ALL'ACQUISTO DI AIUTI MILITARI AMERICANI PER KIEV, IL FAMOSO PURL. SILENZIOSAMENTE LA LINEA SALVINI STA DIVENTANDO EGEMONE DENTRO AL GOVERNO...”

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Estratto dell’articolo di Gianluca De Rosa per www.ilfoglio.it

 

GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA

"Giorgia Meloni ha sempre detto che non ci sarebbe stato bisogno di scegliere tra Donald Trump e l'Europa, e invece ecco, adesso questa necessità è arrivata", dice al Foglio Carlo Calenda commentando il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul piano di pace in 28 punti presentato da Trump a Kyiv e concordato dall'inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff sopra le teste degli ucraini e di Bruxelles.

 

[...] "Il fatto che su una vicenda di questa portata, che prevede di fatto la capitolazione dell'Ucraina, non si sia levata a una voce, se non una flebile risposta di Tajani fa molta impressione. Quel patto poteva scriverlo Putin, e Meloni cosa dice?".

 

Intanto il vicepremier leghista Salvini - che già si sfrega le mani dicendo "non serviranno più armi - chiede che siano gli ucraini a scegliere se accettare o meno il piano, e non Bruxelles o Berlino. [...]

 

giorgia meloni donald trump

Cosa si aspetta dall'intervento della premier? "Io intanto auspico che dica qualcosa, allo stesso tempo però colgo anche che è impossibile negare che nel suo atteggiamento verso l'Ucraina ci sono stati negli ultimi tempi dei grandi cambiamenti.

 

L'Italia non parteciperà all'acquisto di aiuti militari americani per Kyiv, il famoso Purl, e lei anche sulla nuova autorizzazione per l'invio di armi ancora non ha detto nulla. Più in generale cerca in ogni modo di non esprimersi più sulla questione ucraina. Spero di sbagliarmi, ma la sensazione è che si stia riposizionando. Devo dire che non sono convinto che Forza Italia possa accettare silenziosamente che la linea Salvini diventi egemone dentro al governo".

 

SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN

Qualcuno però potrebbe anche obiettare che il piano in 28 punti di Trump, pur passando sopra la testa di europei e ucraini, è comunque l'occasione per arrivare finalmente alla pace. In fondo consente l'ingresso ucraino nella Ue, non la demilitarizza del tutto...

 

"Non c'è la demilitarizzazione ma c'è il dimezzamento dell'esercito", ci interrompe Calenda. "E anche il bando di alcune tipologie di armi e l'assenza totale di truppe Nato in Ucraina. Di fatto si mettono gli ucraini alla totale mercè dei russi. Non solo. Quel pezzo di Donbass che Putin non ha conquistato sul terreno gli verrebbe regalato.

 

E sorvolo sui canoni che Kyiv dovrebbe pagare agli Usa per la sua sicurezza, praticamente un'estorsione... la verità è che questo piano è una capitolazione assoluta, anche perché oggi, con Trump alla Casa bianca, nessuno al mondo può fidarsi di una garanzia americana".

 

[...]

GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA

Oggi Merz, Starmer e Macron hanno sottosentito Zelensky, Meloni no, la premier ha sentito solo più tardi il cancelliere tedesco, confermando che domani, a margine della riunione del G20, ci sarà un incontro tra leader europei per presentare una controproposta.

 

Calenda, lei cosa si aspetta? "Ecco, quando domani l'Europa, che è comunque mediamente fatta da primi ministri molto pavidi con Trump, dovrà prendere una posizione chiara Meloni non potrà più nascondersi. Purtroppo quando è un populista a guidare il paese la nave Italia va dove gira il vento, e il mio timore dunque è che in questo momento vada lontana da quello che serve all'Ucraina" [...]

giovanni donzelli giorgia meloni carlo calenda (5)volodymyr zelensky e giorgia meloni conferenza per la ricostruzione dell ucraina foto lapresse

 

VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI