DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Bei per “la Repubblica”
Certo il Def, il nuovo sottosegretario da nominare al posto di Delrio, certo le tasse da abbassare. Ma il vero cruccio di Renzi in questi giorni è un altro e riguarda le regionali del 31 maggio. È quella la partita che lo impegnerà di più nelle prossime settimane, la grande scommessa alla quale sono appese anche le sorti della legislatura.
Perché in caso di plurime sconfitte il premier sa bene che gli avversari interni gliela farebbero pagare e al renzismo verrebbe a mancare il magico propellente che ne ha fin qui sostenuto l’avanzata: la vittoria sempre e comunque, dalle Europee alla riconquista di Calabria, Sardegna, Piemonte e Abruzzo.
CONVENZIONE PD CUPERLO RENZI CIVATi
Ma in quelle regioni il Pd marciava unito. Il buco nero è oggi la Liguria, dove Pippo Civati e Sergio Cofferati, insieme a Sel, sostengono la corsa di Luca Pastorino contro la vincitrice delle primarie Lella Paita. Perdere una regione rossa come la Liguria per il premier sarebbe una mazzata pesante. Per questo ha deciso di impegnarsi in prima persona nella battaglia, con un sostegno e una presenza attiva a favore della “sua” candidata. Una scontro che travalica, inevitabilmente, i confini regionali e diventa un corpo a corpo contro «i Tafazzi» della minoranza.
Quello che al segretario non va giù è il fatto che i civatiani lavorino contro Paita mentre il Pd nazionale «sostiene onestamente e in maniera trasparente Casson a Venezia». Un senatore civatiano, appunto. «Loro invece - è lo sfogo di Renzi preferiscono perdere una regione e consegnarla a Forza Italia pur di far male al Pd: altro che ditta, quando perdono, scappano. O mettono in campo Pastorino, nel caso della Liguria, col solo scopo di far vincere Toti. Se pensano di trasformare la Liguria nella ridotta dei Tafazzi si accomodino, noi faremo la nostra battaglia a viso aperto, come sempre».
COFFERATI BURLANDO PAITA RENZI
Il problema è che, per colpa della candidatura Pastorino, la Paita arranca. L’ultimo sondaggio, effettuato a livello locale da Liguria Cambia, dà questi risultati: Paita in testa con il 31%, seguita dal forzista Toti con il 25,4%, poi la candidata M5S con il 20,4% e Pastorino con un sorprendente 17,8%. Così, per consolidare il leggero vantaggio di Paita, Renzi è pronto a scendere in campo in prima persona.
“Nazionalizzando” una campagna finora fiacca. Un impegno diretto grazie al quale, il premier ne è convinto, «Lella ce la può fare». E se poi, come si ipotizza dalle parti di Alfano, dovesse arrivare all’ultimo anche il sostegno di Area popolare, l’elezione sarebbe più vicina.
In Campania invece Vincenzo De Luca non dovrebbe avere problemi, almeno secondo i report che circolano al Nazareno. E così Michele Emiliano in Puglia, ampiamente avanti. Anche le tre regioni rosse - Toscana, Umbria e Marche - non sono a rischio. Fatica al contrario Alessandra Moretti in Veneto. Al Pd nazionale raccontano che la candidata dem è in recupero, specie dopo la spaccatura della Lega e una maggiore presenza televisiva. Ma la partita, ammettono al Nazareno, «resta molto difficile».
In parallelo Renzi punta a portare a casa il risultato sull’Italicum, senza cambiare nulla della legge. È convinto che il testo sia già cambiato molto per venire incontro alle richieste della minoranza e che gli appelli accorati per ulteriori modifiche siano «solo un pretesto» per impedire il cammino della riforma. Dunque è deciso a andare avanti. Come ha detto prima di pasqua al Messaggero, «voglio vederli andare nelle feste dell’Unità a spiegare che se ne vanno perché i collegi erano 100 anziché 90 o 110».
Da uno dei più ostici avversari interni, Francesco Boccia, arriva tuttavia una timida apertura verso il diritto della maggioranza del Pd di portare avanti la legge così com’è. «Renzi - ha dichiarato ieri Boccia al Gr Rai - fa il segretario, ha vinto un congresso, tra due anni ci sarà un altro congresso, è giusto che il confronto nel partito continui: chi ritiene di essere maggioranza decida e vada avanti. Ma senza emarginare chi non la pensa allo stesso modo, o addirittura fare operazioni di pulizia etnica».
Domani l’Italicum inizierà quello che dovrebbe essere l’ultimo passaggio a Montecitorio, dove è previsto che venga approvato entro la metà di maggio. «Io mi impegno - dice il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia - a portarlo in aula il 27 aprile. È un mio dovere. Faremo un brevissimo giro di audizioni, poiché il testo è cambiato molto, ma non prenderà più di una giornata e mezza di lavoro».
A fare da correlatore in aula, oltre a Sisto, sarà il vicecapogruppo Pd Ettore Rosato. Segno che la scelta del sottosegretario che sostituirà Delrio si è ridotta a una corsa a due fra Claudio De Vincenti e Valeria Fedeli (con il primo in pole position). Ma la decisione non sarà presa nel consiglio dei ministri di oggi: il premier l’ha spostata a venerdì.
matteo renzi e alessandra moretti all incontro con i grillini
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